Lui è il papà di “Oscar & Wilde”, la vignetta dei due simpatici pensionati trasformati nei cosiddetti “ingegneri stradali” che Bergamo Salute pubblica ormai da anni. Di lui c’è solo la firma, Adriano Merigo. Non tutti i nostri lettori lo conoscono, allora eccolo, ve lo presentiamo noi. Così sapete chi è che vi porta un po’ di buonumore quando leggete il nostro e vostro Bergamo Salute. Adriano ha 61 anni portati stupendamente ed è un mago dei computer con cui fa tante animazioni in 2D e 3D.

Chiuso nello studio sotto casa ha lavorato anche durante la quarantena per il Coronavirus, realizzando tra le altre cose anche un video di animazione per Fabio Concato che, proprio durante la quarantena, aveva lanciato l’ultima sua canzone, “L’Umarell” (in dialetto milanese) con la storia di un cosiddetto pensionato-ingegnere stradale. «Questa mia animazione vuole essere solo una dedica a tutti quelli che hanno lottato contro il coronavirus e che io ho vissuto da molto vicino» dice il nostro Merigo. Un video che ha colpito anche il cantautore. «Un giorno arriva al mio staff una email di un signore che non avevo mai visto che mi chiedeva di dare un’occhiata al video realizzato per me, senza pretese e senza aspettarsi niente in cambio. Il video mi è piaciuto molto, ho trovato che quel modo didascalico di raccontare la mia storia con un disegno animato fosse coerente al clima che ho cercato di esprimere con la canzone». E così “L’Umarell“ è diventato un video che si può vedere su Youtube.

E “L’Umarell“ è solo l’ultimo dei videoclip animati da Adriano. Di recente si è dedicato al video per alcune canzoni dell’ultimo album della grande Mina e del cantautore Ivano Fossati, pubblicato dalla PDU e distribuito da Sony Music. Un grande successo. Se non volete comprare il disco - cosa che invece vi consigliamo perché ci sono 11 canzoni scritte da Fossati appositamente per Mina - potete andare su Youtube e godervi anche le animazioni realizzate da Adriano nel suo studio di Treviolo con la regia di Mauro Balletti, il fotografo ufficiale della Tigre di Cremona. Quella che ci ha colpito di più è “Tex Mex”, una bellissima canzone con uno stupendo video ambientato nel deserto virtuale del Texas.

«Appena l’ho sentita ho avuto l’ispirazione di ambientarla lì» racconta Adriano. «Oltre alla produzione ho realizzato anche la parte di animazione. Non è stato un lavoro semplice. Ho incontrato Mauro Balletti, che conosco da una vita, mi ha fatto vedere le prime prove e le foto di Mina e Fossati insieme. Da lì abbiamo cominciato a lavorare sul singolo Tex Mex. Il punto di partenza è stato uno script di Mercedes Martini, la moglie di Fossati, che ci aveva fornito un soggetto per una storia texana. Ascoltando la canzone abbiamo capito che avremmo potuto ambientarlo in un Texas virtuale o lungo le distese di terra rossiccia ai confini del Messico. Mauro ha fatto i disegni molti dei quali appaiono anche nel video. È stato con me in studio tre giorni. I disegni li ho ancora qui. Eccoli, sono proprio belli».

Nel suo studio, tra cinque computer e una tavoletta grafica con cui dà vita alle sue animazioni disegnandoci sopra, ci sono altre due chicche: un primo piano di Mina dagli occhi ammalianti con tanto di dedica “Ad Adriano ciao” e un cuoricino disegnato, e la copertina di “Evolution” un disco degli Scotch, un gruppo musicale degli Anni 80.

Mina gli ha donato il suo ritratto nel 1999 quando Adriano lavorava nella stessa casa discografica. L’altro invece ha una storia particolare. «Su Facebook ci sono gruppi di amanti della musica degli Anni Ottanta. Quello degli Scotch è un disco davvero bello e io avevo fatto una copertina con un uomo quasi primitivo che indossa un paio di occhiali, seguito da dinosauri e da altri animali preistorici. Ho interpretato così graficamente l’Evolution» racconta Adriano. «Bene un giorno mi scrive su Facebook un giovane svedese amante di quella musica e innamorato dalla mia cover. “Sei proprio tu Adriano Merigo? Vorrei tanto comprare il disegno originale, sono disposto a pagare qualsiasi cifra”. Io ho detto di no, ma siamo diventati amici e al suo compleanno gli mando una mia creazione. Comunque ecco l’originale». E ce lo mostra. Lo custodisce gelosamente tra i ricordi più cari, come il primo piano della Tigre di Cremona e i tanti video che ha realizzato dal 1980.

