Si manifesta, in genere, con un fastidio o un dolore nella regione inguinale o nell’interno della coscia che a volte rende difficile svolgere le normali attività quotidiane. È l’ernia inguinale, una delle patologie più comuni e frequenti soprattutto tra gli uomini, colpiti otto volte di più rispetto alle donne (sebbene anche le donne ne siano affette, spesso la sintomatologia è più sfumata e non prontamente riconosciuta per via delle minori dimensioni dell’ernia e della diversa anatomia della regione inguinale).  

Oggi per “curarla” non servono più interventi invasivi come una volta o grossi tagli: bastano tre piccole incisioni. Merito di una sempre maggiore “personalizzazione” delle tecniche chirurgiche e soprattutto dei progressi nel campo della chirurgia laparoscopica, che si traducono in minor stress per il paziente, minor dolore postoperatorio e tempi di ripresa più rapidi.

Un fastidio che peggiora con il movimento
In linea generale, per ernia si intende il passaggio di contenuto addominale (intestino, colon, omento…) o semplicemente di grasso attraverso un “buco” della parete, tecnicamente chiamato “difetto di parete”. Il luogo più frequente in cui si presenta questo difetto è appunto la regione inguinale, in virtù della sua particolare funzione e anatomia. È esperienza comune, soprattutto in persone giovani che lavorano o svolgono attività sportive saltuarie o continuative, il fenomeno dell’ernia inguinale, cioè quel rigonfiamento a livello di un inguine che aumenta durante gli sforzi e la posizione eretta sino a diventare invalidante o, peggio, divenire un’urgenza da trattare chirurgicamente entro poche ore. A volte però la sintomatologia è più subdola: si presenta semplicemente come un fastidio in regione inguinale o alla radice interna della coscia, nella regione crurale (o inguinofemorale), che diventa via via sempre più limitante nello svolgimento delle normali attività. Per questo è importante affidarsi a mani esperte che sappiano riconoscere il problema, anche quando si tratti di una piccola ernia, e trattarlo con la tecnica adeguata.

La terapia
L’ernia inguinale può essere trattata in modo conservativo con supporti contenitivi (ad esempio il cinto erniario) ed evitando il più possibile attività fisiche intense. Questi rimedi però non rappresentano la soluzione, ma solo un palliativo che potrebbe anche peggiorare il problema, senza naturalmente risolverlo. Nella quasi totalità dei casi, invece, la terapia è essenzialmente chirurgica, attraverso un intervento che consiste nel riportare nella sede naturale i visceri erniati e nel posizionare una rete (o protesi), per impedire future ernie e ricostituire l’anatomia della regione inguinale. Nei centri avanzati, nella stragrande maggioranza delle situazioni, l’intervento viene eseguito in laparoscopia, tecnica chirurgica introdotta nella pratica clinica all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso che ha permesso di effettuare quasi tutti gli interventi chirurgici addominali non più eseguendo grossi tagli ma attraverso poche piccole incisioni. Nel caso specifico dell’ernia inguinale si praticano tre piccole incisioni, attraverso le quali il chirurgo riduce l’ernia, introduce, posiziona e fissa la rete. Le metodiche di fissazione della rete variano a seconda delle dimensioni e dell’anatomia del singolo caso, garantendo una tenuta della protesi anche per le grosse ernie. Vengono utilizzati i più moderni sistemi di fissaggio per la protesi, da clip metalliche a clip riassorbibili sino a colle biologiche, con un dolore postoperatorio e cronico praticamente assenti e una tenuta nel tempo comprovata.

Piccole incisioni per una ripresa più veloce
I grandi vantaggi della tecnica laparoscopica, utilizzata con sicurezza anche per trattare l’ernia inguinale, sono: minor invasività (si chiama infatti chirurgia mini-invasiva), minor stress per il paziente e minor dolore postoperatorio, tempi di ripresa più veloci (la ripresa delle attività - siano esse lavorative o sportive, anche a livello agonistico-professionale - avviene mediamente in 10-15 giorni) e risultati funzionali ed estetici incomparabili rispetto alla chirurgia tradizionale. Inoltre, grazie alla miglior visione possibile con questa via d’accesso, il chirurgo è messo nelle condizioni di posizionare la rete in maniera più completa, andando a coprire completamente tutta la regione inguino-crurale e i possibili difetti di parete in un unico intervento, anche trattando contemporaneamente ernie presenti sia a destra sia a sinistra, limitando al minimo il rischio di recidive. La stragrande maggioranza dei pazienti quindi, e in particolare i soggetti con ernia inguinale bilaterale o recidiva, o monolaterale ma fisicamente attivi, vengono operati con metodica laparoscopica, secondo due tecniche ormai consolidate da anni (TEP o TAPP). Solo in una piccola percentuale di pazienti viene eseguito l’intervento tradizionale.

NON SOLO INGUINE
Sebbene l’ernia trovi nella regione inguinale la zona di maggior debolezza e quindi si riscontri con più frequenza in questa sede, esistono altre regioni della parete addominale in cui può manifestarsi. Un altro luogo in cui l’ernia si presenta frequentemente è l’ombelico. Altre ernie molto più rare sono localizzate alle periferie laterali dell’addome, dove i vari muscoli si intersecano fra loro. Inoltre, dopo ogni intervento chirurgico, nel luogo dove è stata effettuata l’incisione si forma una zona più debole che può dar luogo a un'ernia su incisione, che per la sua origine (non naturale ma causata da una precedente incisione) viene tecnicamente chiamata laparocele. Ernie e laparoceli, variabili per localizzazione, dimensioni e gravità, non sono solo un problema estetico ma rappresentano un grave danno funzionale per l’esecuzione delle normali attività. La cura e la soluzione di queste patologie è essenzialmente chirurgica. Possono restare stabili nel tempo, ma in alcuni casi possono divenire una vera e propria urgenza: questo accade quando l’ernia si strozza, cioè il suo contenuto, una volta uscito, non riesce a rientrare nella sua sede naturale. Questa condizione può comportare, se non adeguatamente riconosciuta e trattata tempestivamente, diverse complicanze anche gravi, quali infarti intestinali, quindi la terapia ideale del laparocele è l’intervento chirurgico laparoscopico in elezione. Lo stesso intervento può essere effettuato nella maggior parte dei casi anche in urgenza in centri con un’adeguata esperienza nella tecnica mini-invasiva.

A CIASCUNO LA SUA RETE
Le reti a disposizione sono di diversa natura e diversi materiali. Sta al chirurgo decidere quale faccia al caso del paziente a seconda dell’età, della corporatura e di alcuni fattori relativi al suo stile di vita (tipo di lavoro, attività fisica etc.). Sia per la cura dell’ernia inguinale che per le ernie della parete addominale in generale, è essenziale la scelta dei corretti materiali protesici, che garantiscano alti standard di integrazione con i tessuti del paziente e tenuta nel tempo, per azzerare il rischio di recidive. In questo senso, la continua ricerca dei materiali più idonei e l’affinamento della tecnica chirurgica garantiranno un risultato duraturo.

a cura del DOTT. STEFANO OLMI
Responsabile U.O. Chirurgia Generale e Oncologica
- POLICLINICO SAN MARCO ZINGONIA -