Colpisce ogni anno in Italia più di 35mila persone ed è il terzo tumore per incidenza. Nella maggior parte dei casi è preceduto dalla comparsa, a livello del colon, di polipi ovvero formazioni benigne che diventano, nel tempo, maligne. Parliamo del tumore al colon. Le speranze di guarigione? Sono strettamente legate alla diagnosi precoce. Se individuata in tempo infatti, la malattia può essere curata: secondo le stime il 50% delle morti causate da questo tumore sarebbero evitabili se la malattia venisse diagnosticata tempestivamente. In che modo? Con appositi programmi di screening, finalizzati a individuare la malattia in assenza di sintomi. Come quello, gratuito, attuato anche nella nostra Provincia, che prevede la ricerca di sangue occulto nelle feci, un test facile da utilizzare, ripetibile, innocuo e non invasivo. Rivolto a uomini e donne di età compresa tra i 50 e 69 anni e realizzato grazie alla collaborazione tra Asl, strutture sanitarie, farmacie e medicina di assistenza primaria (per informazioni numero verde 800 512330 del Centro Screening dell'ASL, dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00), il programma di screening a Bergamo è stato avviato in via sperimentale nel 2005 in alcuni distretti, per poi essere esteso dal 2008 a tutto il territorio provinciale. «Dal 2008 l'adesione media allo screening è stata superiore al 60%» osserva Paolo Ravelli direttore Gastroenterologia 2 - Endoscopia digestiva dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Coordinatore scientifico del Tavolo Tecnico provinciale dello screening colorettale. «Si tratta di dati incoraggianti, superiori alla media italiana, che però non ci permettono di abbassare la guardia. L'obbiettivo è intercettare quel 40% di persone che non aderiscono a questo programma di screening che possiamo davvero definire "salva-vita". Contro questo tipo di tumore, infatti, la prevenzione primaria, cioè quella che si basa sulla correzione dei fattori di rischio eliminabili come dieta, mancanza di attività fisica, fumo, alcol etc., risulta più debole che nei confronti di altri tumori, mentre la diagnosi precoce, di tumori o di lesioni pre-cancerose, può aumentare di molto le possibilità di trattamento terapeutico e le speranze di guarigione».
Un test indolore, innocuo, semplice che può fare davvero la differenza
«Il tumore al colon, dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa che riveste questo organo (parte dell'intestino crasso (o grosso intestino), nell'80% dei casi si sviluppa a partire da polipi benigni» spiega lo specialista. «La trasformazione in cancro è un processo molto lento: richiede, infatti, dai 5 ai 15 anni» continua il dottor Ravelli. È in questa finestra temporale ampia che lo screening consente di individuare e rimuovere i polipi prima che si trasformino in tumore e diagnosticare precocemente forme tumorali allo stadio iniziale e quindi curabili. In entrambi i casi, uno dei segni più precoci (anche se non sempre presente) è un sanguinamento nelle feci, non visibile a occhio nudo, che può precedere anche di anni la comparsa di altri sintomi. Per questa ragione il test di screening attualmente in uso è la ricerca del sangue occulto nelle feci. «Il programma di screening prevede la spedizione dell'invito da parte dell'Asl a eseguire il test ai residenti di età compresa tra i 50 e i 69 anni senza altri fattori di rischio se non l'età» continua lo specialista. «La raccolta del campione di feci può essere fatta a casa propria senza alcuna dieta di preparazione, semplicemente seguendo le istruzioni indicate sull'invito. Una volta raccolto il campione può essere consegnato a una delle farmacie aderenti allo screening». Questo esame, fondamentale per chi non presenta fattori di rischio, lo è ancora di più per chi è a rischio elevato, ovvero persone con familiarità per cancro al colonretto o polipo adenomatoso, con malattie infiammatorie croniche intestinali, per le quali il programma di controlli però deve essere concordato insieme al proprio medico in base al singolo caso.
Diagnosi precoce e cure mirate: così di vince la malattia
Se l'esito dell'esame è negativo viene comunicato tramite una lettera inviata a casa, con il consiglio di ripeterlo, in assenza di sintomi, ogni due anni. «Se, invece, il test è positivo, cosa che succede mediamente nel 5-6% circa dei casi, e quindi sono rilevate tracce di sangue nelle feci, è necessario sottoporsi a un esame di secondo livello, cioè la pancolonscopia, per avere una diagnosi certa. È probabile infatti che il sanguinamento sia dovuto a un polipo adenomatoso che potrebbe evolvere in tumore. In oltre il 50% dei pazienti non si riscontrano lesioni potenzialmente neoplastiche ma il sanguinamento dipende da altre cause molto diffuse come ragadi, emorroidi o diverticoli». Attenzione sì, quindi, ma senza eccessivi allarmismi. Anche nel caso in cui la colonscopia confermi la presenza di una lesione. «Oggi grazie alla diagnosi precoce e a terapie sempre più mirate ed efficaci (chirurgiche e radioterapiche) il tumore al colon è sempre più guaribile: il 60%, dei pazienti sopravvive dopo cinque anni dalla diagnosi di tumore, a patto ovviamente che la diagnosi sia il più precoce possibile» conclude il dottor Ravelli.
I dati statistici
L'incidenza del tumore del colon è 10 volte superiore tra le persone di età 60-64 anni rispetto a coloro che hanno 40-44 anni; il rischio di avere un tumore del colon-retto nel corso della vita (fra 0 e 74 anni) è di 1 caso ogni 20 uomini e di 1 caso ogni 32 donne.
a cura di ELENA BUONANNO
con la collaborazione del DOTT. PAOLO RAVELLI
Direttore Gastroenterologia 2 Endoscopia digestiva
- PRESSO A.O. PAPA GIOVANNI XXIII BERGAMO -