Sole e bambini: un binomio che sembra particolarmente auspicabile in questa fase che segue il prolungato lockdown imposto dalla disastrosa pandemia da coronavirus. Serve invece prudenza. Perché tutta questa attenzione all’esposizione solare nei bambini? «Si tratta, come spesso avviene, di una questione di prevenzione: adottare, oggi, tutti quei comportamenti che riducano il rischio di problemi di salute più avanti nel corso degli anni» sottolinea il dottor Luigi Naldi, dermatologo. «Sì, il sole è un amico che può qualche volta riservare brutte sorprese. Intendiamoci. Senza il sole non ci sarebbe vita sulla Terra e l’esposizione moderata al sole permette, tra l’altro, la formazione di vitamina D, così importante per le ossa. Il problema è, come per altre abitudini, si pensi alla dieta, quello della quantità e intensità dell’esposizione. Per quanto riguarda il sole, sono, in particolare, i raggi ultravioletti che possono provocare danni alla pelle. Tali danni sono tanto maggiori quanto più la carnagione della pelle è chiara, la persona giovane e l’esposizione eccessiva al sole prolungata negli anni».

I raggi ultravioletti questi sconosciuti
I raggi ultravioletti emessi dal sole si possono dividere in tre gruppi a secondo della loro lunghezza d’onda. «I raggi ultravioletti C (UVC) hanno la lunghezza d’onda più corta e non arrivano sulla superficie terrestre se non in minima quantità» spiega il dottor Naldi. «I raggi ultravioletti B (UVB), hanno lunghezza media e sono i principali induttori dell’abbronzatura. I raggi ultravioletti A (UVA) hanno la lunghezza d’onda più lunga e concorrono, anch’essi, all’abbronzatura. Le lampade per l’abbronzatura dei saloni di bellezza emettono soprattutto raggi UVA».

Esposizione acuta e cronica al sole
Per quanto riguarda gli effetti dannosi sulla pelle dei raggi ultravioletti, è importante distinguere le conseguenze di esposizioni eccessive, di breve durata, e quelle di esposizioni, magari non eccessive in sé, ma protratte negli anni. «In entrambi i casi, gli esiti sono influenzati dal tipo di pelle: quanto più la carnagione è chiara tanto più sarà suscettibile agli effetti negativi dei raggi ultravioletti» osserva l’esperto. «L’esposizione intensa e di breve durata può portare alla cosiddetta ustione solare: la pelle si arrossa e vi è una fastidiosa sensazione di bruciore che dura qualche giorno. Se l’esposizione è particolarmente acuta, si può avere la formazione di bolle ripiene di siero. Gli effetti sono più importanti nei neonati e nei lattanti. I bambini piccoli hanno una pelle più sottile di quella degli adulti, inoltre un bambino molto piccolo può non essere in grado di dire che ha troppo caldo o che il sole è troppo forte, se ha sete o se è stanco. Un neonato o un lattante non può spostarsi autonomamente all’ombra. Nel bambino molto piccolo un’eccessiva esposizione solare può accompagnarsi a perdita di liquidi e disidratazione. Peraltro, l’effetto dell’ustione solare non termina una volta che l’evento acuto si sia risolto. Le ustioni solari durante l’infanzia o l’adolescenza influenzano la possibile comparsa del melanoma in età adulta. I rischi aumentano, in particolare, in chi ha pelle chiara e capelli biondi o rossicci. L’esposizione protratta nel corso della vita invece comporta altri problemi: la comparsa precoce di rughe e macchie antiestetiche sulla pelle (il cosiddetto foto-invecchiamento) e un aumentato rischio di tumori della pelle prevalentemente epiteliali come il carcinoma squamocellulare».

I nevi: c’entrano qualcosa?
I nevi sono lesioni benigne e rimangono tali nel corso della vita. «Tuttavia, a partire dai melanociti presenti sulla pelle e concentrati nelle lesioni neviche, si può avere lo sviluppo del melanoma e il numero di nevi può influenzare il rischio di sviluppo del melanoma» avverte il dermatologo. «Quindi chi ha molti nevi dovrebbe fare particolare attenzione con l’esposizione solare. Poiché però il melanoma compare, salvo casi eccezionali, in età adulta, non ha molto senso controllare i nevi nei bambini».

Come proteggere i bambini
I bambini sono particolarmente suscettibili agli effetti negativi delle radiazioni ultraviolette. Come proteggerli? «Durante il primo anno di vita i bambini dovrebbero evitare l’esposizione diretta al sole. Meglio tenere il neonato all’ombra e utilizzare un parasole sul passeggino» suggerisce il dottor Naldi. «I vestiti proteggono il bambino dal sole: è bene utilizzare un pantalone largo, una blusa a maniche lunghe e un cappello a tese larghe. Si può anche utilizzare uno schermo solare, ma l’ombra è certamente preferibile in un neonato o lattante. Anche i bambini più grandicelli andrebbero protetti con vestiti adatti, evitando, per quanto possibile, l’esposizione diretta al sole durante le ore centrali della giornata (in genere, tra le ore 10 e le 15) quando i raggi ultravioletti sono più intensi. Per le aree del corpo scoperte si può utilizzare uno schermo solare. È preferibile un latte o una crema, senza alcool. È bene scegliere prodotti che filtrino la maggioranza dei raggi ultravioletti B e A (consultare l’etichetta) e che abbia un indice di protezione di almeno 30. Lo schermo solare va applicato circa 15-30 minuti prima di uscire, ripetendo l’applicazione spesso, soprattutto dopo il bagno o se il bambino suda» conclude lo specialista.

A cura di Viola Compostella
con la collaborazione del dott. Luigi Naldi
Specialista in Dematologia
Unità di Dermatologia, Ospedale san Bortolo, Vicenza e Centro Studi GISED, Bergamo