Al lavoro, nei rapporti di amicizia, nelle relazioni familiari. Perché, nonostante si sia in difficoltà e si abbia la percezione di non farcela da soli in autonomia, spesso risulta così difficile chiedere aiuto e supporto agli altri? È solo una questione di orgoglio? Ne parliamo con la dottoressa Michela Corti, psicologa e psicoterapeuta.

Perché facciamo così fatica, in molti casi, a chiedere aiuto?
Chiedere aiuto non è un’operazione che viene fatta in modo automatico e semplice, a meno che non si sia bambini. Questa capacità che appartiene al genere umano, infatti, subisce dei cambiamenti nel corso degli anni. Quando si è piccoli si è più predisposti a chiedere aiuto all’adulto o a un coetaneo. Più si cresce, più si perde questa tendenza. Un ruolo importante è giocato dalla società in cui viviamo; essa ci impone tacitamente degli stereotipi che a volte creano in noi dei vincoli: cosa c’è di più valorizzato di una persona che riesce a fare tutto da sola? Ma dipende innanzitutto dall’educazione impartita nel contesto familiare e dalle esperienze vissute. Si cresce con l’idea che diventare grandi significa trasformarsi in una persona autonoma che se la cava da sola. Tuttavia ci sono dei bisogni affettivi, sociali, emotivi, relazionali che ci costringono ad avere un’interconnessione con il mondo che ci circonda. Ciò significa anche chiedere o dare aiuto. Oltre all’educazione, a volte subentra anche il senso di vergogna, perché non si vuole che l’altro sappia che siamo in difficoltà. Questo accade per svariati motivi: perché farsi aiutare implica mostrare all’altro le proprie fragilità e i propri limiti, perché significherebbe mandare un segnale di resa, perché l’altro potrebbe colpirci nell’orgoglio quando meno ce lo aspettiamo... Insomma, chiedere aiuto rende vulnerabili, l’altro può venire a conoscenza dei nostri punti deboli e questo porta alla luce i nostri più intimi segreti. Non sempre si è disposti a svelarci all’altro perché tendiamo a proteggere il nostro io, la nostra identità, le nostre paure. Infine, può esserci anche un’altra componente che frena nel chiedere aiuto, ovvero la tendenza a tenere tutto sotto controllo ed essere multitasking.

In che senso?
Sul lavoro o nella vita di tutti i giorni ci viene richiesto di avere tutto sempre sotto controllo, quasi fossimo dei super eroi. E così, a volte, finiamo per accollarci responsabilità, svolgere non solo il nostro lavoro ma anche quello degli altri, fare tutto da soli perché questo ci fa sentire competenti, bravi, efficaci, orgogliosi di noi. Non chiedere aiuto significa anche pensare che gli altri possano svolgere alcune attività peggio di noi. Per questa ragione tendiamo a non delegare. Fare tutto da soli ci restituisce un’immagine di noi stessi eroica, grandiosa, coraggiosa; anche se talvolta poi si rimane senza energie, affaticati e sfiancati.

Quali sono, invece, i benefici quando si decide di non fare tutto da soli?
Sono molti, sia pragmatici sia emotivi.
> Ci si sente più leggeri;
> si rafforza il legame con l’altro che ci dà il suo aiuto;
> si ottiene un punto di vista diverso dal proprio nella risoluzione dei problemi;
> si superano i propri limiti;
> aumenta il grado di condivisione;
> si ha più tempo a disposizione da investire in altre cose, passatempi e passioni;
> si manda un messaggio importante a chi ci sta vicino, valorizzandolo e facendolo sentire importante.
Insomma, farsi aiutare non significa solamente sentirsi in dovere di dire grazie o ricambiare il favore, significa condividere le fatiche e ammettere che da soli non si può arrivare dappertutto, anche se è questo quello che, in molti casi, ci è stato insegnato. 

A cura di Maria Castellano
con la collaborazione della dott.ssa Michela Corti
Psicologa e psicoterapeuta. Consulente Tecnico di Parte e d’Ufficio del Tribunale di Bergamo
Presidente dell’Associazione Famiglie InForma Treviglio