Anche il cuore fa sentire la propria voce. All’interno delle strutture cardiache, infatti, si può creare una sorta di “vibrazione” che, trasmessa attraverso il torace, giunge sino all’orecchio del medico. È quella che tutti conosciamo come soffio al cuore, anche se forse non tutti sanno che non si tratta di una patologia. Nell’80% dei casi, infatti, si tratta di un rumore armonico non preoccupante (avere un soffio cardiaco non significa essere malati di cuore) e solo nel restante 20% dei casi è espressione di una patologia, per esempio a livello delle valvole cardiache.

“Innocente” nella maggior parte dei casi

Si parla di soffio funzionale o “innocente” quando la “vibrazione” percepita è da attribuire unicamente a un più rapido flusso del sangue all’interno delle strutture cardiache, che sono perfettamente sane. Il soffio funzionale si riscontra soprattutto in ambito pediatrico (riguarda infatti circa il 60-70% dei bambini e dei neonati) e tende a scomparire del tutto con il passare degli anni. Esistono poi alcune condizioni che possono generare la comparsa di un soffio cardiaco come febbre alta, anemia, gravidanza, accelerazione del battito cardiaco dovuta a stress e condizioni mediche come l’ipertiroidismo. Si tratta quindi di situazioni che si possono considerare temporanee, poiché generalmente cessano e tornano alla normalità nel momento in cui viene risolta la causa che le ha generate. Il soffio funzionale di solito non è associato a particolari sintomi cardiologici, non pone limiti all’attività fisica o sportiva agonistica e non è necessario prendere particolari precauzioni, a meno che la condizione che ha portato allo sviluppo del soffio non crei una tachicardia o debolezza transitorie e/o eccessive.

Quando diventa patologico

Il soffio al cuore viene definito patologico quando dipende da una vera e propria anomalia della struttura del cuore, che a sua volta può essere presente già alla nascita o comparire con l’età. Le modifiche strutturali più riscontrate interessano:
> le valvole cardiache, con malfunzionamento dei lembi valvolari per ridotto passaggio di sangue attraverso la valvola “ristretta” (stenosi valvolare) o per una sua non perfetta chiusura con reflusso di sangue all’indietro (insufficienza o rigurgito valvolare);
> il muscolo cardiaco, a seguito di un infarto o di un’infiammazione;
> i setti che dividono le cavità destre da quelle sinistre del cuore;
> i grossi vasi che trasportano il sangue da e verso il cuore.

La diagnosi: l’importanza dell’ecocardiogramma

La presenza di un soffio cardiaco in genere viene riscontrata durante una visita medica, con l’auscultazione del cuore tramite l’utilizzo di uno stetoscopio, che viene appoggiato sul petto, sul fianco e sulla schiena della persona. Questa metodica non permette però di operare sempre una distinzione tra i soffi “innocenti” e quelli generati da anomalie anatomiche. Per avere una certezza diagnostica è necessaria quindi una valutazione più approfondita da parte dello specialista cardiologo. L’esame diagnostico più indicato in questo caso è l’ecocardiogramma transtoracico. Si tratta di una metodica veloce e indolore che è in grado di studiare i flussi di sangue all’interno del cuore e rilevare eventuali anomalie mediante gli ultrasuoni. Nei casi più complicati si può ricorrere all’ecografia con color doppler transesofageo, alla risonanza magnetica cardiaca e al cateterismo cardiaco (una sonda flessibile, o catetere, viene spinta sino al cuore attraverso vene di grandi dimensioni).

Come riconoscerlo
Il soffio cardiaco “innocente” molto spesso non dà segni particolari della sua presenza. I sintomi di un soffio cardiaco prodotto da malattie del cuore, invece, cambiano in base al tipo di patologia che ne è la causa. In molti casi la sua presenza è associata a:
∞ fiato corto (fame d’aria);
∞ edemi declivi (accumulo di liquidi a livello di gambe e caviglie) e turgore giugulare (distensione eccessiva delle vene del collo);
∞ sudorazione abbondante senza motivo;
∞ cardiopalmo/palpitazioni;§
∞ dolori al petto;
∞ vertigini;
∞ colorazione tendente al blu della pelle, delle dita e delle labbra.

Come si cura

Quando il soffio è “innocente” non è necessario ricorrere né a ulteriori indagini strumentali né a particolari trattamenti mirati al sistema cardiovascolare in quanto il cuore è sano.
Nel caso di soffio patologico lieve il cardiologo può raccomandare solo controlli ecocardiografici regolari per monitorare la situazione e valutare se e quando instaurare nel tempo una terapia farmacologica.
Quando invece la situazione si fa più complicata possono essere indicati:
> una terapia antibiotica profilattica in caso di interventi chirurgici, biopsie o cure dentarie complesse per ridurre il rischio che infezioni possano raggiungere il cuore e le valvole (endocardite batterica);
> un trattamento con farmaci (vasodilatatori, diuretici, betabloccanti, antiaritmici o anticoagulanti) quando il malfunzionamento delle valvole può cominciare a compromettere la corretta capacità di funzionamento del cuore;
> la riparazione o sostituzione di una valvola malata, che deve avvenire prima che il cattivo funzionamento della valvola causi uno scompenso cardiaco irreversibile o situazioni cliniche di grave disagio o pericolo per il paziente. Sono possibili due approcci, uno percutaneo meno invasivo e l’altro chirurgico, tradizionale ma più impegnativo. L’intervento percutaneo mininvasivo viene effettuato mediante inserimento di cateteri nei vasi sanguigni per raggiungere la valvola da riparare o sostituire, oppure tramite il fissaggio di dispositivi particolari in grado di ridurre la gravità dell’insufficienza valvolare. Il trattamento chirurgico vero e proprio può riparare la valvola tramite correzione dell’apparato valvolare difettoso o sostituire la valvola malata con una protesi valvolare biologica o meccanica. La scelta del tipo di protesi dipende da tanti fattori, come la valvola da sostituire, l’età del paziente, il grado di attività fisica e di capacità funzionale, le scelte di vita della persona (eventuale gravidanza, consapevolezza di una terapia anticoagulante a vita nel caso di protesi meccaniche, minor durata delle valvole biologiche). 

A cura di Felice Valle
Specialista in Cardiologia 
Istituto Clinico Quarenghi San Pellegrino Terme