Il diabete è una malattia cronica, caratterizzata da alti livelli di glicemia (zucchero) nel sangue che, se non curata bene, può comportare gravi complicanze a cuore, occhi, rene, sistema nervoso e arterie. Sono circa 4 milioni in Italia le persone affette da questa patologia, il 5,3% dell’intera popolazione (16,5% fra le persone di 65 anni e oltre). In questi ultimi anni la ricerca ha messo a disposizione nuovi farmaci e tecnologie che ne rendono più semplice e sicuro il trattamento. I farmaci a diposizione fino ad ora erano efficaci, ma esponevano i paziente al rischio di ipoglicemia (valori bassi di zucchero nel sangue), condizione non piacevole, che comporta sintomi come sudorazione, senso di fame, palpitazioni al cuore e, se non si assumono subito degli zuccheri semplici, può causare anche la perdita di conoscenza. La paura dell’ipoglicemia è una dei motivi principali che spesso rende difficile una cura adeguata del diabete. Un’ipoglicemia che si presenta mentre un diabetico guida l’auto o fa un lavoro pericoloso può comportare un elevato rischio di incidenti.

Una piccola rivoluzione: farmaci senza rischio di ipoglicemia per il tipo 2
Il problema è in gran parte risolto dalla scoperta di nuove terapie per il diabete di tipo 2. Sono a nostra disposizione nuovi farmaci con nomi complicati, gliptine, GLP1-agonisti e glifozine, che sono in grado di ridurre la glicemia elevata del diabetico senza però portare all’ipoglicemia (un vantaggio evidente è che diminuiscono la necessità di pungersi frequentemente le dita per misurare la glicemia). Per questo sono definiti farmaci “intelligenti”. Questi nuovi farmaci non solo abbassano la glicemia, ma limitano anche in modo significativo il rischio di complicanze, in particolare di infarto, motivo per il quale sono attualmente consigliabili nei pazienti che hanno problemi di cuore (glifozine e GLP1-agonisti). Un altro vantaggio rispetto ai vecchi farmaci è che possono anche aiutare a dimagrire. Le glifozine infatti fanno perdere calorie grazie alla loro capacità di far urinare zucchero (e quindi calorie), mentre i GLP1-agonisti riducono l’appetito e quindi aiutano il rispetto della dieta. Ovviamente come tutti i farmaci, anche queste nuove molecole possono presentare effetti collaterali e vanno prescritti sotto la supervisione del medico diabetologo, anche perché necessitano di un piano terapeutico. Il maggiore problema è che sono costosi rispetto ai farmaci tradizionali: se tutti i diabetici in Italia assumessero questi farmaci, il costo per lo Stato aumenterebbe in modo importante. Perciò, al momento attuale, si cerca di prescriverli ai pazienti che maggiormente possono trarre vantaggio da queste nuove terapie.

Nuove insuline, microinfusori tecnologici e sensori senza pungidito per tenere sotto controllo il tipo 1
Buone notizie anche per i pazienti diabetici di tipo 1 o che necessitano di terapia insulinica. Sono state sintetizzate nuove insuline in grado di mantenere meglio una concentrazione stabile nel sangue senza picchi. Queste nuove insuline lente, a lunga durata d’azione, sono in grado di ridurre la variabilità della glicemia con riduzione non solo delle ipoglicemie notturne, ma anche delle iperglicemie prima di cena. L’altra grande novità per i diabetici di tipo 1 sono i microinfusori per l’infusione continua di insulina associati a sensori sottocutanei per il controllo in continuo della glicemia. Sono dei veri computer della grandezza di un telefonino che aiutano il paziente a somministrare insulina in modo “intelligente” attraverso una piccola cannula senza bisogno di iniezione: il sensore misura la glicemia e la comunica al microinfusore che grazie a un programma aiuta il paziente a correggere la glicemia premendo un semplice tasto. È il computer che decide in base alle informazioni ricevute la giusta dose di insulina da infondere. E non solo: alcuni modelli sono in grado di interrompere l’infusione di insulina se il sensore per la glicemia prevede la comparsa di un’ipoglicemia. Il diabetico non deve fare nulla: il microinfusore sospende l’insulina e riprende solo quando la glicemia ritorna a livelli di sicurezza. Questo è il preludio al cosiddetto pancreas artificiale, uno strumento che nel prossimo futuro (entro due-tre anni) da solo farà la terapia insulinica. Un’altra buona notizia per i pazienti in terapia insulinica tradizionale è la disponibilità di sensori per la misurazione della glicemia senza necessità di pungersi le dita. Questi nuovi strumenti per la misurazione in continuo della glicemia vengono inseriti nel sottocute mediante una piccola cannula nelle braccia o nell’addome: non solo forniscono in qualsiasi momento informazioni in tempo reale dei valori glicemici, ma mostrano anche se il valore di zucchero nel sangue sta salendo o scendendo. Sono come dei microcomputer che, leggendo l’andamento della glicemia, predicono come andrà nei minuti successivi. Il sensore segnala (anche attraverso allarmi sonori) se la glicemia è in aumento, se è stabile o se è in diminuzione, ma non solo: è in grado di predire la velocità del cambiamento dei valori di zucchero nel sangue e quindi aiutare la persona, in tempo, a mettere in atto le azioni per evitare ipo o iperglicemie.

Il diabete rimane una condizione cronica che richiede l’impegno del paziente a mantenere uno stile di vita il più sano possibile, ma tutte queste novità sicuramente alleggeriscono e facilitano una corretta gestione della patologia”

Ci sono due tipi principali di diabete.
> Il diabete di tipo 2 è la forma più frequente e costituisce più del 90% dei malati. Questo diabete, identificato in genere dopo i 50-60 anni e legato all’obesità e alla ridotta attività fisica, nella maggior parte dei casi non richiede la terapia insulinica.
> Più raro è il diabete di tipo 1 (circa il 10% dei diabetici) che spesso inizia in giovane età, anche nei bambini, ed è dovuto a un’incapacità del pancreas a produrre l’insulina. In questi diabetici, l’unica terapia è l’insulina.

A cura del dottor Roberto Trevisan
Direttore UOC
Malattie Endocrine - Diabetologia ASST Papa Giovanni XXIII Bergamo