Pianti, capricci, movimento incessante, tappe evolutive raggiunte in ritardo o con grande fatica, difficoltà nelle autonomie quotidiane e a scuola. L’origine possibile di queste situazioni potrebbe essere ricercata nel mal funzionamento dell’integrazione sensoriale, il processo attraverso il quale i nostri sensi lavorano insieme. Si tratta di un processo neurobiologico che consente alla persona di modulare le sensazioni provenienti dal corpo e dall’ambiente, in modo da rispondere
con un comportamento funzionale e socialmente accettato. Ne parliamo con Renata Canova, Terapista Occupazionale e referente regionale dell’Associazione SENSiS, Associazione Italiana di Integrazione sensoriale.

Dott.ssa Canova, cosa accade quando i sensi “non sono coordinati”?

Una buona integrazione sensoriale consente, per citare alcune situazioni, di mantenere il giusto livello di attenzione durante la lezione scolastica, di mantenere correttamente la postura senza accasciarsi sul banco o continuare a muoversi, di apprendere, di distinguere un input sensoriale da un altro, di muoversi senza apparire impacciati o scoordinati. Questi sono esempi in cui il bambino risponde in modo adeguato a un certo stimolo, produce cioè una risposta adattativa. Quando invece questa elaborazione non avviene in modo ottimale, il bambino percepisce alcuni stimoli in modo alterato, diverso, li avverte come pericoli anche se in realtà non lo sono: questo sfocia in comportamenti anomali che genitori e insegnanti spesso non si spiegano e ai quali tentano di rimediare con castighi e sgridate, ma senza ottenere successo.

Cosa si può fare per risolvere il problema?

Ancora poche famiglie e pediatri sanno che il terapista occupazionale certificato in Integrazione Sensoriale di Ayres (approccio ASI®) lavora esattamente su questo aspetto che spesso influenza la vita scolastica e famigliare del bambino durante le svariate attività della vita quotidiana. Un primo colloquio conoscitivo permette alla famiglia di avere un riscontro concreto sulla situazione del proprio figlio, ma solo un’attenta valutazione consentirà al terapista di comprendere il profilo sensoriale del bambino e di capire la vera origine delle sue difficoltà quotidiane. Possono seguire una serie di consigli e strategie ad hoc per la singola famiglia da adottare a casa e durante le proprie attività, così come un confronto diretto con gli insegnanti della scuola (dell’infanzia o primaria). Importantissimo è anche il percorso riabilitativo vero e proprio con il terapista, che generalmente si svolge a cadenza settimanale.

Come possiamo capire che un bambino ha difficoltà di regolazione sensoriale?

Non è facile per i genitori e gli insegnanti inquadrare un disordine sensoriale, eppure è tangibile l’impatto che esso ha sulla vita quotidiana del proprio bambino e dell’intera famiglia. Spesso chi convive già con una diagnosi (es. sindrome dello spettro autistico, ADHD, disturbo della coordinazione motoria, DSA, disprassia, ecc.) presenta alcuni problemi di disregolazione, tuttavia una difficoltà sensoriale può riguardare qualsiasi bambino. La disfunzione dell’integrazione sensoriale rappresenta una vera e propria sfida nascosta, proprio perché noi non possiamo vedere cosa accade nel cervello del bambino, ma ne vediamo le conseguenze.

Altri sintomi del disagio?

Se il bimbo fatica a percepire ed elaborare le sensazioni provenienti dal proprio corpo e dall’ambiente (cioè a sentirsi), potreste trovarvi in una delle seguenti situazioni. Ha paura a scendere le scale, non tollera il suono dell’asciugacapelli, rifiuta di mettere lo spazzolino in bocca, è molto selettivo con gli alimenti, rifiuta di fare la cacca anche quando scappa. Oppure ancora: non sta fermo sulla sedia, perde continuamente il segno mentre copia dalla lavagna, tiene spesso la testa appoggiata alle mani mentre è seduto, non accetta di essere toccato, è goffo, mastica continuamente il tappo della penna.

Quale sistema sensoriale può essere più colpito da queste problematiche?

Ogni sistema sensoriale può essere coinvolto in una difficoltà di elaborazione e non mi riferisco solo ai cinque sensi classici che conosciamo bene tutti, ma anche ad altri tre: il sistema vestibolare, il sistema propriocettivo e il sistema enterocettivo.
Essi si riferiscono all’equilibrio, alla gestione della gravità, alla coordinazione bimanuale, alla consapevolezza corporea e al percepire sensazioni interne al corpo come la fame o il bisogno di andare in bagno.

Per quale età è più indicato l’approccio ASI?

Le evidenze scientifiche dimostrano che il cervello umano è estremamente plastico fino all’età di 7 anni: questo approccio che va proprio ad agire in modo molto graduale su come il sistema nervoso centrale processa gli stimoli è particolarmente indicato per la prima infanzia fino ai primi anni di scuola elementare. Ad ogni modo, il cervello conserva questa straordinaria capacità per tutta la vita, dunque le possibilità di successo anche per i bambini leggermente più grandi sono assolutamente elevate.

Quanto dura un percorso riabilitativo?

Questo viene stabilito dopo la valutazione iniziale in base agli obiettivi che vengono stabiliti insieme alla famiglia: considerando che le modifiche del processamento sensoriale avvengono gradualmente, spesso un percorso richiede qualche mese di tempo. Piccoli risultati con risposte adattative sempre più frequenti e prolungate sono comunque apprezzabili di settimana in settimana. 

A cura di Ivana Galessi
con la collaborazione della Dott.ssa Renata Canova
Terapista occupazionale, Educatrice del gesto grafico e Terapista ASI®
Studio “Sensi mocciosi”, Colzate (BG)