L’arteriopatia obliterante è una patologia vascolare piuttosto diffusa che colpisce prevalentemente gli arti inferiori e può avere conseguenze anche molto serie come la necrosi o la gangrena dei tessuti. Una diagnosi tempestiva, unita a terapie personalizzate, può risultare determinante per scongiurare il peggio.

Se le arterie si ostruiscono

L’arteriopatia obliterante è una malattia vascolare periferica che si verifica quando le arterie, che hanno il compito di trasportare sangue e nutrimenti, si ostruiscono. Si tratta di una manifestazione dell’aterosclerosi, condizione patologica per cui nelle arterie si formano placche composte da grassi come il colesterolo, proteine, materiale fibroso, calcio, che, ostruendo le arterie, impediscono il normale flusso sanguigno. Il sangue ossigenato non riesce così a raggiungere i tessuti più periferici che andranno quindi incontro a sofferenza ischemica.

I sintomi: dalla difficoltà di deambulazione fino alla necrosi dei tessuti

L’arteriopatia obliterante degli arti inferiori può essere monolaterale o bilaterale, a seconda che interessi un solo arto oppure entrambi, e può essere sintomatica o asintomatica. Quando sintomatica, provoca sintomi di varia severità che vanno dalla cosiddetta claudicatio intermittens (difficoltà deambulatoria per la comparsa di crampi o blocchi funzionali sotto sforzo soprattutto dei muscoli del polpaccio) sino al dolore a riposo. Nel caso di patologia maggiormente avanzata e severa, il quadro clinico precipita in ischemia critica con danni anche molto gravi: dolore invalidante che limita soprattutto il riposo notturno, ulcere o lesioni trofiche, necrosi del tessuto per morte cellulare, gangrena ischemica con frequente sovrapposizione infettiva (gangrena settica). Spesso in questa condizione l’aspetto della cute dell’arto colpito è dirimente, con colorazione bluastra (cianosi), ipotermia, desquamazione, alterazione degli annessi cutanei (peli e unghie). Nei pazienti di sesso maschile l’arteriopatia può provocare anche disfunzione erettile.

Anamnesi ed ecocolordoppler per la diagnosi

Quando i sintomi sono prolungati e si fanno sempre più debilitanti, è necessario rivolgersi al proprio Medico di Famiglia e, poi, allo specialista, il chirurgo vascolare. La raccolta delle informazioni e l’anamnesi del paziente rappresentano il primo momento diagnostico. Lo specialista valuta la presenza dei cosiddetti fattori di rischio cardiovascolare, l’eventuale familiarità del paziente e cerca di riconoscere i sintomi e i segni dell’arteriopatia. La visita chirurgica vascolare deve sempre accompagnarsi a un esame strumentale fondamentale: l’ecocolordoppler, esame di semplice esecuzione e per nulla invasivo poiché basato sul principio dell’ecografia, ma che in mani esperte e con i macchinari adeguati permette sin da subito di orientare la diagnosi corretta. Possono poi seguire ulteriori accertamenti diagnostici di secondo livello quali l’angio-TAC, l’angio-RMN (risonanza magnetica), l’angiografia.

 

Il piede diabetico
Un caso particolare di arteriopatia obliterante degli arti inferiori è rappresentato dal cosiddetto piede diabetico, seria complicanza invalidante cronica del diabete, che può avere oltre all’arteriopatica anche un’origine neuropatica. I sintomi
La sindrome del piede diabetico si manifesta attraverso vari sintomi:
› formicolio (parestesie) o alterata sensibilità (disestesie) a livello delle gambe e dei piedi, finanche a dolore;
› difficoltà deambulatorie;
› presenza di macchie (discromie) sulla cute di gambe e piedi;
› infiammazione o ulcerazioni della cute soprattutto delle dita dei piedi;
› febbre, quale sintomo di uno stato infettivo in corso.
Le cause
Le cause principali dello sviluppo della patologia del piede diabetico sono l’arteriopatia e la neuropatia.
› L’arteriopatia, causando un’alterata circolazione a livello di tutto il piede, ne determina la sofferenza ischemica dei tessuti e quindi la morte cellulare (necrosi) o l’infezione (gangrena).
› La neuropatia, provocando insensibilità a livello del piede, ha come conseguenza la perdita della capacità di percepire il dolore e i cambiamenti di temperatura; capita quindi che chi soffre di diabete possa ferirsi a un piede e, non avvertendo dolore, continui a camminare senza protezioni provocando il peggioramento della ferita sino a sviluppare vere e proprie ulcerazioni e sovrainfezioni. L’alterata innervazione del piede determina inoltre frequentemente sovvertimenti dell’architettura del piede stesso con conseguenti deformità strutturali (come nel caso del piede di Charcot).
Le cure
Il trattamento del piede diabetico prevede:
› l’esecuzione di esami strumentali adeguati al fine di definire correttamente la diagnosi (in primis l’ecocolordoppler);
› la somministrazione di antibiotici per curare le infezioni;
› le medicazioni delle ulcere con materiali adeguati;
› il controllo del dolore con antidolorifici o anestetici;
› la rimozione chirurgica del tessuto infetto o necrotico;
› la rivascolarizzazione arteriosa per via chirurgica tradizionale o con le più moderne tecniche endovascolari.

Fumo, diabete, ipertensione tra le cause

Molteplici sono le cause potenzialmente scatenanti l’arteriopatia obliterante: il fumo, il diabete, l’ipertensione, la dislipidemia (alti valori di colesterolo e trigliceridi nel sangue), la familiarità. Anche l’età figura tra le cause di arteriopatia, poiché con l’invecchiamento i vasi sanguigni perdono la propria elasticità di parete favorendo il principio dell’aterosclerosi. Possibili cause di arteriopatia con evoluzione ostruttiva sono anche le infiammazioni dei vasi sanguigni (le vasculiti), l’esposizione a radiazioni, i traumatismi.

La prevenzione: check-up periodici e stile di vita sano

La prevenzione di questa patologia si basa su check-up periodici che i Medici di Famiglia dovrebbero consigliare ai propri pazienti a partire dai 50 anni di età, soprattutto nei soggetti a rischio, ovvero fumatori, diabetici, ipertesi, obesi. Importante inoltre è seguire uno stile di vita sano, avere un’alimentazione equilibrata e varia, mantenere il proprio peso forma, non fumare e svolgere attività fisica regolare.

La terapia? Dai farmaci alla chirurgia a seconda della gravità

A seconda dell’entità dei sintomi e della severità della patologia, l’approccio terapeutico può variare. Spesso è sufficiente che il paziente modifichi il proprio stile di vita, curando l’alimentazione per perdere peso e normalizzare i valori del sangue e abbandonando vita sedentaria e fumo.

Di fondamentale importanza sarà impostare un’adeguata terapia farmacologica che prevede l’introduzione di anti-aggreganti piastrinici e statine o altri principi attivi più specifici.

Nei casi più avanzati può essere indispensabile ricorrere alla chirurgia con interventi tradizionali “open” (tromboendoarterectomie, by-pass) o con le più moderne e meno invasive tecniche endovascolari (angioplastiche, posizionamenti di stent).

 

a cura del dott. Leonino Alessio Leone, chirurgo vascolare