Quando si parla di piaghe da decubito o lesioni da pressione si sottintende quel quadro clinico in cui si verificano alterazioni e danneggiamento dei tessuti a seguito della posizione “obbligata” di un paziente per allettamento o immobilità. L’impatto sociale di questa condizione - molto frequente anche considerato l’innalzamento dell’aspettativa di vita e l’impatto delle patologie croniche ad esso associate - è per il paziente e la famiglia piuttosto evidente: spesso i pazienti allettati vivono presso la propria dimora e raramente dispongono di un supporto sanitario sufficiente per l’assistenza a domicilio. Se non assistiti, molto frequentemente patiscono le complicanze peggiori di questa condizione clinica, quali le ulcere e le infezioni in primis, e spesso giungono a decesso prematuro. Per questo è fondamentale creare intorno a questi pazienti e alle loro famiglie una rete, composta da diverse figure sanitarie tra loro integrate e complementari, in grado di prendersene cura riducendo così le complicanze e l’eventuale ospedalizzazione.

Poche ore per danni permanenti
Bastano poche ore di pressione in corrispondenza delle prominenze ossee per determinare un danno anche irreversibile dei tessuti. Le regioni anatomiche principalmente coinvolte dalle piaghe da decubito sono quelle più esposte alla pressione in corso di allettamento forzato: talloni, glutei, anche, sacro, gomiti, a volte anche nuca e cranio.

I diversi stadi di gravità
Le piaghe da decubito si suddividono in diversi stadi di gravità crescente in base al livello di compromissione dei tessuti:
> stadio 1 con eritema cutaneo ma cute ancora integra;
> stadio 2 con lesioni superficiali e soluzione di continuità che coinvolge solo lo strato epidermico o al limite il derma;
> stadio 3 con lesioni più profonde che raggiungono la fascia muscolare senza attraversarla (vere e proprie ulcerazioni dei tessuti, conosciute anche come “piaghe da decubito”);
> stadio 4 con lesioni cavitarie per distruzione di muscoli, tendini, ossa.


Un approccio sanitario sinergico per un maggior benessere fisico e psicologico
Per la gestione dei pazienti con piaghe da decubito è fondamentale la sinergia di diverse figure sanitarie: il medico di Medicina Generale, lo specialista vulnologo e, soprattutto, l’Infermiere devono integrarsi perfettamente per sostenere questi pazienti e le famiglie con il fine ultimo di far guarire le lesioni ulcerative o, quando questo non è possibile, far sì che queste non siano causa di morte. A questo proposito, sempre maggiormente si è sviluppata sul territorio la cosiddetta Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Il medico di Medicina Generale è oramai in grado di trasmettere con semplicità e immediatezza per via telematica alla ATS di competenza la richiesta di attivazione dell’Infermiere direttamente al domicilio del paziente. Il medico di Medicina Generale si occupa della cosiddetta assistenza primaria, cioè mette in atto quei presidi sanitari d’attacco quali l’antibioticoterapia empirica ad ampio spettro, la terapia farmacologica di sostegno al paziente debilitato, l’attivazione appunto dell’ADI.

L’Infermiere valuta il paziente e individua le necessità basilari che l’assistenza integrata richiede; si occupa di disinfettare e medicare le lesioni ulcerative e contatta gli specialisti di riferimento, sempre riferendosi al medico di Medicina Generale. Coadiuvato dalle varie figure specialistiche (chirurgo, geriatra, neurologo, palliatore, etc.), fornisce al paziente e alla famiglia il supporto necessario per le esigenze del singolo.

Il vulnologo è la figura di riferimento per la gestione delle ulcere. Una volta valutato il paziente, imposta un’eventuale antibioticoterapia mirata su tampone colturale eseguito per isolare il germe patogeno e dà indicazioni all’Infermiere sulla tipologia di medicazioni da attuare.

Gli altri specialisti si integrano in questo percorso terapeutico in base alle specifiche necessità del paziente. Potrà essere necessario interpellare il neurologo o il geriatra in caso di paziente con decadimento cognitivo o il chirurgo qualora dovesse richiedersi una pulizia profonda (curettage o toilette) della lesione ulcerativa. Tra le figure specialistiche risulta di fondamentale importanza quella del medico palliatore poiché molto spesso il paziente lamenta una sintomatologia dolorosa meritevole di terapia specifica.

Le infezioni, Il rischio più temibile
Le infezioni sono un momento critico nel percorso clinico del paziente affetto da piaghe da decubito: quando viene meno l’azione di barriera della pelle i germi patogeni provenienti dall’esterno possono colonizzare i tessuti sottostanti creando un ambiente ideale per la loro proliferazione. Spesso l’utilizzo indiscriminato dell’antibioticoterapia senza precisi criteri seleziona i germi conferendo loro alta resistenza ai comuni antibiotici. Risulta quindi di fondamentale importanza riconoscere le infezioni più resistenti e isolare il germe patogeno responsabile con un tampone colturale al fine di impostare un’antibioticoterapia specifica e mirata. 

La sinergica interazione di tali figure specialistiche e la dinamica integrazione delle metodiche permette di ridurre notevolmente la frequenza e la durata dell’eventuale ospedalizzazione del paziente, limitando di fatto le complicanze correlate e abbattendo significativamente i costi della spesa sanitaria. Ma soprattutto il paziente e la famiglia, non sentendosi abbandonati e soli, vivranno con maggiore dignità una condizione quasi sempre debilitante anche dal punto di vista psicologico. 

Medicazioni diverse a seconda dello stadio 
A seconda della gravità delle lesioni da decubito possono essere necessarie medicazioni diverse:
> medicazioni base, ovvero disinfezione, detersione e pulizia, copertura semplice a piatto o con zaffo nella cavità;
> medicazioni avanzate, all’argento, a captazione batterica, idrocolloidi, alginati etc.;
> medicazioni a pressione topica negativa (particolare tipo di presidio volto ad “aspirare in continuo” dal letto dell’ulcera l’essudato in eccesso);
> toilette chirurgiche per asportare il tessuto necrotico;
presidi protettivi come spugne e talloniere, cuscini e materassi anti-decubito. 

A cura del dott. Leonino Leone
Specialista in Chirurgia Vascolare
Studio Medico di Chirurgia Vascolare Dott. Leone