Intervista con Maria Cristina Rodeschini direttore del Museo.
Un’altra perla si aggiunge alle mostre che l’Accademia Carrara organizza. Ne parliamo con la dottoressa Maria Cristina Rodeschini, direttore della Fondazione Accademia Carrara dal febbraio 2017. Prima, dal 2005 al 2016, è stata responsabile dell’Accademia sviluppando progetti internazionali e cooperando alla riapertura del museo avvenuta nel 2015. Prima ancora ha contribuito allo sviluppo delle attività della Galleria di Arte Moderna di cui è stata direttore per il Comune di Bergamo dal 1998 al 2016.

Direttore, finalmente si riapre dopo la grande paura e c’è un’altra perla: dal 9 luglio è in mostra l’autoritratto giovanile di Rembrandt.
Finalmente possiamo accogliere il nostro pubblico. Il museo senza visitatori in presenza è stata un’esperienza anomala, triste. Non ci siamo tuttavia persi d’animo, né ci siamo arresi durante i lunghi mesi di chiusura, abbiamo concentrato il nostro impegno sull’ideazione delle iniziative future, sulle attività on line rivolte in particolare alla fascia che più ha sofferto l’isolamento obbligato, quella dei giovani. Quest’anno per festeggiare l’apertura, dal 9 luglio sino al 17 ottobre accogliamo in Carrara un ospite d’eccezione, da uno dei più importanti musei d’Europa, il Rijksmuseum di Amsterdam. Rembrandt (Leida 1606 - Amsterdam 1669), protagonista della pittura olandese del Seicento, secolo d’oro di quel paese, viene rappresentato a Bergamo da un’opera iconica, un autoritratto dipinto dal pittore a soli ventidue anni. Si tratta di un’immagine, seducente, pervasa di mistero, che preannuncia il grande tema della ricerca dell’olandese: dominare la luce nelle sue infinite variazioni, un’indagine attraverso la quale raggiungerà i massimi livelli sia in pittura sia nell’arte dell’incisione, nella quale è conosciuto universalmente come insuperato maestro. Rembrandt ha indagato il proprio volto per tutta la vita, ritraendosi più di ottanta volte, una autobiografia visiva raccontata in mostra da due ambienti narrativi che mettono in scena l’esistenza e l’opera dell’artista nel teatro della vita, dalla giovinezza alla vecchiaia. Come sempre per la Carrara i grandi prestiti nazionali e internazionali sono occasioni per valorizzare la nostra collezione, per questo in mostra, in dialogo con il capolavoro, una serie di opere di suoi allievi diretti (Gerbrandt van den Eeckhout, Dirck Dircksz van Santvoort, Nicolaes Maes), e altre di pittori ispirati dal maestro tra Sei e Settecento (Giovanni Benedetto Castiglione, Giuseppe Nogari, Bartolomeo Nazari).

Come avete superato la pandemia? Una doppia chiusura. Ma avete comunque dato la possibilità con internet e tramite LA CARRARA APP di vedere le 28 sale della pinacoteca o meglio i maggiori artisti della Carrara come Mantegna, Donatello, Vivarini, Foppa, Bellini, Botticelli, Cima da Conegliano, Tiziano, Lorenzo Lotto, Giovan Battista Moroni, Baschenis, Fra Galgario, Tiepolo, tanto per citarne solo alcuni presenti con le loro opere in questo scrigno dell’arte che va dal Rinascimento all’Ottocento.
Stavamo studiando da più di un anno uno strumento digitale e interattivo che propagasse la ricchezza della Carrara, richiamasse attenzione, suscitasse curiosità intorno al museo e stimolasse il desiderio di venire a visitarlo. Con la pandemia l’applicazione LA CARRARA APP ha svolto un ruolo centrale per riuscire a rimanere in contatto con il pubblico, anche da casa. I suoi pregi sono la flessibilità e l’ampio ventaglio di proposte che ciascuno può modellare sui propri interessi: costruire percorsi personalizzati, esplorare un’opera guidati da una breve ed efficace spiegazione, comporre gallerie d’immagini. Ogni esperienza può essere calibrata in base al tempo di cui si dispone. Il consiglio è di andare sul sito www.lacarrara.it per saperne di più e di fare il download gratuito dell’applicazione; provatela e ne capirete tutto il potenziale.

Come vede il futuro dei musei? E della Carrara in particolare. Quali mostre in programma?
A causa dell’emergenza sanitaria che ha sconvolto il mondo intero, anche i musei hanno molto sofferto. Voglio testimoniare la grande solidarietà internazionale, che ha caratterizzato questo periodo; la cooperazione tra musei è stata naturale e immediata, nell’intento di aiutarci l’un l’altro e di condividere il più possibile. Sono convinta che la cultura sia in grado non solo di lenire la sofferenza, ma di creare quel senso di comunità che nei momenti difficili rassicura e concorre a superarli. La Carrara sta ripensando se stessa per definire più precisamente la propria offerta culturale e andare incontro alle esigenze dei visitatori. Leggere i segnali anticipatori delle sfide che ci aspettano, cogliendo le trasformazioni della società, è uno dei compiti primari del museo. D’altra parte i più di duecento anni di vita della Carrara testimoniano la sua capacità di rinnovarsi e di rimanere al passo con la storia. Oltre alla programmazione, un’altra prospettiva alla quale rivolgere grande impegno è il progetto del 2023, anno nel quale Bergamo e Brescia saranno insieme capitali italiane della cultura. Le due città si stanno confrontando da diversi mesi per delineare un piano culturale condiviso, identitario, di qualità, in grado di proporre un territorio unico, da visitare e far apprezzare per la sua varietà e ricchezza. La proposta culturale avrà in questo senso un ruolo strategico.

