Chiara Cortiana, biologa nutrizionista, ci racconta la sua passione per questo sport.

Tante volte in allenamento o dopo le gare ha cercato di convincere qualche collega arciere, un po’ robusto, a cambiare abitudini nutrizionali, ma senza risultati. I risultati invece li ottiene con i suoi veri pazienti che vogliono cambiare stili di vita, alimentazione, perdere qualche chilo di peso. Lei, la dottoressa Chiara Cortiana, 43 anni, è una biologa nutrizionista che tra i suoi hobby ha il tiro con l’arco, i viaggi, lo yoga (ne è istruttore). È un vulcano, non si ferma mai. Ha sempre nuovi progetti di viaggi. La incontriamo al Centro Daina di Nembro dove ha lo studio e ci riceve subito dopo la visita di un paziente e in attesa di una ragazza con qualche problema di linea. Uno dei suoi motti l’ha mutuato da Jim Rohn, un imprenditore e motivatore americano. E l’ha riportato sulla sua pagina Facebook : “Abbi buona cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere”. E spiega: «La finalità del nutrizionista non è solo il raggiungimento del peso ideale, ma anche e soprattutto un’educazione alimentare che consenta di mettere in evidenza e, quindi abbandonare, le abitudini sbagliate e dannose evitando così le complicanze dovute al sovrappeso. Una corretta educazione alimentare può migliorare sensibilmente il proprio stato di salute fisica e mentale, aumentare le energie, aiutare nella cure di determinate patologie, alleviare sintomi cronici che si trascinano da anni, migliorare il rendimento sportivo».

Lei stessa mette in pratica tutti questi concetti: yoga, viaggi, dieta vegetariana, una vita più rilassata possibile e il tiro con l’arco. Quest’ultima sembra una passione un po’ strana per una biologa nutrizionista. Ma lei ci spiega: «Oltre alla biologia, che grazie a una bravissima professoressa alle superiori mi ha affascinato tanto che ho deciso di iscrivermi a Biologia all’Università laureandomi a pieni voti, ho un grande interesse per la storia in modo speciale per quella greca ellenistica. Sono innamorata soprattutto di Alessandro Magno». Fu re di Macedonia nel 336 a.C. e fu un grande conquistatore in grado di dare vita a un vasto impero che andava dalla Macedonia all’India. Alessandro Magno morì a soli 33 anni nel 323 a.C. dopo una vita di conquiste. «Stravedo per lui. Ho organizzato tanti viaggi per visitare dal vivo alcuni luoghi del suo impero. Sono stata in Grecia ad Atene e Salonicco e in Iran nella meravigliosa Persepoli, e sono rimasta affascinata dalle foto, dalle sculture e dai libri che riportavano gli arcieri, i soldati che tiravano l’arco. E ho voluto provare. Ho scoperto così che a Bergamo c’era la Compagnia arcieri di Malpaga e ho frequentato uno dei corsi, quattro lezioni con garetta finale. Ho vinto io la coppettina, ma che emozione, che soddisfazione immensa, anche se allora ho tirato con un arco sgangherato, quello che danno ai principianti. È stata la prima coppa che conservo nel salotto di casa tra le altre medaglie. E nata così la mia grande passione che mi ha portato anche a vincere un titolo regionale».

«Ma il Covid, negli ultimi anni mi ha bloccato. Prima mi allenavo quattro volte a settimana. Tiro con l’arco nudo, come quello che usavano i greci anche se più moderno o addirittura quello riportato in un graffito di circa trentamila anni fa. Lo usavano per la caccia o nelle guerre come i soldati di Alessandro Magno, io invece lo uso per centrare i bersagli. Per due anni però ho usato poco l’arco, ma ora ho ripreso: mi alleno due volte a settimana e devo dire che sto migliorando, sto tornando quella di prima. E sto ritrovando i miei compagni. Insieme ci si diverte, il nostro è un ambiente gradevole, scherziamo, si fa amicizia e quasi sempre dopo le gare, alla domenica, si va a fare una pizzata insieme. L’ultima l’abbiamo fatta il 20 febbraio 2020, tornavamo da Rimini dove avevamo partecipato al Rimini Challenge che si disputa il giorno prima dei campionati italiani. E purtroppo al ritorno abbiamo sentito per radio che a Codogno c’era stato il primo caso di Covid. Il giorno dopo la pandemia è arrivata a Nembro con centinaia di morti e la chiusura di ogni attività e di noi tutti reclusi in casa. Ora sembra ci sia una tregua e finalmente sono potuta tornare a tirare con il mio arco nudo che non cederò mai».

Oltre all’arco nudo cioè senza stabilizzatori e mirini, esistono altre due specie: l’arco olimpico e il compound. Questi tre stili, nonostante abbiano alcune cose in comune, si differenziano sotto molti aspetti. Per quanto riguarda l’arco nudo gli allenamenti in palestra si fanno da una distanza di 18 metri, all’aperto, d’estate, invece si può arrivare fino a 50 metri. Per gli altri tipi le regole sono diverse, per alcuni si pratica una caccia simulata con i bersagli di animali in 3D, poi ci sono gli archi olimpici che abbiamo visto alle Olimpiadi di Tokyo con gli italiani in gara, super attrezzati con mirini di precisione.

Tutti gli arcieri si devono comunque proteggere braccia e mani. Si indossano infatti il parabraccio, la patella (tre strati di cuoio sulle tre dita che tirano la corda per evitare abrasioni e microfratture causate dal rilascio) e la dragona per non far cadere l’arco.

Intanto la dottoressa Chiara sta già pensando a un altro viaggio, questa volta in Egitto, ad Alessandria, dopo quelli fatti per scoprire l’impero di Alessandro Magno e quelli in Bosnia, a Sarajevo, in America e in tanti altri luoghi, molti in solitaria. E contemporaneamente si mantiene in splendida forma con lo yoga e le camminate. Legge anche molto, soprattutto libri legati all’ecologia e alla scienza. L’ultimo è «La comunicazione mente-pancia. Come la conversazione nascosta nel nostro corpo influenza scelte, umore e stato di salute» di Emeran Mayer, direttore esecutivo dell’Oppenheimer Center for Stress and Resilience e codirettore del Digestive Diseases Research Center presso la California University a Los Angeles, che studia da quarant’anni le interazioni tra corpo e cervello, con particolare attenzione al legame mente-pancia. Un’altra passione della dottoressa è infatti l’asse intestino-cervello e come questi due splendidi e complessi organi si influenzano a vicenda: un altro bellissimo viaggio di scoperta (stavolta senza aereo!)

 

A cura di Lucio Buonanno
Il lato umano della medicina
In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti...
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