«Bisogna convincere i ragazzi a non bere alcolici. Il rischio è che si bevano anche la salute, la vita stessa. Perciò ho aderito con entusiasmo alla campagna contro l'uso di alcol e altre sostanze micidiali e ci ho messo la faccia». Gianpaolo Bellini, capitano dell'Atalanta, è il testimonial di questa grande sfida che ha come slogan: "Sei tu il capitano della tua vita. Non berti la salute, io sono in campo con te". Un calciatore con il cuore nerazzurro che ha sempre giocato nell'Atalanta, da vent'anni, e che ha un record assoluto delle presenze: quasi 400 tra Serie A e Serie B. Una bandiera, come Totti per la Roma e Maldini per il Milan. Con il capitano bergamasco, che campeggia sui manifesti appesi in diversi angoli della città e della provincia, puntando il dito verso chi passa, e sui segnalibri distribuiti nelle scuole, si sono schierati in questa importante campagna per la salute e per la vita l'Atalanta, l'Asl, la Regione Lombardia, la Provincia, il Comune, i Lions di Treviglio, l'Ospedale Maggiore di Crema, L'Approdo, l'associazione di Rivolta d'Adda per il trattamento delle dipendenze (droga, alcol, gioco), che ha tra i suoi volontari, da anni, mister Emiliano Mondonico, indimenticato allenatore dei Nerazzurri, dell'Albinoleffe e del Torino, oltre che di Cremonese e Napoli e il Corriere della Sera.

Com'è nata questa sfida e questo suo coinvolgimento?
Quasi per caso lo scorso marzo nella serata in cui il Panathlon (ndr. associazione culturale per l'affermazione dell'ideale sportivo e dei suoi valori morali e culturali) mi ha conferito il premio Turani (ndr. un riconoscimento importante per i calciatori di Serie A esempio di stile e fair play). C'era Mondonico, un grande allenatore ma soprattutto un grande uomo, che ha parlato della sua esperienza con i ragazzi che hanno problemi di alcol e di droga. E ha lanciato un'idea che mi ha toccato: "Ci sono troppi vip che prestano la loro immagine per spingere i ragazzi a bere così ho pensato che per trasmettere il messaggio opposto bisogna mandare in campo personaggi famosi in grado di giocare una partita alla pari". E ha chiesto la disponibilità dell'Atalanta e mia a schierarsi dall'altra parte. Io e la società ci abbiamo messo dieci minuti a decidere. E l'Asl ha fatto il resto coinvolgendo e schierando una squadra di tutto rispetto.

Ma perché rivolgersi a un calciatore?
Il calcio può sensibilizzare i giovani su questi temi e può servire a far conoscere le attività dell'Asl e dei tantissimi volontari che combattono ogni giorno per aiutare gli altri. Noi calciatori siamo un esempio come sportivi e come uomini. E cerchiamo di essere sempre leali e corretti in campo e fuori: una responsabilità che ognuno si deve assumere.

Lei è un esempio di lealtà e correttezza. Non a caso è il capitano dell'Atalanta...
Sono vent'anni che vivo in questa squadra, da quando ero un pulcino, e ho sempre cercato di dare il massimo in ogni gara. Non ho mai contestato l'operato degli arbitri anche se qualche volta sono stato espulso per falli sull'avversario, mai per proteste. E quando vedo i miei compagni che si rivolgono minacciosi al direttore di gara io intervengo per fermarli. A volte però noi calciatori non ci rendiamo conto di quello che possiamo fare, dell'esempio che dobbiamo dare. Devo dire però che ognuno di noi ha voglia di rendersi utile. Siamo in tanti a fare del bene senza fare troppo rumore.

Questa volta però ha scelto di metterci la faccia
Era il minimo che potessi fare. Mi indicano come un giocatore rappresentativo che dà il buon esempio. E allora cerco di mettere in pratica il mio motto: "La parola conduce, l'esempio trascina". E io voglio trascinare i giovani, i nostri tifosi in questa battaglia. Parto dal presupposto che tutti i ragazzi normali restano prima o poi affascinati dall'alcol. E allora dico che un bicchiere deve essere vissuto in modo piacevole, senza esagerare.

A proposito dei tifosi, che ne pensa? Spesso finiscono sulle pagine dei giornali non solo per le coreografie ma anche per episodi di violenza...
Sono il sale del calcio. è un aspetto bello, basta sentire i cori, vederli allo stadio con gli striscioni. è tutto molto positivo anche se purtroppo non sempre sono esempi di sportività. Alcune volte il loro affetto verso i colori della squadra sfocia in manifestazioni non accettabili, gesti senza senso e noi cerchiamo di far capire che con la violenza e le offese non si va da nessuna parte.

E dell'Atalanta che ci dice? Quest'anno si salverà?
Credo proprio di sì. Abbiamo una bella squadra che ha tutte le possibilità di fare un buon campionato. Ci piacerebbe fare il salto di qualità e sono sicuro che prima o poi, grazie al nostro allenatore Colantuono e al presidente Percassi, ci riusciremo.

Il suo sogno?
Ho appena compiuto 33 anni ma spero di riprendermi bene, sono reduce da un altro brutto infortunio, per giocare ancora qualche anno. Così come spero che questa sfida alla dipendenza dall'alcol veda tanti giovani impegnati e tanti che riescono a riprendersi la propria vita. Intanto porteremo il nostro messaggio nelle scuole, in campo e in tutti i luoghi in cui giovani e meno giovani si riuniscono.

Gianpaolo Bellini deve lasciarci. Ha due appuntamenti: a Sarnico dove è nato e cresciuto l'aspetta il papà medico e poi a Bergamo dove c'è la fidanzata che ha conosciuto un anno e mezzo fa e che presto porterà all'altare. Ma, visto il suo carattere non ne ama parlare. Dice solo: «Sarà il giorno più bello della mia vita». Auguri capitano, anzi doppi, per la sfida all'alcol e per il suo futuro, dentro e fuori dal campo.

a cura di LUCIO BUONANNO