La Miastenia Gravis è una malattia autoimmune mediata da anticorpi che colpiscono il punto di passaggio tra nervo e muscolo, ovvero la giunzione neuromuscolare. Il termine miastenia deriva dal greco e significa “debolezza muscolare”; l’accezione “gravis”, dal latino, è stata aggiunta successivamente, a indicare quanto difficile fosse la cura di questa malattia. Si tratta di una malattia rara che colpisce meno di cinque persone su diecimila abitanti all’anno, ma grazie alle cure introdotte nel corso degli anni, la mortalità si è ridotta. È stato l’effetto dell’introduzione del cortisone ad alto dosaggio e degli immunosoppressori, a contribuire a un primo deciso cambiamento nel decorso naturale della malattia. Attualmente gli anticorpi monoclonali permettono di curare le forme più gravi di malattia e offrono una soddisfacente qualità di vita ai pazienti, evitando anche gli effetti avversi generati dal cortisone e dagli immunosoppressori tradizionali. Ne parliamo con il dott. Manlio Sgarzi, responsabile del centro miastenia dell’Unità di Neurologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII.

Dott. Sgarzi, chi viene colpito principalmente da questa malattia e come si presenta?

La miastenia colpisce individui di qualsiasi etnia, di entrambi i sessi e in ogni fascia di età. Si presenta con maggiore frequenza tra i 20 e 30 anni nelle donne e tra i 50 e 60 tra gli uomini. Sono però in aumento le insorgenze di una forma tardiva di malattia, che colpisce le persone anziane. La miastenia si presenta tipicamente con debolezza muscolare ad andamento fluttuante nel tempo e peggiorativo con l’attività muscolare protratta. In genere, i sintomi sono meno presenti al mattino e migliorano con il riposo. Specie all’esordio, è facile notare l’abbassamento di una o entrambe le palpebre, lo “sdoppiamento” della visione e una concomitante debolezza dei muscoli facciali. La miastenia può poi generalizzare, estendendosi agli arti. La malattia diventa pericolosa quando colpisce la fonazione con voce nasale, la masticazione e la deglutizione. La forma più grave è la ‘crisi miastenica’, con insufficienza della muscolatura respiratoria e necessità di intubazione in terapia intensiva.

Come agisce la miastenia?

Normalmente il nervo, a livello della giunzione neuromuscolare, rilascia un mediatore chimico, l’acetilcolina, che si lega al suo recettore sul versante muscolare della giunzione dando l’avvio agli eventi che portano alla contrazione del muscolo. Nella miastenia vengono prodotti anticorpi che si legano a questo recettore muscolare o, più raramente, ad altre proteine, impedendo una normale contrazione del muscolo. Ad essere colpiti sono solo i muscoli volontari, mentre cuore e visceri sono risparmiati. Non sono ancora note le cause della miastenia. Vi è un’associazione con il timo, una ghiandola situata tra i due polmoni e sotto lo sterno, che normalmente va in involuzione e smette di funzionare con la pubertà.

Come viene fatta la diagnosi

La diagnosi di miastenia gravis si basa sui sintomi e segni clinici e viene supportata dalla ricerca degli anticorpi specifici (anti ACh-R, anti MuSK e anti LRP4). Concorrono alla diagnosi l’elettromiografia con stimolazione ripetitiva e, con maggiore sensibilità, l’elettromiografia di singola fibra. Va poi sempre eseguita una TAC o Risonanza magnetica del mediastino. Nei casi sieronegativi e dubbi, la diagnosi si basa comunque sulla presenza di sintomi e segni di malattia con risposta ai farmaci specifici. Una volta stabilita la diagnosi, ai pazienti viene fornita una guida che spiega la malattia, le precauzioni da utilizzare e l’elenco dei farmaci controindicati. Sono poi forniti i recapiti e le modalità per contattare i neurologi del centro.

AIM, ASSOCIAZIONE ITALIANA MIASTENIA E MALATTIE IMMUNODEGENERATIVE
AIM, Associazione Italiana Miastenia e Malattie Immunodegenerative – Amici del Besta – odv – Sezione di Bergamo:
c/o Neurologia – Ospedale di Bergamo ASST Papa Giovanni XXIII – Piazza OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità, 1 – 24127 BERGAMO

Esiste una cura per la miastenia gravis?

Considerato che la miastenia gravis è una malattia cronica, i trattamenti sono effettuati per lunghi periodi sotto il costante controllo del neurologo. La piridostigmina è una terapia sintomatica, che punta a inibire che l’enzima che normalmente degrada il recettore muscolare (acetilcolina). Nella maggior parte dei casi, è necessario un trattamento che tenga sotto controllo il processo au-toimmune. Il cortisone è il farmaco che agisce meglio e in tempi abbastanza rapidi, ma è sempre preferibile iniziarlo in ambito ospedaliero e, essendo gravato da molti effetti collaterali in caso di utilizzo cronico, va utilizzato alla dose minima efficace o sostituito con altri immunosoppressori. Va detto che quelli finora introdotti hanno mostrato risultati variabili non sempre soddisfacenti. La plasmaferesi e le immunoglobuline ad alte dosi sono terapie fondamentali nelle fasi di riesacerbazione della malattia, ma il loro effetto non dura più di 3-4 settimane. L’asportazione del timo è un’ulteriore opportunità terapeutica, indicata nei pazienti affetti da timoma o con miastenia generalizzata, di età inferiore ai 50 anni.

CENTRO MIASTENIA BERGAMO
Nel centro miastenia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, attivo dal 2005, afferiscono circa 300 pazienti bergamaschi e 500 pazienti provenienti da altre province o regioni. Il centro offre una possibilità di cura articolata in vari livelli di intensità, da quello ambulatoriale, inclusa quella complessa ad alta intensità assistenziale (MAC), al ricovero in degenza fino a quello in terapia intensiva. Il centro si avvale delle competenze dei dottori Manlio Sgarzi, Giorgia Camera ed Emanuela Agazzi e di quelle del personale infermieristico specializzato. È attiva da anni una proficua collaborazione con l’Associazione Italiana Miastenia sezione di Bergamo.

Quando vengono in aiuto i farmaci monoclonali

La recente introduzione e continua evoluzione dei farmaci monoclonali ha rappresentato una vera e propria svolta nel trattamento della miastenia. Ma questi nuovi farmaci biologici, che hanno come bersaglio proprio gli anticorpi o i processi patologici da essi innescati, non sono indicati per tutti ma in pazienti altamente selezionati sulla base delle caratteristiche cliniche, tra cui la mancata risposta alla terapia standard. La maggiore precisione nel colpire solo l’anticorpo patologico e i suoi effetti diretti, si traduce in maggiore efficacia nel controllo dei sintomi e segni di malattia anche nelle forme più gravi, con una drastica riduzione degli effetti avversi.

A cura di Ivana Galessi
con la collaborazione del Dott. Manlio Sgarzi
Responsabile Centro Miastenia dell’Unità di Neurologia ASST Papa Giovanni XXIII
Comitato tecnico scientifico dell’Ass. Italiana Miastenia, membro dell’Ass. Italiana Miologia