Nel panorama sportivo sono ormai noti alcuni disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia tanto che molte società sportive già prevedono nello staff figure specifiche per gestire queste situazioni. Con l’evoluzione del modo di fare sport e l’accrescimento delle conoscenze connesse, anche in ambito nutrizionale, oggi però ci si deve confrontare anche con nuove dinamiche patologiche, identificate più di recente, come la triade dell’atleta femmina, l’ortoressia (ovvero l’ossessione di mangiare sano) e la dismorfia muscolare, disturbo nei confronti del quale il nutrizionista, ma anche il farmacista, grazie alla sua presenza sul territorio e al suo ruolo di “intermediario” tra la comunità e il sistema sanitario, può rappresentare un punto di riferimento nell’individuare comportamenti a rischio e offrire indicazioni per la prevenzione dello sviluppo di comportamenti errati. Approfondiamo l’argomento con il dottor Salvatore Galati, farmacista ed esperto in nutrizione sportiva.

Dottor Galati, che cosa è la dismorfia muscolare?

La dismorfia muscolare (DM), o vigoressia, è stata riconosciuta come disordine psicologico nel 2013, quando venne inserita nel “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition” (DSM-5) tra i disordini dismorfici corporei. Per definizione un “disturbo di dismorfismo corporeo è caratterizzato dalla preoccupazione per uno o più difetti o imperfezioni percepiti nell’aspetto fisico che non sono osservabili o appaiono solo lievi agli altri e da comportamenti ripetitivi (...) oppure azioni mentali in risposta a preoccupazioni legate all’aspetto”. Il dismorfismo muscolare, in particolare, è una forma del disturbo di dismorfismo corporeo caratterizzata dalla convinzione che la propria costituzione corporea sia troppo piccola o insufficientemente muscolosa. Inizialmente la dismorfia muscolare è stata individuata tra i bodybuilder che facevano uso di steroidi e considerata come il disturbo opposto all’anoressia nervosa. Successivamente è stata invece associata al disturbo dismorfico acquisendo un’identità più chiara. Una volta inquadrata è stata ritrovata tra weightlifter, bodybuilder che non facevano uso di steroidi, ma anche tra studenti e persone che frequentavano le palestre. Per avere un’idea dell’incidenza nel contesto italiano possiamo osservare i dati pubblicati dall’Università di Torino nel 2017, raccolti su un campione di 145 bodybuilder maschi: il 25 % dei soggetti è stato valutato a rischio di diagnosi di DM. Questi risultati si allineano a quelli di studi precedenti a livello internazionale.

Chi è maggiormente a rischio?

Sempre lo studio di Torino ha evidenziato un’associazione tra il rischio di DM e altri sintomi psicopatologici: la maggior parte dei bodybuilder a rischio di diagnosi di DM hanno riportato livelli più alti di tutte le dimensioni psicopatologiche come disordine ossessivo compulsivo, psicoticismo, sensibilità interpersonale, seguiti da sintomi di ansia e depressione. In un altro studio dell’Università di Padova del 2018 invece è stato considerato un gruppo misto di atleti dilettanti costituito da bodybuilder, atleti di forza, e professionisti del fitness. Si è valutato che gli individui con DM sviluppano dei comportamenti compulsivi finalizzati a raggiungere la forma fisica auspicata: smodato esercizio fisico, dieta rigida e un eccessivo utilizzo di supplemento alimentare, talvolta facendo ricorso a steroidi anabolici androgenetici (AAS anabolic-androgenic steroids). Questi comportamenti hanno anche risvolti di tipo sociale, come evitare impegni sociali o lavorativi allo scopo di mantenere i rigidi regimi autoimposti. Modelli alimentari disfunzionali, bassa autostima, perfezionismo e ansia sociale sono tutti fattori predisponenti allo sviluppo di DM.

Dal punto di vista nutrizionale, qual è l’approccio di chi soffre di questo disturbo?

Chi soffre di DM in genere non si affida alla supervisione di un nutrizionista, ma ricerca informazioni in internet o si rivolge ad amici, compagni di allenamento o personal trainer per avere consigli su quale tipo di alimenti includere o escludere dalla sua dieta e sui supplementi da utilizzare per avere risultati più rapidi (spesso inclusi gli steroidi). La dieta, nella maggioranza dei casi, risulta abbastanza corretta per quanto riguarda i macronutrienti, sebbene preveda un profilo iperproteico e ipolipidico, con associazioni di supplementi per la riduzione del peso corporeo e l’incremento della massa muscolare. Di più difficile gestione invece è l’inserimento corretto di tutto ciò che riguarda vitamine, sali minerali, fibre e micronutrienti in generale, sebbene negli ultimi tempi si noti un miglioramento anche nella consapevolezza di quest’ultimi. Il DM sembra avvicinarsi sempre più all’ortoressia, ma risulta avere una particolare importanza specialmente per il suo risvolto comportamentale e sociale, più che alimentare in sé, punto che lo discosta dai disturbi alimentari. 

A cura di Viola Compostella
con la collaborazione del dott. Salvatore Galati
Farmacista Agifar Bergamo ed esperto in nutrizione sportiva
Farmacia Visigalli Bergamo