Intervista al Direttore generale Maria Beatrice Stasi che ci parla della battaglia contro il Covid, dei tanti riconoscimenti e del futuro dell’ospedale bergamasco.

Intervista al Direttore generale Maria Beatrice Stasi che ci parla della battaglia contro il Covid, dei tanti riconoscimenti e del futuro dell’Ospedale bergamasco: trentacinque milioni di prestazioni ambulatoriali, 1 milione di pazienti curati in pronto soccorso, 450 mila ricoveri, 2.800 trapianti di cui 300 pediatrici, 345 mila interventi chirurgici, 40 mila nascite, 51 milioni di euro di investimenti in attrezzature sanitarie, 2 mila studi clinici effettuati, 3.339 pubblicazioni scientifiche, 100 milioni di ore lavorate dai 4.600 operatori, 7500 ricoverati per il Covid. Questi, in sintesi, i numeri dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII negli ultimi dieci anni, da quando il 15 dicembre 2012, sotto la neve, i vecchi Ospedali Riuniti si trasferirono nella nuova sede alla Trucca. Medici e infermieri non si sono mai fermati, soprattutto da quando la pandemia da Covid-19 ha colpito in modo così drammatico la Bergamasca. Hanno alzato una barriera contro il virus assistendo migliaia di ammalati. Un fiore all’occhiello della sanità pubblica, con riconoscimenti internazionali come quello che lo pone tra i 300 ospedali più tecnologici al mondo per imaging digitale, robotica e intelligenza artificiale, e ai primi posti per quanto riguarda la cardiologia, la cardiochirurgia e la gastroenterologia. Da quattro anni il Direttore generale è Maria Beatrice Stasi. Con lei ripercorriamo la storia del Papa Giovanni, un ospedale fatto di spazi avveniristici e di alta tecnologia, di infrastrutture d’avanguardia e di grandi professionalità.

«La celebrazione dei 10 anni di vita del “Papa Giovanni” è stato un tributo doveroso per tutta la squadra: medici, infermieri, tecnici, amministrativi e tutte le varie professionalità che compongono un mosaico variegato di competenze, tutte indispensabili per far funzionare un’azienda che offre servizi socio-sanitari anche molto complessi, tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24» commenta la dottoressa Stasi. E aggiunge: «Il mio pensiero va alle direzioni che mi hanno preceduta, ai primari emeriti, ai collaboratori in pensione che sono stati con noi nei momenti più difficili, ai collaboratori in attività che mostrano ogni giorno un forte senso di appartenenza, ai nostri infaticabili volontari, insomma a tutto quell’”ecosistema” che gravita dentro e fuori l’ospedale, fatto di legami basati sull’etica, il senso di unità e la massima professionalità. Sono stata molto felice e onorata di festeggiare questo compleanno anche se negli ultimi anni, poco dopo che sono arrivata qui quattro anni fa, è scoppiato il finimondo con il Covid. Giorni in cui l’ospedale è stato al centro del mondo. Nella prima ondata, nella primavera del 2020, abbiamo curato quasi 3 mila malati, molti in terapia intensiva. Momenti e giorni che mi suscitano ancora grande commozione. Ma tutto il personale, insieme con le associazioni di volontari, ha saputo muoversi per salvare vite umane. Inoltre abbiamo ricevuto tante donazioni, anche in denaro che abbiamo investito in nuove apparecchiature, in dispositivi, nella ricerca. È stata dura, mi sono ammalata anche io con altri dirigenti, ma non abbiamo mai mollato. Abbiamo mostrato al mondo quello che stava succedendo e quello che stavamo facendo: siamo passati da 40 letti destinati alle malattie infettive a 450, finché tutto l’ospedale Papa Giovanni e l’Ospedale di San Giovanni Bianco sono diventati quasi interamente dedicati al Covid, abbiamo allestito un nuovo modulo di terapia intensiva e un nuovo impianto di ossigeno in una giornata, abbiamo aperto il presidio alla Fiera, lo abbiamo gestito per 16 mesi come ulteriore presidio ospedaliero della ASST Papa Giovanni, e abbiamo dato il via alla campagna vaccinale. Abbiamo ricevuto tanti messaggi da tutto il mondo. Quello che più mi ha colpito è arrivato dall’Irlanda. Ci ringraziavano per aver dato loro tempo per prepararsi a quello che poi sarebbe successo anche negli ospedali irlandesi. Abbiamo salvato vite, indirettamente, anche lontano da Bergamo. Ma attenzione, il Covid non è ancora sconfitto. Bisogna vaccinarsi, credere nei progressi e nelle ricerche della Scienza. Grazie alla Scienza e ai vaccini infatti molte malattie sono state debellate e sarà così anche per il Covid. Noi ne abbiamo fatti 600 mila, ma è ancora presto per dire che si tratti di una semplice influenza».

Sulle vaccinazioni il Direttore generale è irremovibile. Ripete: «Bisogna vaccinarsi, soprattutto le persone più fragili. Oggi abbiamo ancora ricoverate una quarantina di persone, anche persone piuttosto giovani che non si son sottoposte al vaccino forse non credendo nei progressi scientifici».

