Gabriella Messina guida la polizia locale della città orobica dal 2016. È la prima donna a farlo. Una grande novità, ma nel segno della continuità. E, a giudicare dai numeri registrati sul delicatissimo fronte della sicurezza, sta lavorando decisamente bene. Per la prima volta nella sua storia, dal 2016 la polizia locale di Bergamo ha un comandante donna, succeduta a Virgilio Appiani dopo quattro anni di mandato: Gabriella Messina, 55 anni, da 30 nel corpo dei vigili, scelta dal Comune di Bergamo dopo un concorso al quale si erano candidati in 30.

Partiamo dal suo ingresso nella polizia locale.

Era il 5 marzo del ‘93; 23 anni dopo, il 16 settembre 2016, sono diventata comandante.

Come è cambiata la città in questi trent’anni?

Oggi c’è molta attenzione al disturbo generato dagli eventi, in particolare quelli organizzati all’aperto, o dalla movida, che si concentra in alcune zone della città. Trent’anni fa questo “problema” non c’era. Del resto, c’è una volontà precisa di far vivere la città, anche e soprattutto nelle ore serali, perché questo porta molti vantaggi. Un tempo, alle 21, le strade erano deserte, tutti i giorni dell’anno. Oggi, fortunatamente, non è più così.

Ha vissuto da comandante il periodo buio del Covid. Cosa ricorda di quei mesi?

A ripensarci adesso sembra tutto irreale, come se fosse la sceneggiatura di un film. Abbiamo fatto un gran lavoro in città, anche mettendo a repentaglio la nostra salute e dimostrando che la polizia locale non è solo multe e sanzioni, bensì un servizio alla cittadinanza.

Qual è il problema di più difficile risoluzione per la città di Bergamo?

Non sono uno, ma due. Innanzitutto, la sicurezza percepita dai cittadini. Seppur i dati oggettivi parlino di un numero di reati molto contenuto rispetto ad altre realtà, non nascondiamo che ci siano problemi, anche se sono limitati ad alcune zone sensibili della città caratterizzate dalla presenza di senza fissa dimora e persone dedite allo spaccio: in particolare, mi riferisco alla stazione e alla Malpensata, entrambe sempre ben presidiate dalle forze di polizia.

E l’altro?

L’intolleranza delle persone. Se vogliamo una città viva, aperta e accogliente, è pur vero che dobbiamo accettarne alcune conseguenze, comunque sempre contenute entro certi limiti. Ogni volta che c’è un evento in città, le lamentele si susseguono numerose: noi bergamaschi siamo fatti un po’ così. La città, però, attira ormai molti turisti e visitatori: i tempi sono cambiati.

In Piazzale degli Alpini, però, le serate ad alto volume sono davvero tante. Quest’anno il calendario è particolarmente fitto: in futuro, l’Amministrazione cercherà di fare il possibile per moderare la frequenza degli eventi. Sempre più frequenti anche gli atti di inciviltà a opera di giovanissimi. Non possiamo parlare di baby
gang perché non sono gruppi strutturati dediti a eventi criminosi. Sono principalmente ragazzini che si incontrano in alcune zone della città e si lasciano andare ad atti di maleducazione. Noi presidiamo i punti critici – le fermate della Teb, la zona delle piscine Italcementi ai piedi di Città Alta, i Propilei in centro – per salvaguardare la sicurezza di tutti. 

Ha mai riscontrato problemi in quanto primo comandante donna?

Veri e propri problemi no, ma a volte ho la sensazione che le persone non mi considerino alla stregua di un pari ruolo maschile. In ogni caso, è un pregiudizio che non mi tange. Ci tengo a dirlo
senza nessuna difficoltà: sono in servizio da 30 anni, la gente mi conosce e, nonostante la carriera, non ho modificato il mio atteggiamento. Ho sempre lo stesso armadietto nello spogliatoio.

È stata una nomina inattesa?

Sì, decisamente. Ancora adesso, a volte, fatico a crederci. È sempre stato il mio sogno: lo dicevo – e ne è testimone mio marito – fin dal primo ingresso nel corpo, nonostante non avessi ancora i titoli necessari. Poi ho deciso di iscrivermi all’università a 40 anni e conseguire la laurea in Giurisprudenza. Alla fine è arrivata questa opportunità del bando di selezione e l’ho colta al volo.

Un fatto divertente della sua lunga carriera?

Appena assunta, mi trovavo a piedi in viale Papa Giovanni XXIII
e ho fermato una macchina molto vecchia, guidata da un burbero signore. L’auto era sprovvista di assicurazione perché veniva utilizzata principalmente per andare a lavorare nei campi, perciò chiamo il carro attrezzi per procedere con il sequestro. Dopo un’animata discussione, l’uomo mi chiede di poter recuperare almeno gli attrezzi rimasti in macchina: estrae una sega elettrica, l’accende e inizia a inseguirmi. Sono scappata e ho subito chiamato i colleghi, che l’hanno fermato e denunciato.

Come si tiene in forma?

Vado in palestra, innanzitutto. E mi piace molto ballare, quando c’è la musica non riesco a stare ferma. Mi piacciono la disco music, i pezzi degli anni ‘70 e ‘80: quelli della mia generazione, insomma. Poi cerco di stare attenta all’alimentazione, ma quando si va in vacanza dai parenti in Sicilia è difficile dire di no...

A cura di Claudio Gualdi