Ogni anno in Italia muoiono circa 70.000 persone per arresto cardiaco, 400.000 in tutta Europa. In generale non si tratta di persone malate, ma effettivamente o apparentemente sane (vedi box). Si valuta che più della metà di queste persone potrebbero essere salvate se soccorse in tempo in modo opportuno. Ma come e da chi? Sarebbero moltissimi i potenziali soccorritori in questo frangente, ma la maggior parte delle persone non sa come comportarsi e non interviene perché nessuno gli ha mai insegnato che cosa fare. Purtroppo non intervenire correttamente significa che quasi certamente la vittima dell’arresto cardiaco morirà o riporterà danni cerebrali permanenti. Si deve agire entro circa 4 minuti, ecco perché non ci si può limitare ad aspettare un’ambulanza, anche se va sempre e comunque chiamata attraverso il numero unico 112. La soluzione può essere ognuno di noi, con le nostre mani e, se è disponibile, con un Defibrillatore Semiautomatico Esterno (DAE). Il DAE è uno strumento complementare che può far ripartire il cuore, uno strumento semplice che tutti sono in grado di usare e che decide in modo automatico come intervenire sul cuore dell’infortunato. Il soccorritore si limita a eseguire i comandi dello strumento, probabilmente più facile da usare di un qualsiasi elettrodomestico (vedi box). In caso di arresto cardiaco è vitale che qualcuno chiami immediatamente i soccorsi, inizi subito la rianimazione (massaggio cardiaco, ventilazioni) e che sia disponibile un DAE, in questo modo si possono aumentare di molto le possibilità di sopravvivenza. Quando non si dispone del DAE il soccorritore può solo seguire le manovre preliminari previste dalle Linee Guida per la Rianimazione Cardiopolmonare, ma in questo caso le possibilità di sopravvivenza calano drasticamente. Per imparare a usare il DAE servono solo cinque ore di corso BLSD, erogate da un centro di formazione accreditato dall’AREU (Agenzia Regionale Emergenza Urgenza Lombardia).

Ma come si può trovare un DAE vicino a noi? Su www.areu.lombardia.it è disponibile una mappa che riporta i defibrillatori ufficialmente segnalati ad AREU e permette di localizzare quelli vicini alla nostra posizione, sono nate App dedicate e i DAE sono presenti anche sulle mappe Google, ma in modo ufficioso. La buona notizia è che i defibrillatori sul territorio aumenteranno nei prossimi anni perché a luglio 2021, dopo oltre due anni di attesa, è entrato in vigore il DDL1441 che cambia il panorama del primo soccorso con il DAE in Italia. La legge prevede la diffusione dei defibrillatori nei luoghi pubblici (come aeroporti, stazioni ferroviarie, porti e su mezzi di trasporto come aerei, treni, navi), nei luoghi di lavoro e nelle scuole e università. Oltre all’obbligo di dotare le strutture di defibrillatori è prescritto di formare il personale scolastico al primo soccorso, disostruzione e rianimazione. Viene inoltre abolita in modo chiaro la responsabilità penale, come già previsto dall’articolo 54 del Codice Penale: chiunque potrà utilizzare un defibrillatore per salvare vite in caso di estrema necessità senza rischi giudiziari, anche senza aver frequentato un corso BLSD (comunque altamente raccomandabile). La nuova normativa colloca l’Italia all’avanguardia per quanto riguarda la riforma del primo soccorso. Molte delle innovazioni introdotte nel nostro Paese sono presenti anche nelle nuove linee guida europee sul primo soccorso recentemente aggiornate e pubblicate dal European Resuscitation Council (ERC) sulla base delle raccomandazioni di International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR). 

Come si usa un DAE
Il soccorritore procede all’applicazione degli elettrodi autoadesivi del DAE sulla pelle della vittima. Un elettrodo va posto sotto la clavicola destra mentre l’altro al di sotto dell’area mammaria sinistra lungo la linea ascellare anteriore (se la pelle è bagnata va pulita e asciugata e se il torace è particolarmente villoso sarebbe opportuno raderlo). Il DAE esegue automaticamente l’analisi del ritmo cardiaco, per evitare interferenze il soccorritore e tutti i presenti sono invitati dalla voce del DAE ad allontanarsi dal paziente. Se il DAE riconosce un ritmo cardiaco defibrillabile lo annuncia, si carica in pochi secondi e, emettendo un suono di allarme, invita a erogare lo shock. Il soccorritore si accerta che nessuno, lui compreso, tocchi il paziente, dopodiché eroga la scarica. 

I dati forniti da Areu ad aprile 2021 riportano 1.871 defibrillatori sparsi sul territorio orobico, cioè uno ogni 588 abitanti. In Lombardia sono 13.447, uno ogni 741 abitanti

Perchè il cuore si ferma?
In caso di arresto cardiaco il cuore smette di pompare il sangue in circolo. Le cause possono essere molte, ma si dividono fondamentalmente in due categorie:
> arresto “meccanico”, come un motore che si rompe;
> arresto “elettrico”, cioè il sistema elettrico che ne dirige il funzionamento impazzisce.
L’arresto meccanico di solito è l’evento finale di una malattia cardiaca, l’arresto elettrico invece si verifica frequentemente in persone apparentemente sane. Il cuore è dotato di un raffinato sistema elettrico che gli permette di contrarsi in maniera coordinata mantenendo un ritmo adeguato al suo funzionamento. Quando questo sistema non funziona correttamente si possono manifestare aritmie. Le aritmie sono molto comuni (la maggior parte di noi ha le cosiddette “extrasistoli” o “battiti mancanti”), di solito benigne e non causano nessun problema serio alla funzione di pompa del cuore. Esiste però un’aritmia particolarmente grave, la cosiddetta ”fibrillazione ventricolare” in cui l’attività elettrica del cuore è talmente scoordinata che lo stesso non è in grado di fare circolare il sangue nell’organismo. La fibrillazione ventricolare causa il 50-80% degli arresti cardiaci e ha una caratteristica: nei primi minuti può essere interrotta dal defibrillatore, che azzera l’attività elettrica anomala e fa ripartire il cuore con il suo ritmo normale. Quando il sangue smette di circolare per effetto della fibrillazione ventricolare il cuore e il cervello resistono solo per pochi minuti quindi se non si agisce in fretta purtroppo le possibilità di sopravvivenza diventano molto poche. 

A cura di Lella Fonseca