L’Italia è tra i dieci Paesi d’Europa in cui “il morbillo è endemico”. A rilanciare recentemente l’allarme è stato l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in occasione della Settimana europea dell’immunizzazione 2019 (24-30 aprile). “Questo a causa delle scarse coperture vaccinali nel corso degli anni, che hanno portato all’accumulo di ampie quote di popolazione suscettibili all’infezione” ha evidenziato l’Iss. Ma quali sono i rischi? Come è possibile prevenirla? Ce ne parla il dottor Sergio Clarizia, pediatra.

Dottor Clarizia, che tipo di malattia è il morbillo?
Il morbillo è un’infezione, causata da un virus della famiglia dei Paramixovidae, molto contagiosa. Provoca un eritema cutaneo diffuso a tutto il corpo e sintomi simil-influenzali. Il morbillo era stato quasi del tutto debellato grazie alla vaccinazione diffusa. Ma recentemente si stanno verificando numerosissimi casi in tutto il mondo, con veri e propri focolai epidemici a causa della riduzione dell’adesione al programma vaccinale per ansie dei genitori contro la vaccinazione, non suffragate da nessuna evidenza scientifica.

Quali sono i sintomi?
I primi sintomi sono solitamente tosse insistente, naso che cola, febbre alta e occhi rossi. I bambini possono anche avere macchie di Koplik (piccole macchie rosse con una zona centrale biancastra) all’interno della bocca prima che inizi l’eruzione cutanea. L’eruzione sulla pelle si manifesta tre giorni giorni dopo l’inizio dei sintomi, a volte insieme a una febbre alta fino a quaranta gradi, con la comparsa di solito di punti rossi piatti sulla fronte. Successivamente si diffonde al resto del viso, quindi lungo il collo e il busto fino alle braccia, alle gambe e ai piedi. I sintomi di solito iniziano 7-14 giorni dopo che qualcuno è stato esposto al virus. La febbre e l’eruzione lentamente scompaiono dopo pochi giorni.

È contagioso?
Il morbillo è molto contagioso: 9 persone su 10, se non sono vaccinate per il morbillo, potranno infettarsi.

Come si diffonde?
Si diffonde quando le persone respirano o hanno un contatto diretto con le secrezioni respiratorie della persona infetta da virus. Può passare attraverso le goccioline spruzzate nell’aria quando qualcuno con il morbillo starnutisce o tossisce. Le persone con il morbillo sono contagiose da quattro giorni prima che l’eruzione inizi fino a circa quattro giorni dopo e in particolare mentre hanno la febbre, il naso che cola e la tosse.

Esiste una cura?
Non esiste un trattamento medico specifico. Il virus deve fare il suo corso. Ci sono però alcuni accorgimenti da seguire per limitare i sintomi e i fastidi, tra questi, bere e idratarsi molto e favorire il riposo a letto. Se la febbre è alta può essere utile assumere paracetamolo o ibuprofene. Attenzione, invece, a non dare mai l’aspirina ai piccoli pazienti con una malattia virale: può favorire l’insorgenza della sindrome di Reye. Importante è tenere sempre i bambini sotto controllo medico. In alcuni casi, infatti, l’infezione può portare ad altri problemi, come otite (7% dei casi), diarrea (8%), polmonite (6%), encefalite 0.1% Un’infezione da morbillo può durare per diverse settimane.

Dopo quanto un bambino che ha avuto il morbillo può tornare a scuola o all’asilo?
I bambini con il morbillo devono essere tenuti lontani dagli altri per quattro giorni dopo la comparsa dell’eruzione cutanea in modo da evitare il contagio. Per quelli con un sistema immunitario indebolito, questo dovrebbe continuare fino al completo recupero e alla scomparsa di tutti i sintomi.

Come si può prevenire?
Il modo migliore per proteggere i bambini è la vaccinazione contro il morbillo, che fa parte del vaccino anti-morbillo-parotite-rosolia (MMR) o vaccino contro il morbillo-parotite-rosolia-varicella (MMRV) somministrato a 15-18 mesi e di nuovo a 5 o 6 anni. È importante che tutti i bambini seguano il calendario vaccinale, per garantire la cosiddetta immunità di gregge (fenomeno per cui, una volta raggiunto un livello di copertura vaccinale sufficiente all’interno della popolazione, si possono considerare al sicuro anche le persone non vaccinate in virtù di una protezione indiretta), salvaguardando i bambini che per patologie particolari non possono essere vaccinati. Prima che la vaccinazione contro il morbillo fosse disponibile (anni Sessanta), ogni anno negli Stati Uniti erano segnalati più di 500.000 casi di infezione, circa 500 morti, 4.000 persone con encefalite. Da allora l’immunizzazione diffusa ha reso il morbillo raro negli Stati Uniti e nel resto del mondo ma le epidemie si verificano ancora, soprattutto a causa di persone non vaccinate. A più alto rischio durante un’epidemia di morbillo sono in particolare bambini che non sono abbastanza grandi per ottenere il vaccino, donne incinte, persone con scarsa nutrizione o sistema immunitario indebolito.

È consigliabile chiamare subito il dottore se si pensa che il proprio figlio abbia il morbillo e anche se il bambino è stato vicino a qualcuno con il morbillo

a cura di Maria Castellano
con la collaborazione del dott. Sergio Clarizia 
Specialista in Pediatria
Pediatra di famiglia a Bergamo e presso Politerapica Seriate