«Bisogna prendere la vita con filosofia, ironia e tanta forza di volontà.
Non ho più le mani né i piedi, me li hanno amputati 5 anni fa per una grave infezione dovuta a uno streptococco, ma grazie alle protesi sono riuscito a superare quasi del tutto i problemi: ho avuto di nuovo la patente nel 2013 e adesso riesco a guidare la mia auto modificata per me. E il 31 dicembre, dopo 10 anni di convivenza, mi sono anche sposato con Denise». Chi racconta così, con tanto coraggio, la sua drammatica storia è Renato Visinoni, 52 anni. Lo incontriamo nella sua casa di Rusio di Castione della Presolana, una piccola frazione in mezzo ai boschi. Viene lui ad aprire il cancello. Se non sapessimo che ha le protesi alle mani e ai piedi non ci accorgeremmo assolutamente della sua menomazione. Quando però ci porge la mano sentiamo che è diversa, un po’ rigida, ma funzionale, stringe la nostra. «Mi manca però la sensibilità, il tatto. Non ho nessuna percezione» ci confida. «Non riesco più a sentire la bellezza e la gioia di toccare qualcosa o la mia Denise. Ma non posso lamentarmi. Sono in piedi, sono vivo, guido l’auto, ho una donna fantastica al mio fianco. Non posso chiedere di più. Sono davvero sereno e cerco di sdrammatizzare».

Dai progetti di matrimonio al coma
La sua via crucis inizia la sera del 23 dicembre del 2009. Con Denise sta preparando i biscotti di Natale e soprattutto stanno parlando di matrimonio: decidono di programmarlo per il 31 dicembre dell’anno dopo. All’improvviso Renato si sente male, ha un capogiro, la febbre. Chiama la guardia medica, gli dicono che forse è una banale influenza, di non preoccuparsi. «E invece dodici ore dopo mi ricoverano in ospedale, in coma». I medici chiamano Denise e altri parenti e danno la loro terribile sentenza. “Probabilmente non ce la farà. Le sue condizioni sono gravissime”. Renato passa giorni tra la vita e la morte, poi finalmente si risveglia. Ma la diagnosi è tremenda. È stato colpito da una setticemia causata da un batterio, lo streptocoppo, e ha tutte e due le mani e i piedi in necrosi. Il responso è brutale: bisogna amputarli se vuole salvarsi la vita. «Nel 1980 avevo avuto un brutto incidente stradale e mi avevano dovuto asportare la milza a causa dell’estesa emorragia interna» continua nel racconto. «A quell’epoca però non esisteva nessun farmaco che sostituisse l’asportazione della milza (ndr. la milza ha un ruolo nel sistema immunitario). E i vaccini contro lo streptococco sono arrivati più o meno a metà degli anni Novanta (vedi box). I medici mi dicevano di tenere sotto controllo il sangue e ogni anno facevo le analisi che risultavano nella norma per essere senza milza. Continuavo a lavorare come barista, ero soddisfatto. La vita mi sorrideva, avevo aperto un bar a Rovetta dove mi ero trasferito. I miei genitori erano di lì, io invece sono nato e cresciuto in Svizzera dove i miei avevano lavorato per anni». E invece alla vigilia di Natale inizia il dramma. «Fu un colpo tremendo, ma reagii pur sapendo che avrei dovuto pagare un altissimo prezzo che mi avrebbe accompagnato per il resto dei miei giorni. Però sono vivo e sono felice di vivere. Ho dovuto imparare a gestire quattro protesi, e vi garantisco che non è facile. È un vero e proprio lavoro e senza la mia Denise e i miei familiari non ci sarei riuscito».

Protesi hi-tech per tornare a camminare e guidare la macchina
Renato è sereno, ha tanta pazienza e aiuta anche la moglie in casa facendo dei lavoretti o usando l’aspirapolvere. «Però la mattina, quando mi sveglio ho bisogno dell’aiuto di Denise per mettermi le protesi. Da solo purtroppo non ce la faccio» dice. «Ecco la mia giornata comincia così. Denise mi aiuta ad alzarmi, facciamo colazione insieme, poi mi metto al computer, guardo un po’ di televisione, leggo e qualche volta prendo la mia auto e vado a Rovetta al bar che gestisce mio fratello. Anzi, se adesso tornate a Bergamo, vi chiedo un passaggio fino a Pontenossa perché dovrei ritirare l’auto dal meccanico». Volentieri, gli diciamo. Intanto ci parla delle protesi di “scorta”, un secondo paio da usare quando si bloccano quelle che utilizza normalmente. «Sono miolettriche, meccaniche, quindi si possono rompere. Non me le ha passate l’Asl. Devono trascorrere cinque anni da quando mi hanno fornito le prime. E così ho dovuto spendere 25 mila euro per farmele. Soldi che tanti, ma proprio tanti della nostra zona e dalla Svizzera, mi hanno dato spontaneamente con grande solidarietà, permettendomi di tornare a camminare e muovere di nuovo le mani. Nel dramma io sono stato fortunato, ma a quelli come me, a cui hanno asportato la milza, e sono tanti, voglio consigliare di sottoporsi alla vaccinazione per evitare quello che ho vissuto io».

Un libro per raccontare la sua storia e ringraziare chi gli è stato vicino
È un uomo forte e coraggioso Renato. Pieno di voglia di vivere e di progetti per il futuro. Uno, intanto, lo ha già realizzato: il matrimonio. Nella fede di Denise Renato ha fatto incidere “Per sempre”. Lei invece, quasi per scaramanzia, “Finché dura”. «è stato quasi per scherzo. Credo invece che il nostro rapporto durerà a lungo. Fortunatamente abbiamo un grande equilibrio e tanta serenità, affrontiamo tutto insieme, con ironia» commenta. Sempre insieme stanno scrivendo un libro sull’esperienza di Renato, un omaggio per ringraziare tutti coloro che l’hanno aiutato in questa grande avventura: le due famiglie, i medici e gli infermieri che gli hanno permesso di continuare a vivere.

UN KILLER SILENZIOSO MA ORA C’E’ IL VACCINO
Lo streptococco, in medicina streptococcus pneumoniae, è un batterio molto diffuso che si trova soprattutto nel naso e nella gola di bambini e di adulti quasi sempre senza dare alcun disturbo. Si trasmette attraverso starnuti, tosse e nelle forme più gravi,è il maggior responsabile di polmoniti, otite media acuta, congiuntivite, bronchiti, meningiti, artrite, peritonite in special modo negli anziani e nei bambini e può provocare, sviluppandosi nel sangue, infezioni o malattie che riducono l’efficienza del sistema immunitario. Per evitare conseguenze anche letali (in Europa si registrano ogni anno più di 20 mila casi di gravi infezioni) è importante la vaccinazione. I più colpiti sono i pazienti affetti da malattie broncopolmonari croniche, cardiopatie, neoplasie, anemie, patologie che deprimono il sistema immunitario, da malattie croniche come il diabete, l’insufficienza epatica, quella renale e a tutti coloro che hanno subito l’asportazione della milza, come nel caso di Renato Visinoni.

a cura di LUCIO BUONANNO