Si dice che i disturbi ansiosi (ansia e attacchi di panico in primis) siano il male psicologico dei nostri tempi. Ma cosa sono davvero? Come riconoscerli? E soprattutto come affrontarli in modo che non ci rovinino la vita? Ne parliamo con la dottoressa Emanuela Laura Valsecchi, psicologa e psicoterapeuta.

Dottoressa Valsecchi, cosa si intende per ansia?
L’ansia in condizioni normali è uno stato di attivazione positiva, una carica psicologica e organica che ci permette di affrontare i problemi della quotidianità con la grinta necessaria per la loro risoluzione. Se la vogliamo analizzare da un punto di vista fisiologico, potremmo considerare l’ansia come una reazione utile in alcune circostanze, soprattutto quando si deve rispondere rapidamente a un pericolo. Facciamo un esempio: sto attraversando la strada e un‘auto sta per investirmi; in questo caso di fronte al pericolo imminente nel corpo si scatenano delle reazioni fisiche che attivano la risposta di fuga (il cuore batte più velocemente per pompare più sangue ai muscoli, i bronchi si dilatano per rifornirci di ossigeno, le pupille si dilatano per migliorare la visione…) e permettono di attraversare velocemente la strada. Ma se le sensazioni diventano talmente forti da causare una sorta di paralisi sia cognitiva sia fisica, l’ansia da positiva diventa negativa, non reagisco più prontamente alla situazione e rischio di essere investito: siamo in una situazione di panico.

Che differenza c’è tra ansia e un attacco di panico?
Un attacco di panico è un episodio breve e intenso in cui si sperimenta ansia acuta, che insorge in modo improvviso e comporta sintomi fisici e vissuti psicologici di terrore e di morte. Tale disturbo di solito esordisce nella tarda adolescenza o nella prima età adulta e ha un incidenza da due a tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Nelle donne il problema sembra più frequente a causa della costante necessità di dividersi tra molteplici esigenze lavorative e familiari.

Ci sono situazioni che possono favorirlo?
Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, per cui il soggetto si spaventa enormemente e spesso ricorre al pronto soccorso poiché convinto di avere un problema fisico. Alcune persone dicono di non capire perché sia capitato a loro poiché ritengono di non aver alcun problema, altri invece ammettono di aver vissuto nei mesi precedenti situazioni che possono aver contribuito all’insorgenza degli attacchi di panico (eventi di vita come matrimonio o convivenza, separazioni, perdita o malattia di una persona significativa, problemi finanziari e lavorativi). Spesso l’attacco di panico si manifesta quando la persona si sente costretta in una certa situazione come un mezzo di trasporto, il treno, la metropolitana, l’aereo, o in una situazione in cui gli sembra di non avere via d’uscita, come un ingorgo stradale oppure al contrario in uno spazio aperto in cui non trova punti di riferimento o nei luoghi pubblici (agorafobia) per esempio il centro commerciale.

Come condiziona la vita di chi ne soffre?
Vivere momenti così angosciosi crea grosse ripercussioni sulla vita quotidiana, poiché la persona comincia a temere che l’attacco di panico si ripresenti. Subentra quella che viene definita “paura della paura”, emozione talmente forte e persistente che spinge la persona a cercare di evitare quelle situazioni o quei posti in cui ha vissuto il panico. L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene quindi la modalità di comportamento prevalente e la persona diventa schiava dei suoi attacchi di panico, costringendo spesso tutti i familiari a non lasciarla mai sola, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere dipendente dagli altri. Un’ulteriore complicazione è il timore di sfigurare di fronte agli altri; spesso per paura del giudizio degli altri si tende a non dire la verità, ad accampare scuse per non uscire o incontrare amici. Tutto questo può condurre anche a uno stato depressivo in cui la persona sente di non avere via d’uscita e non sa come fare per risolvere il problema.

Ma è possibile davvero risolvere questo problema?
Superare un Disturbo da Attacchi di Panico è possibile ma, per prima cosa, è importante prendere consapevolezza del fatto che “si soffre ma non si corre alcun pericolo”. Questa è sicuramente la cosa più difficile da capire poiché, nonostante non ci siano reali pericoli per la sua salute e incolumità, la persona soffre moltissimo pensando di essere sul punto di morire. La psicoterapia in questi casi può essere utile per aiutarla a divenire consapevole di quei pensieri o fantasie che la rendono prigioniera. Spesso chi soffre di attacchi di panico è un soggetto preciso, meticoloso e ha bisogno di tenere tutto sotto controllo con l’illusione di essere “forte”, in realtà dietro si nasconde la paura di non essere all’altezza della situazione e non riuscire a gestire le emozioni. La terapia può essere affiancata anche da tecniche specifiche per gestire l’ansia, più “pratiche”, che richiedono al paziente un coinvolgimento attivo, come il training autogeno, la respirazione lenta, il rilassamento muscolare. Tali tecniche per essere efficaci devono essere però praticate in modo costante. È importante inoltre imparare a riconoscere le varie sensazioni fisiche sperimentate proprio per non etichettare tutto sotto il nome di ansia; l’ansia è un moltiplicatore della paura quindi se la viviamo come una forza misteriosa produce ulteriore paura e la paura alimenta ancora di più l’ansia, in un circolo vizioso che va spezzato con la conoscenza.

La parola “panico”
nasce dalla mitologia greca in cui si narra del “dio Pan”, metà uomo e metà caprone, abituato a comparire all’improvviso sul cammino altrui suscitando terrore interiore e scomparendo poi velocemente, lasciando le vittime nell’incapacità di spiegarsi quanto accaduto. La vittima era in preda a una tale angoscia da avere l’impressione di essere sul punto di morire

 

Come riconoscerlo
La descrizione di un attacco di panico da parte di chi ne soffre è spesso la seguente “mi sento morire, mi manca l’aria….il cuore mi batte fortissimo, mi sembra di impazzire”. I sintomi fisici che le persone riportano più spesso dopo un episodio di attacco di panico sono:

• difficoltà respiratoria (dispnea) in alcuni casi con sensazione di “fame d’aria”
e di soffocamento

• tachicardia o palpitazioni spesso associati a dolori al torace

• aumento della sudorazione

• brividi o vampate di calore

• tremori

• capogiri, sensazione di stordimento, debolezza con impressione di perdere i sensi

• formicolii o intorpidimenti nelle aree delle mani, dei piedi e del viso

• nausea, sensazioni di chiusura alla bocca dello stomaco o disturbi intestinali

• tremori fini o a scatti.

I sintomi psicologici, invece:

• sensazione di non essere parte della realtà (derealizzazione)

• paura di perdere il controllo

• paura di impazzire

• paura di morire

• crisi di pianto.

a cura di VIOLA COMPOSTELLA
Ha collaborato DOTT.SSA LAURA VALSECCHI
Psicologo e Psicoterapeuta
- PRESSO CENTRO DI PSICOLOGIA RELAZIONALE DI MOZZO -