La stenosi carotidea è una malattia ostruttiva che colpisce il sistema vascolare cerebro-afferente. Questo, articolato in due arterie principali dette appunto carotidi (destra e sinistra), è responsabile dell’afflusso di sangue al cervello.

Il sistema arterioso carotideo

Attraverso le proprie ramificazioni, le carotidi hanno il compito di irrorare aree cerebrali e facciali. Poiché il cervello ha continuo e costante bisogno di sangue, se si verifica un impedimento al normale flusso ematico, si verificano gravi patologie cerebrali. Il sangue infatti, come sappiamo, trasporta ossigeno e sostanze necessarie al corretto funzionamento dei vari apparati del nostro organismo. La stenosi carotidea è appunto l’ostruzione di una delle carotidi e può portare a conseguenze anche molto gravi. Infatti, venendo a ridursi il calibro del vaso, il sangue che fluisce al suo interno diminuisce significativamente (meccanismo dell’ipoafflusso); o ancora, può staccarsi un frammento di placca che può incunearsi dentro un vaso terminale del cervello, dando luogo a un’ischemia (meccanismo embolico).

Le conseguenze della stenosi carotidea 

La stenosi carotidea può portare un paziente a sofferenze ischemiche classificate in base all’entità:
> ICTUS (infarto cerebrale irreversibile);
> TIA (attacco ischemico transitorio).

Nell’infarto cerebrale (ICTUS) le cellule nervose vanno in necrosi (morte cellulare), con conseguenze spesso gravi, finanche la morte del paziente. Addirittura, l’ictus oggi è la terza causa di decessi nel mondo occidentale. L’attacco ischemico transitorio (TIA), invece, è una condizione meno grave poiché appunto reversibile, anche se rappresenta un importante campanello d’allarme di un ictus imminente. Ha una durata relativamente breve – da pochi secondi ad alcuni minuti, fino ad un massimo di 24 ore – e non necessariamente conduce il paziente a conseguenze gravi anche se provoca sintomi caratteristici, quali:
> perdita momentanea della sensibilità;
> emiplegia (i.e. perdita del controllo degli arti superiori e/o inferiori, tipicamente a livello del lato opposto a quello della carotide ostruita);
> perdita momentanea della vista (amaurosi fugace);
> difficoltà nell’eloquio (afasia e/o disartria);
> vertigini;
> vomito;
> perdita di conoscenza;
> paresi o emiparesi facciale.

Le cause della stenosi carotidea 

La causa più frequente di stenosi carotidea è l’aterosclerosi, ovvero la degenerazione della parete dei vasi sanguigni per deposito di calcio, grassi e colesterolo; si formano in questo modo le cosiddette placche che impediscono appunto il normale flusso di sangue. Solitamente le placche vengono a formarsi nella zona della biforcazione carotidea, ovvero dove la carotide si ramifica in due sezioni: la carotide interna (che ha la funzione di portare sangue al cervello) e la carotide esterna (che trasporta il sangue agli organi facciali).

Perché avviene l’aterosclerosi?

I fattori di rischio cardiovascolare che favoriscono la formazione delle placche sono:

> ipertensione arteriosa;
> livelli alti di colesterolo;
> obesità;
> abuso di alcol e soprattutto di fumo;
> sedentarietà;
> diabete;
> età.

La stenosi carotidea colpisce soprattutto il sesso maschile e si manifesta prevalentemente in un’età compresa tra i 65 e gli 85 anni.

La diagnosi di stenosi carotidea

Gli esami diagnostici in grado di individuare una stenosi carotidea sono raccomandati sia a pazienti con sintomi in corso sia a soggetti che, a seguito di parere medico, vengano ritenuti “a rischio” di patologie a carico del sistema cardiovascolare. Gli esami possibili sono:

> EcoColorDoppler: un esame di fondamentale importanza nel primo approccio e non invasivo, poiché si basa sul principio dell’ecografia sfruttando gli ultrasuoni;
> Angiografia Digitale: si avvale dell’iniezione di liquido di contrasto nel vaso da esplorare per mezzo di un catetere arterioso;
> Tomografia Assiale Computerizzata (AngioTC): si basa sulla scansione radiologica della regione carotidea per valutare la gravità della stenosi mediante l’utilizzo di liquido di contrasto;
> Risonanaza Magnetica (AngioRMN), alternativa all’AngioTC.

La terapia della stenosi carotidea

La terapia farmacologica mira soprattutto a migliorare la salute generale del paziente riducendo spesso anche i sintomi. I farmaci che lo specialista può prescrivere sono:

> antiaggreganti piastrinici (per rallentare l’evoluzione delle placche);
> anticoagulanti (per fluidificare ulteriormente il sangue);
> antiipertensivi;
> ipoglicemizzanti (per la cura del diabete);
> statine (per la cura degli alti livelli di colesterolo).

È fondamentale seguire uno stile di vita corretto e sottoporsi regolarmente a visite mediche di prevenzione, soprattutto quando si raggiunge l’età che viene definita “critica” per l’insorgenza di patologie a carico del sistema cardiovascolare (50 anni).

La cura farmacologica non cura però direttamente la stenosi

Un atteggiamento maggiormente interventistico si rende necessario quando la stenosi supera il 70% di ostruzione del vaso carotideo. Questo, anche se il paziente non presenta ancora sintomi neurologici. In caso di presenza di patologia critica, il Chirurgo Vascolare può ricorrere alla correzione endovascolare mediante angioplastica con palloncino e posizionamento di uno stent all’interno della carotide ostruita, o alla chirurgia tradizionale “open” mediante l’asportazione della placca (TEA carotidea). 

A cura del dott. Leonino Alessio Leone
Specialista in Chirurgia Vascolare
Dirigente medico presso la Divisione di Chirurgia Vascolare dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio (MI)