La lingua batte dove il dente duole. Non è, tuttavia, sempre e solo questione di denti: può anche essere colpa di un'afta, un piccola ulcera da cui facilmente il dolore può essere "evocato" non solo dalla lingua che preme ma anche, semplicemente, durante la masticazione. Quello delle afte è un problema molto frequente e, in genere, piuttosto banale anche se parecchio fastidioso. Si calcola che circa una persona su due sperimenti la comparsa di almeno un'afta nel corso della propria vita con una prevalenza maggiore in età pediatrica.

Attenzione a stress e alimentazione
A dispetto della frequenza, le modalità con cui si producono le afte non sono a tutt'oggi completamente chiarite. Due eventi sembrano centrali nel loro sviluppo: un'alterata composizione del microbiota del cavo orale (l'insieme complesso di micro organismi che risiedono in condizioni normali e con vantaggio reciproco del microrganismo e dell'ospite, nel cavo orale) e lo sviluppo di una reazione immunitaria diretta contro le cellule dell'epitelio mucoso. Una costellazione di fattori può facilitare questo processo patologico: i piccoli traumi locali, alcuni cibi (cioccolato, noci), l'impiego di alcuni dentifrici (specie quelli che contengono laurilsolfato di sodio), le fluttuazioni nell'assetto ormonale associate al ciclo mestruale, gli stress psicologici, un deficit di ferro, alterazioni transitorie o stabili dello stato immunitario.

La sua evoluzione: una sequenza di eventi "tipici"
Tipicamente, le afte iniziano con una sensazione di bruciore o pizzicore. Dopo qualche giorno, nella sede dei sintomi, si osserva un'area arrossata a cui fa seguito un'ulcera di forma ovalare o affusolata con fondo biancastro (connesso alla presenza di depositi di fibrina, la proteina coinvolta nella coagulazione del sangue), con bordo rosso vivo estremamente dolente e un diametro di 3-4 mm. La gran parte delle afte persiste per un periodo variabile da 1 a 2 settimane e poi regredisce completamente senza lasciare traccia o lasciando un alone rosato. Le sedi più comuni sono la lingua, la parete interna delle labbra e le pieghe muco-labiali. Tuttavia le afte possono localizzarsi anche sul palato duro o sulle gengive oppure, più raramente, sulle mucose genitali in maniera isolata o combinata con le lesioni della mucosa orale. Spesso recidivanti, possono ricomparire non solo nello stesso punto ma anche in altre sedi.

Grandi o piccole, da sole o in "gruppo"
Esistono grandi variazioni nella dimensione e nel numero delle afte. Si distinguono schematicamente tre possibili quadri: le afte minori, la variante più comune descritta sopra, quello delle afte maggiori e quello delle afte cosiddette erpetiformi, Le afte maggiori sono caratterizzate da ulcerazioni di grandi dimensioni, in genere superiori a un centimetro. Le lesioni sono di solito più profonde rispetto alle afte minori, persistono fino a oltre un mese e guariscono con cicatrici. Vi è dolore considerevole e a volte febbre e un rigonfiamento dei linfonodi sotto-mandibolari. Le afte erpetiformi (da non confondere con le lesioni dell'herpes simplex) sono molto più rare e sono caratterizzate da ulcerazioni multiple di piccole dimensioni con diametro di 1-2 mm.

A volte ritornano… e restano
In base alla frequenza di comparsa delle lesioni si parla di afte semplici e aftosi complesse, caratterizzate dalla pressoché costante presenza nel tempo di tre o più afte in sede orale e/o genitale (in queste aftosi complesse le afte sono più spesso di tipo erpetiforme). Sebbene nella maggioranza dei casi le afte compaiono in persone altrimenti in buona salute, in alcuni rari casi, specie se si tratta di aftosi complesse, rappresentano una delle possibili manifestazioni di una malattia sottostante. La più nota condizione associata ad afte è la malattia di Behçet caratterizzata dalla presenza di afte orali e genitali, artrite, uveite e altre manifestazioni sistemiche. La diagnosi è strettamente specialistica. Altre condizioni associate ad afte sono le malattie intestinali infiammatorie croniche, il deficit di vitamina B12, la neutropenia ciclica e alcune altre malattie associate a immunodeficienza inclusa l'infezione da HIV. Anche il trattamento con alcuni farmaci anti-tumorali può produrre afte come effetto collaterale.

Ridurre la durata, controllare il dolore, prevenire nuovi episodi
Considerando la frequenza con cui le afte si presentano nella popolazione generale, non meraviglia che siano disponibili numerosi prodotti "da banco" per cercare di attenuarne i sintomi, per lo più a base di sostanze che producono un film protettivo sull'ulcera. In presenza di aftosi complesse devono essere escluse malattie associate. In questi pazienti possono essere necessari trattamenti sistemici con farmaci impegnativi (vedi box).

La terapia: farmaci e stile di vita
Misure non farmacologiche
1. Evitare cibi che scatenano o aggravano le afte (cioccolato, frutta secca).
2. Ridurre, per quanto possibile, lo stress psico-fisico.
3. Riequilibrare la dieta e controllare un'eventuale anemia sideropenica.
Terapia locale
1. Prodotti che formano una barriera protettiva sull'afta (a base, ad esempio, di acido ialuronico, tocoferolo, o sodio alginato).
2. Anestetici locali come benzocaina o lidocaina.
3. Collutori antibatterici
Terapia generale
1. Supplementazione con vitamina B12 (un recente studio controllato dimostra che tale supplementazione è efficace indipendentemente dalla documentazione di un reale deficit di vitamina B12).
2. Nel caso di aftosi complesse possono essere considerati trattamenti sistemici con: Colchicina, Dapsone e Talidomide.

Contro le afte la tradizione popolare suggerisce diversi rimedi, a volte abbastanza pittoreschi, come l'impiego di succo di limone, liquirizia, malva o rabarbaro, e l'applicazione di propoli, aglio, tè nero o silicio organico.

a cura del DOTT. LUIGI NALDI
Specialista in dermatologia
- PRESSO L' UNITA' DI DERMATOLOGIA A. O. PAPA GIOVANNI XXIII, BERGAMO E CENTRO STUDI GISED, BERGAMO -