E per il futuro? «Stiamo recuperando le prestazioni perse nei mesi più difficili dell’emergenza» dice il Direttore generale «anche se nonostante la pandemia, abbiamo sempre curato infartuati, traumatizzati, donne incinte e bambini. E stiamo investendo sulle tecnologie, sulla chirurgia robotica, su macchinari di ultima generazione. Intanto stiamo portando avanti tanti altri progetti, di cui due mi stanno particolarmente a cuore. Il primo riguarda la valorizzazione della nostra vocazione pediatrica, in virtù della quale al Papa Giovanni di fatto esiste un ospedale dei bambini all’interno di un grande ospedale generalista. L’altro progetto riguarda l’attuazione del PNRR attraverso le Case di Comunità, l’Ospedale di Comunità e le Centrali operative territoriali». Al momento sono già attive le Case di Comunità di Borgo Palazzo e Sant’Omobono, entro fine anno ci sarà quella di Villa d’Almè e l’Ospedale di Comunità a San Giovanni Bianco. «È una sfida sul territorio» spiega il Direttore generale «con nuovi modelli organizzativi che coinvolgono anche i Comuni. Bisogna costruire oggi un’alternativa all’ospedale che consenta la presa in carico dei malati cronici e dei fragili per garantire loro continuità di cura e attivazioni di reti. Un grande lavoro di organizzazione al quale ci auguriamo concorrano con noi tutti gli attori coinvolti, a partire dai medici di famiglia».

Maria Beatrice Stasi ha le idee chiare. È da trent’anni nella sanità lombarda. Laureata in scienze politiche con il sogno di dedicarsi al giornalismo, Master in management delle Aziende Sanitarie in Bocconi, è una delle sei donne su 40 direttori generali in Lombardia. A proposito dice: «Per far carriera le donne devono essere brave tre volte più degli uomini. Ma le quote no, occorre valorizzare le doti di leadership femminili senza frapporre ostacoli in un mondo che sta aprendo alla donne tante possibilità, non dimenticando se si parla di sanità che tre quarti della forza lavoro è femminile». Lei è cresciuta a Mandello del Lario e ha cominciato all’Asl di Lecco, quindi a Milano dove ha curato il coordinamento e la realizzazione del documento di programmazione dei servizi socio sanitari per il 2010 e 2011, poi alla Azienda Ospedaliera Valtellina e Chiavenna come Direttore amministrativo e poi Direttore generale e infine Direttore generale dell’ATS della Montagna. È sposata, ha un figlio ingegnere elettronico che lavora all’Apple in California ed è nonna di una bella bambina che è Il suo amore, anche se purtroppo la vede solo tre volte all’anno, l’altra passione è il Lago di Como. Vive a Calolziocorte sull’Adda e appena può si rifugia sul Lario dove ama camminare, leggere e ascoltare musica. «Amo molto viaggiare, l’acqua è la mia grande passione. Ma il mio lago è sempre il luogo meraviglioso a cui ritornare». 

Grandi Insieme
Sono tanti i successi dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII negli ultimi dieci anni, da quando si è trasferito nella nuova sede. Non c’è mai stata un’inaugurazione ufficiale, ma i primi dieci anni di attività sono stati celebrati con una cerimonia e la campagna di comunicazione “Grandi insieme”.
Cominciamo dall’ultimo proprio di questi giorni.
> Test Rna o screening del Papilloma virus, attraverso test mai utilizzati prima in Italia. La novità riguarda per il primo anno circa 12800 donne di 63 e 64 anni. Serve per prevenire il tumore della cervice uterina.

Ma vediamo qualche tappa significativa, da record.

> 2014 febbraio nascita di 4 gemelle.

> 2015 Stent nel cuore di un feto di 33 settimane.

> 2016 Pacemaker più piccolo al mondo a un paziente di 75 anni.

> 2017 Avvio scuola di medicina in inglese. I primi laureati nel 2023.

> 2018 Separata coppia di gemelline siamesi.

> 2019 Impiantato il pacemaker più piccolo al mondo.

> 2020 Millesimo trapianto di cuore.

> 2021 Al via la chirurgia robotica per tumore al colon.

> 2022 Al via la chirurgia robotica per interventi pediatrici.

> Settembre 2022 L’Ospedale Papa Giovanni XXIII è selezionato dal “World’s Best Smart Hospitals” tra i primi 300 ospedali al mondo per tecnologia digitale, robotica, sistemi di intelligenza artificiale ed automazione. Un importante riconoscimento che il Direttore generale commenta così: «Puntiamo molto sull’aggiornamento tecnologico. L’attrezzatura all’avanguardia, unita al valore e all’esperienza dei nostri professionisti, è tra i fattori che rendono una cura sempre più precisa e personalizzata per i nostri pazienti e ci permette di mantenere negli anni posizioni di tutto rilievo nel panorama internazionale».

 

A cura di Lucio Buonanno
Ph: Giovanni Diffidenti
Ph: Giovanni Terzi