Approccio multidisciplinare pre e post intervento e consapevolezza psicologica e nutrizionale per mantenere i risultati negli anni.
L’obesità è ormai ufficialmente ritenuta essere una patologia epidemica di tipo globale, considerata come uno dei più grandi problemi di salute del XXI secolo. I recenti dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono allarmanti: dal 1975 la prevalenza a livello mondiale dell’obesità e del sovrappeso nella popolazione è quasi triplicata e si è oramai attestata intorno al 25-30%, coinvolgendo non solo i Paesi cosiddetti “sviluppati”, ma anche e maggiormente quelli “in via di sviluppo”.

Le armi per combatterla efficacemente spaziano dall’educazione alimentare alla chirurgia. Sin dal primo apparire di questa nuova epidemia silenziosa (e delle malattie a essa correlate quali il diabete, la dislipidemia e l’ipertensione, tutte patologie racchiuse nell’unico termine di “sindrome metabolica”), oltre a una soluzione clinica, logicamente e fondamentalmente basata su una potente azione di “educazione alimentare” per la quale è ovviamente richiesta una collaborazione attiva e permanente da parte dei pazienti, si è fatta via via sempre più strada la soluzione chirurgica. A seconda dei casi la chirurgia può essere effettivamente l’unica soluzione possibile per tentare di salvare la vita del paziente (e questo avviene all’incirca nel 15 % di loro) ma può anche essere vissuta dai pazienti come un modo “magico” e deresponsabilizzante per “risolvere” il loro problema senza un reale impegno continuativo sia psicologico che di volontà (e questo in genere vale nel restante 85%). Questa tipologia di chirurgia oggi denominata “Chirurgia Bariatrica“ affonda le sue radici procedurali in divese tecniche operatorie che inizialmente sono state principalmente mutuate dall’esperienza pregressa sia della chirurgia traumatologica e di guerra che da quella oncologica e dell’apparato digerente, e sono state gradualmente affinate nel tempo, e questo a partire principalmente dalla “diversione bilio-pancreatica” e dalle sue diverse varianti, oramai è nota a livello mondiale, e che venne ideata e applicata dal professor Nicola Scopinaro di Genova a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, e che ha rappresentato la storica pietra miliare di tutta questa successiva nuova branca della chirurgia, denominata per l’appunto “Chirurgia Bariatrica”.

Due tipologie di intervento
> I cosiddetti interventi restrittivi, tra i quali il più conosciuto è sicuramente la gastroplastica riduttiva (sleeve gastrectomy), che permette una notevole perdita di peso in un tempo che può andare da 12 a 24 mesi. Inevitabilmente però dopo questo periodo l’intervento tenderà a perdere la sua efficacia se il paziente non avrà “imparato” a modificare in modo duraturo e definitivo il suo stile alimentare.
> Interventi che provocano malassorbimento, tra i quali il più noto è sicuramente la già citata diversione bilio-pancreatica con tutte le sue varianti, che di fatto e compatibilmente come diversi fattori, tra i quali principalmente l’età del paziente, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi il gold standard degli interventi bariatrici “definitivi”, poiché provoca effetti permanenti sulla reale capacità di assorbire le proteine ed i grassi contenuti in ciò che si mangia. Resta comunque il fatto che entrambe queste due tipologie di intervento necessitano assolutamente che nel post-operatorio i pazienti operati seguano attentamente delle precise regole alimentari, costituite soprattutto dalla necessità di assumere costantemente sia un’adeguata integrazione di elementi quali ferro, magnesio, potassio e calcio e sia di vitamine.

Meno invasività e più sicurezza con la laparoscopia
Un impulso assolutamente essenziale per lo sviluppo di tutta la chirurgia bariatrica è stata l’introduzione delle tecniche di chirurgia laparoscopica che hanno permesso di rendere assolutamente meno invasive e più sicure tutte queste procedure.

L’importanza del follow up e di un supporto qualificato e plurispecialistico 
Parallelamente all’evoluzione delle tecniche chirurgiche e del numero di chirurghi che le applicano, è stata sviluppata una rete di supporto per i pazienti costituita dalla consulenza psicologica, necessaria per valutare globalmente il paziente e la sua reale idoneità all’intervento proposto, e sia da una costante valutazione nutrizionale post-chirurgica (che deve essere sempre svolta da un medico in possesso delle necessarie abilità e qualifiche) che è assolutamente necessaria per individuare i bisogni rispetto sia alle modalità nutrizionali e sia agli integratori alimentari che dovranno essere prescritti al paziente. Sfortunatamente, a un anno dall’intervento e per svariati motivi, una buona fetta dei pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica tende a lasciare volontariamente il programma di controllo post-operatorio al quale dovrebbe sottoporsi (o peggio segue soluzioni “fai da te” che spesso comportano degli effetti collaterali gravi e ovviamente imprevisti). È ormai accertato che questo atteggiamento li espone a non pochi rischi che sicuramente con il passare del tempo tenderanno a presentarsi in modo sempre più preoccupante, a fronte anche della scarsità di figure sanitarie di tipo clinico in possesso delle necessarie abilità e qualifiche già menzionate (e quindi non sostituibili da biologi, nutrizionisti, dietisti ospedalieri e altre figure “non mediche”) e che, soprattutto, siano adeguatamente formate in questo specifico ambito, in quanto, oltre ai piani di controllo alimentare già accennati, questi medici devono essere in grado di interfacciarsi positivamente con questa tipologia di pazienti per poi valutare e gestire in modo efficace sia gli effetti e sia i fenomeni secondari tipici di questi interventi, prescrivendo gli opportuni esami di valutazione ed eventualmente impostando i corretti rimedi. Infatti nell’organismo dei pazienti operati si creano delle carenze sia metaboliche sia di assorbimento e tali conseguenze spaziano dalla sfera endocrinologica a quella riproduttiva e non raramente a quella psicologico-comportamentale. Solo con dei medici adeguatamente preparati è quindi possibile impostare una corretta terapia farmacologica e una terapia nutrizionale adeguata, ragionata e accettata dal paziente in modo che sia poi realmente in grado di seguire - non solo nel breve ma anche e soprattutto nel lungo temine - le indicazioni e le prescrizioni fornitegli per mantenersi sempre in buona salute… “magri sì, ma con giudizio perché in questo campo i miracoli dietetici e chirurgici non esistono”.

dott. Massimo Valverde
Specialista in Endocrinologia, Ginecologia, Farmacologia e Tossicologia
Direttore Sanitario Centro Medico MR Bergamo