I bergamaschi apprezzano gli sforzi e le mostre che fa la Carrara? È vero che non tutti conoscono questo splendido gioiello voluto da Giacomo Carrara nel 1796 e che si è arricchito grazie ai lasciti di Guglielmo Lochis, Giovani Morelli e Federico Zeri?
I Bergamaschi amano la Carrara perché si identificano con la sua storia: un museo d’eccellenza cresciuto per volontà di intenditori guidati dalla luminosa intenzione di condividere la propria passione per l’arte con l’intera comunità. E non mi riferisco solo ai residenti in città. La provincia di Bergamo è molto sensibile alle proposte del museo e il pubblico di prossimità da questo punto di vista è davvero premiante per affetto e partecipazione. I giovani che raggiungiamo attraverso la scuola, sono visitatori assidui. Dopo la prima chiusura nel 2020 un censimento che abbiamo condotto indicava come il mondo scolastico fosse desideroso di ritornare in visita alla Carrara. Purtroppo non è stato possibile a causa della seconda emergenza. L’attiva partecipazione ai nostri laboratori e alle visite virtuali ci ha segnalati come una presenza non solo desiderata, ma sentita come necessaria. Siamo proiettati con numerosi e innovativi progetti sull’anno scolastico 2021-2022. La progettualità del museo rivolta a coloro che si trovano in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale è altrettanto impegnata e caratterizzata da una forte motivazione.

Tra le duecento mostre che ha organizzato quale le ha dato più soddisfazione?
Difficile scegliere, ciascuna è un’esperienza a sé. Ho sempre cercato di fare proposte che si iscrivessero in un progetto culturale coerente, fortemente correlato con l’identità del museo.

Come sono le sue giornate?
Molto intense. La vita in Carrara è varia, mai ripetitiva. Il tempo da dedicare ai rapporti con i collaboratori, alle relazioni con i colleghi degli altri musei, con la società civile, con l’associazionismo non è mai abbastanza. Ma questo è il bello del mio lavoro, mai un giorno uguale all’altro.

È vero che lei usa una vespa arancione per spostarsi e per godersi gli angoli “segreti” o quasi di Bergamo?
È un mezzo di trasporto che prediligo, nella bella stagione, sin da giovanissima. Consente spostamenti e soste senza perdite di tempo, più agevole dell’automobile e soprattutto muoversi sulle due ruote dà un senso di grande libertà.

Famiglia? Figli, nipoti, cane?
Un marito, che ha capito quanto l’interesse culturale sia per me importante. Due figli dalle personalità molto diverse. Con mia grande soddisfazione tra loro vi è sempre stata una grande complicità. Tra fratelli, tenuto conto dei rovesci della vita, è una relazione da coltivare e da tenere in grande considerazione. La nascita della mia nipotina è stata un’emozione che non ero riuscita a immaginare nella sua intensità. Purtroppo non me la sto godendo come vorrei. I cani in verità sono diventati due e sono dei miei figli.

Ho letto che lei, bergamasca verace, ama “Un posto al sole” ambientato a Napoli. Come mai?
I programmi televisivi di intrattenimento, gli spettacoli popolari, lo sport mi sono sempre sembrati un modo per restare in contatto con gli altri. La soap opera, il Festival di Sanremo, il Giro d’Italia, l’Atalanta erano appuntamenti irrinunciabili e di condivisione nella mia famiglia d’origine. Scambiare opinioni su questi argomenti con le persone che incontro nel vivere quotidiano è per me interessante e divertente, come si dice “Vox populi, vox Dei”.

Ripeterete l’esperienza delle mamme incinte, con il dottor Crescini, davanti alle maternità dell’Accademia?
Lo spero vivamente. La proposta di Claudio Crescini è stata davvero brillante. Quando me ne parlò la accolsi subito con interesse. Le buone idee sono quelle che ti fanno dire “come non averci pensato prima”. È stata un’esperienza intensa, appassionata, emozionante. Non posso dimenticare una mamma che toccandosi la pancia mi disse: “Quando la/lo porterò in Carrara le/gli dirò: non è la prima volta che vieni in questo posto dove ci sono quadri meravigliosi che parlano di noi”.

E un pezzo della Carrara va in mostra a Shanghai
“Maestri. Dal Rinascimento all’Ottocento” è il titolo della mostra al Bund One Art Museum di Shanghai che espone, dal 12 agosto al 3 gennaio 2022, 54 opere parte delle collezioni di Accademia Carrara. I capolavori dell’arte italiana ambasciatori nel mondo, in un’esposizione che segue la rassegna su Monet, allestita con i prestiti provenienti dal Marmottan Monet Museum di Parigi. 

Tra la Carrara, le mostre e i suoi libri, trova il tempo per coltivare qualche hobby?
Sono attratta dall’artigianato nelle sue declinazioni territoriali. È un interesse che mi ha sempre coinvolto. Quando avrò più tempo, oltre agli affetti familiari e agli amici con i quali mi piacerebbe scambiare di più, vorrei dedicarmi all’esplorazione della grande tradizione italiana del saper fare, nella varietà e nell’originalità dei risultati. Sono consapevole che questa cultura nella società contemporanea sia stata messa in crisi. Spero tuttavia di riuscire a vederne la rinascita. 

a cura DI Lucio Buonanno