Superata l’iniziale fase di assoluta emergenza, oggi Covid 19 potrebbe essere definita un’infezione virale non più pandemica ma sicuramente endemica che si presenterà ancora a lungo con alti e bassi, con periodi di apparente remissione e - come molti temono - con altrettanti picchi e rinnovata attività infettiva. Ad oggi possiamo affermare con la dovuta prudenza di aver sviluppato una discreta conoscenza dei suoi attuali meccanismi patogeni , anche se non è possibile escludere che le sue prossime ed eventuali recrudescenze possano esprimerne di nuovi e diversi. Dopo gli scorsi mesi, durante i quali erano state imboccate disperatamente tutte le possibili strade terapeutiche pur non conoscendone ancora tutti i meccanismi patologici, ora, in una situazione di calma apparente, la ricerca scientifica si è riorganizzata e fornisce quasi giornalmente nuovi dati. Vengono approfonditi i meccanismi di azione del virus, le terapie da impiegare, alcune delle quali già disponibili da lunghissimo tempo (come il cortisone nelle sue varie forme e presentazioni farmaceutiche), oltre a immaginare la scoperta di nuovi farmaci o la remota disponibilità futura di un vaccino specifico.

Una risposta infiammatoria abnorme che coinvolge tutto l’organismo…
Cerchiamo allora di semplificare in modo scientificamente corretto la conoscenza della sequenza con la quale Covid 19 si sviluppa e provoca i danni che oramai ben conosciamo. Se all’inizio dell’epidemia si pensava fosse un’infezione virale che colpiva soprattutto le vie respiratorie, oggi sappiano che è ben altro, a cominciare dall’evidenza clinica che il virus inizialmente scatena una risposta infiammatoria abnorme. Questo avviene perché esso si lega in modo mirato ai recettori dell’angiotensina (ACE) che sono presenti con maggior densità in diversi nostri organi e distretti, a cominciare dal sistema respiratorio, vascolare e cardiaco, agli apparati riproduttivi, alla tiroide, alle strutture oculari, alle strutture nervose. L’infiammazione rapida ed estremamente grave di tutto il sistema vascolare che ne consegue provoca quella che in termini tecnici è nota come DIC - Disseminate Intravascular Coagulation, ovvero un’imponente coagulazione disseminata in tutti i vasi sanguigni a partire dai più piccoli e sottili. Questa condizione è alla base del collasso irreversibile globale del tessuto polmonare con susseguente crollo della capacità di ossigenazione e morte per anossia (mancanza di ossigeno) del paziente che avviene più o meno rapidamente, salvo nei casi definibili come più lievi in cui il paziente sopravvive con gravi o gravissimi danni invalidanti permanenti.

…fino a diventare una patologia cronica endocrino - autoimmune
Questa stessa risposta infiammatoria unitamente al virus stesso, se non mortale, innesca però una seconda reazione di tipo autoimmune, cioè induce la formazione di auto-anticorpi che agiscono distruggendo lentamente i tessuti degli organi e delle strutture già citate, quali ad esempio la tiroide e gli apparati riproduttivi maschili e femminili. Questa condizione, dimostrata oramai con ampie evidenze scientifiche, fa sì che l’infezione da Covid 19 si trasformi in una patologia cronica endocrino-autoimmune multiorgano e multidistrettuale che evolve autonomamente anche quando il virus non è più presente nell’organismo. In pratica il virus si comporta come una pietra lanciata in uno specchio d’acqua che al suo primo contatto provoca la formazione di una fontana di schizzi che scompare rapidamente lasciando però una serie di onde concentriche che rappresentano la reazione autoimmune che si propaga a lungo nel tempo.

Le nuove prospettive di cura
Alla luce di queste evidenze, comincia a farsi strada la soluzione, oramai generalmente approvata da molti sanitari in tutto il mondo, che incentra la terapia sull’uso immediato e iniziale dei corticsteroidi a dosi massicce (cortisone utilizzato nelle sue varie forme farmaceutiche già disponibili da tempo) unitamente ad altri farmaci terapeutici e di supporto. Il primo effetto del cortisone è quello di ridistribuire la carica linfocitaria, ovvero limitare la concentrazione di linfociti (ndr. cellule del sangue appartenenti ai globuli bianchi che regolano la risposta immunitaria) in un unico spazio tissutale in modo da poter controllare e “arginare” più agevolmente lo sviluppo della reazione infiammatoria. Ovviamente i soli corticosteroidi non saranno mai in grado di controllare tutti gli effetti di Covid 19; per questo ci viene in aiuto, innanzitutto, la conoscenza e la disponibilità di farmaci specifici che si è accumulata in anni di sviluppo delle terapie immunosoppressive - ovvero di tutte quelle terapie messe a punto per permettere di procedere sempre con maggior sicurezza ed efficacia con i trapianti di organi - a cominciare dalla loro capostipite, la ciclosporina, sino ai farmaci anti rigetto più recenti e innovativi. Oltre ai farmaci immunosoppressori, risulta oggi fondamentale per la sopravvivenza del paziente a breve, medio e lungo termine e per poter sperare in una massima limitazione dei danni collaterali e a distanza, l’impiego degli anti-coagulanti, degli antibiotici, degli antimicotici, dei gastroprotettori e di molti altri farmaci sia terapeutici che di supporto, tutti già ben noti e ampiamente disponibili, che devono però essere impiegati tutti senza risparmio fin dal primo esordio della malattia, pena il globale fallimento della terapia. Anche in questo ci viene fortunatamente incontro l’esperienza accumulata in questi lunghi mesi di lotta contro Covid 19, esperienza che ora ci permette di riconoscere più tempestivamente la comparsa della malattia e mettere in campo al più presto le varie terapie. Purtroppo le attuali conoscenze sia della malattia sia delle possibili terapie non sono in grado di escludere tassativamente il rischio che Covid 19 sia ancora una malattia letale , ma i semplici dati ad oggi disponibili dimostrano che l’efficacia di queste multiterapie è stata in grado di arginare in modo assolutamente efficace questo esito drammatico.

A cura del Prof. Massimo Valverde
Specialista in Patologia della Riproduzione Umana, Endocrinologia, Farmacologia e Tossicologia
Direttore Sanitario Centro Medico MR Bergamo