Intervista con la capitana della Nazionale di Pallavolo sorde premiata come Cavaliere al Merito dal Presidente Mattarella.
L’appuntamento è in un bar sul Sentierone, vicino alla sede della Banca Ubi di Bergamo, dove lavora da cinque anni. Lei ha solo 28 anni, ma è Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica. È una dei trentatré “eroi” italiani nominati il 29 dicembre scorso di motu proprio dal nostro Presidente Sergio Mattarella “per l’impegno e la passione con cui fa dello sport uno strumento di conoscenza e inclusione delle diversità”. A settembre si è anche laureata in Economia e Gestione dei Beni culturali e dello Spettacolo. E ha festeggiato lanciandosi con il paracadute. Ilaria Galbusera è la capitana della Nazionale femminile di pallavolo sorde. È sorda e lo dice tranquillamente senza ricorrere al politically correct “non udente”. Non ci sente, ma parla benissimo, in perfetto italiano che ogni tanto, nell’intervista con Bergamo Salute, intramezza con la lingua dei segni. È una bella ragazza, capelli lunghi, altra un metro e 72. Nel 2011 ha vinto addirittura il titolo di Miss Deaf World a Praga superando una quarantina di ragazze sorde come lei provenienti da Europa, Stati Uniti, Brasile e da vari Paesi africani e asiatici. E di recente, con la sua Nazionale, ha conquistato la medaglia d’argento alle Olimpiadi di categoria (meglio conosciute come Deaflympics), battuta solo dal Giappone. Nel suo palmares ci sono anche tre scudetti italiani e la partecipazione a sei campionati tra mondiali ed europei e alle Olimpiadi.

«Sono sorda profonda dalla nascita» ci dice. «Secondo i medici è un fattore ereditario. Anche mio padre è diventato sordo all’età di tre anni a causa del morbillo, pure i miei nonni materni non sentivano. Io porto le protesi e sono “bilingue” nel senso che sono cresciuta tra la lingua italiana parlata e la lingua dei segni italiana, in pratica tra due mondi, quello dei sordi e quello degli udenti. Nonostante il mio handicap, che è più per gli altri che per me, ho acquisito un buon linguaggio, dovuto soprattutto all’impegno di mia madre che si è licenziata per starmi vicino, per accompagnarmi a logopedia e a musicoterapia, per insegnarmi a parlare e a conoscere la lingua dei segni. Da piccola, alle elementari e alle medie di Sorisole, dove abitano ancora i miei genitori, non ho mai avuto problemi né a scuola né con i compagni che mi hanno sempre accettato con la mia disabilità. Alle superiori, al primo anno del liceo scientifico Lussana invece, per la prima volta mi sono sentita isolata, diversa dagli altri. Ho molto sofferto all’inizio. Non avevo amici e tutti mi evitavano per ignoranza: essere sordi infatti per alcuni di loro significa essere handicappati, ritardati mentali. Poi però mi hanno conosciuta bene e si sono ricreduti tanto che al secondo anno mi hanno addirittura eletta come rappresentante di classe. Un’esperienza che mi ha aiutato molto: così da quella timida ragazzina di paese che ero sono diventata più forte caratterialmente. All’Università ho trovato professori e amici molto disponibili. Mi mettevo al primo banco così potevo guardare le labbra dell’insegnante mentre spiegava e i compagni mi passavano i loro appunti se non riuscivo a scriverli io».

Ilaria ha davvero una parlantina sciolta e un sorriso accattivante. Ti osserva attentamente e guarda il tuo labiale. Parliamo per quasi due ore e ci racconta la sua storia sportiva. «Mi sono avvicinata alla pallavolo all’età di 11 anni dopo aver provato numerosi sport, nuoto, sci, pattinaggio artistico su pattini a rotelle vincendo anche un campionato regionale. Un giorno però sono andata a vedere una partita di mio fratello Roberto, pallavolista professionista che giocava allora nell’Olimpia Bergamo in serie B1 ed è nata la passione. Fino a quel momento vivevo i miei sport da sola. Vedendo giocare Roberto ho notato che lui parlava e rideva con i compagni di squadra, si divertivano e sembravano molto amici. È stato amore a prima vista. Anch’io volevo avere amici così, mi piaceva lo spirito di squadra, il modo con cui si faceva squadra. Avevo però dei dubbi ed è stato mio fratello che mi ha spinto a tentare. Così ho cominciato la mia carriera con il minivolley. Poco dopo la mia allenatrice mi ha fatto inserire nelle squadre giovanili dell’Excelsior. Quelle udenti. La pallavolo per sorde l’ho scoperta dopo grazie a Sara Batresi che già giocava in Nazionale. E così oggi mi ritrovo a giocare con due squadre: quella di normodotate, la Lemen Volley di Almenno, anche se il mio cartellino è sempre dell’Olimpia, e quella per sorde, l’Associazione Sportiva Silenziosa Lodovico Pavoni di Brescia. Due campionati diversi: quando gioco con le sorde devo però togliere le protesi come prevede il regolamento. Con le compagne ci guardiamo negli occhi. Due allenamenti alla settimana più la partita. E poi ci sono i raduni con la Nazionale, una volta al mese. Quest’anno dal 6 al 16 giugno ci saranno i campionati europei sorde in Sardegna e speriamo che anche le televisioni ci diano un po’ di spazio. All’estero è una festa: migliaia e migliaia di spettatori e tanta tv. Purtroppo noi non possiamo partecipare alle Paralimpiadi, ma sarebbe bello se il Comitato Paralimpico creasse una nuova categoria per i sordi».