La sua carriera inizia quasi per caso con il grande Bruno Bozzetto. «Ero amico di un giornalista, Francesco Moneta, che mi invitò ad accompagnarlo perché doveva fare un’intervista a Bruno Bozzetto. Era il 1980, avevo da poco finito gli studi all’Esperia (ndr. Istituto Tecnico Industriale) ma avevo la passione per il disegno, i cartoni animati e le vignette. Conosco così Bruno, gli faccio vedere i miei lavori. Gli “piacciono”, lui è sempre molto gentile, e mi chiede di collaborare con lui a una sigla per la Rai». Diventano amici e da allora partecipa ad altri progetti di animazione sia pubblicitari che scientifici, in particolare per la serie Quark di Piero Angela. Contemporaneamente realizza diverse copertine di dischi e CD con lo studio di post produzione Universal Video Corporation. Oltre a produzioni pubblicitarie inventa diverse sigle animate per programmi della Rai e videoclip per MTV. Ormai è lanciato e nel 1992 fonda a Milano, con Ernesto Paganoni, altro bergamasco Doc, Interactive Group Locomotion. “Uno studio innovativo che usa per la prima volta in Italia i nuovi computer grafici tridimensionali appena arrivati sul mercato” dice. Grosse produzioni, clienti importanti, agenzie pubblicitarie come Leo Burnett, Armando Testa, Mc Cann Erickson, case di produzione come FilmMaster, Central prodution.

Nello stesso tempo Adriano collabora alla fase di post produzione di diversi videoclip per artisti come Vasco Rossi, Zucchero e tanti altri. Nel 1993 vince il Premio Immagine per l’animazione con il corto “Andiamo al cinema” di Bruno Bozzetto, un film di quattro minuti interamente realizzato in 3D. L’anno dopo fonda una nuova società con Carlo Alfano e Roberto Pelitti che si occupa di effetti speciali per il cinema come quelli per “La leggenda del pianista sull’oceano” di Giuseppe Tornatore o “Vajont” di Renzo Martinelli. «Nel 1999 però lascio la Locomotion e ritorno a fare il free-lance collaborando con diverse case di produzione e studi di animazione» ci dice. «Attualmente continuo la produzione pubblicitaria e la realizzazione di animazioni sia in 3D che tradizionale per le maggiori case discografiche e filmati commerciali per case editrici e varie società».

Ma disegni e video non sono la sua unica passione. Da una decina d’anni si occupa anche di videomapping su facciate di edifici. La prima in occasione di “Notti di luce” a Bergamo sulla facciata della Camera di Commercio e sulla facciata di Santa Maria Maggiore in Città Alta. E poi c’è la batteria, che suona tra un’animazione e un’altra. «La mia è una famiglia di musicisti. I miei fratelli più grandi suonano uno la chitarra, l’altro il piano». Da anni lui e il fratello Valerio accompagnano i “Sant’Antonio David’s Singers”, il coro gospel bergamasco nato a Valtesse che dal 2006 ha tenuto centinaia di concerti. Attualmente è composto da circa 70 elementi e sei musicisti con un repertorio di brani spiritual e gospel diretti dal fratello di Adriano. E, per finire, la fotografia. «Mi piace molto lo studio della luce, anche perché nei lavori 3D è molto importante rendere fotorealistici ambienti ricreati al computer. Per diletto e quasi per gioco faccio parte di un gruppo internazionale che dà un punteggio alle foto che vengono pubblicate. Una delle mie è stata addirittura esposta in una mostra in Spagna, a Barcellona».

E Oscar&Wilde? «Sono i miei personaggi. I pensionati che controllano i lavori stradali e che mi permettono di fare un po’ di ironia. Dieci anni fa mi venne in mente di realizzarli prendendo spunto da due vecchietti del MuppetShow che con il loro cinismo e ironia tipica inglese, commentano i vari numeri dello show. Perché non farli diventare commentatori della quotidianità di casa nostra? Dopo averne parlato alla redazione di Bergamo Salute sono stati adottati e ormai da più di otto anni commentano a loro modo i vari articoli della rivista». Intanto si siede alla tolda del suo studio: sembra una nave spaziale con cinque computer e una tavoletta grafica per creare altre animazioni e altri personaggi. «Mi sento come un Walt Disney del mio quartiere» dice sorridendo.

a cura DI LUCIO BUONANNO