Ilaria Galbusera è stata relatrice il 16 marzo a TEDxBergamo 2019 LET'S WONDER sul palco del Teatro Sociale di Città Alta

Ilaria, che è finita su tutti i giornali e le Tv con le sue compagne di Nazionale perché ha “cantato” con le sue compagne di Nazionale l’Inno italiano con la lingua dei segni, non sta mai ferma. Adesso si sta preparando a seguire un’ottantina di ragazzi sordi dai 7 ai 15 anni, provenienti da tutta Italia, ai Champion’s Camp, campi estivi multisportivi organizzati da ASD di Reggio Emilia con la collaborazione di Sport & Fun Holidays. «Ci saranno tutti gli sport. Sono campi multisportivi che organizziamo ogni anno, aperti a tutti i ragazzi, sordi e udenti. È garantita l’accessibilità a 360 gradi per venire incontro a tutte le esigenze dei ragazzi sordi integrandoli con i partecipanti udenti. A fianco degli istruttori qualificati ci sono anche atleti sordi della Federazione Sport Sordi Italia che sono anche di stimolo e di sostegno a tutti i ragazzi sordi e non. Siamo lì per dimostrare che se ce l’abbiamo fatta noi possono farcela anche loro, ritrovando i veri valori della vita, sia nello sport che nella vita, e il rispetto per gli altri».

Ma prima, il 5 marzo Ilaria è stata ricevuta dal Presidente Mattarella al Quirinale per ricevere il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana con un altro bergamasco, Igor Trocchia, allenatore del Pontisola che ha ritirato i suoi ragazzi dal campo per i continui insulti razzisti dei tifosi avversari contro un suo giocatore di colore. «Per me è stata una sorpresa» dice Ilaria. «Mi ha chiamato un giornalista della Rai e mi ha dato la notizia. Non volevo crederci, non avevo fatto nulla di cui vantarmi per avere quel riconoscimento. È stato comunque un momento molto emozionante». Ilaria ha anche realizzato un documentario con Antonino Guzzardi che ha per protagonisti sei atleti con vari gradi di sordità che indossano la maglia azzurra e che finora ha già ottenuto 12 premi nazionali e internazionali. «Si chiama “Il rumore della vittoria” ed è il primo documentario italiano che parla di sport e di sordità» ci dice. «A breve dovrebbe uscire il dvd. Per due anni abbiamo seguito questi ragazzi con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico su tematiche di cui i media parlano poco e di portare sullo schermo una realtà importante che ancora oggi è sconosciuta ai più». Insomma Ilaria non ci sente ma sa farsi sentire in campo e nella vita.

Una sportiva senza frontiere
Il Presidente Sergio Mattarella ha elogiato Ilaria per il suo impegno verso le persone che sono in difficoltà. E tra queste persone ci sono anche i ragazzi sordi del Ghana per i quali Ilaria ha messo a punto un progetto e ha aiutato la federazione sordi del Paese africano a raccogliere fondi per poter partecipare alle prossime competizioni olimpiche. Ma Ilaria Galbusera non finisce di stupire: il 3 febbraio, giorno del suo compleanno, è stata ispiratrice con l’attrice Sofia Licini di uno spettacolo per bambini (Mondo di silenzio) che ha l’intento di mostrare come esistano modi diversi di comunicare e portato in scena al Teatro San Giorgio di Bergamo.

a cura DI LUCIO BUONANNO