Chi non ricorda il motivo della canzoncina dello Zecchino d’Oro di alcuni decenni or sono che diceva: “era una zanzara in abito da sera, se l’era messo per far bella figura... e se ne volava intorno a una culla...”? Estate vuol dire sole, mare, monti e… zanzare, fastidiose compagne delle serate estive! Le zanzare pungono per succhiare il sangue e, per fare ciò, iniettano sostanze anticoagulanti, rigurgitando anche la propria saliva irritante per l’uomo.
Piccole ma capaci di colpire nel segno
Le zanzare sono insetti piccoli ma molto evoluti, dotati di recettori per il calore e per l’odore cosicché possono centrare la propria vittima, con estrema precisione, anche al buio. Nell’evoluzione hanno imparato a scovare l’uomo seguendo, oltre all’odore umano anche i profumi che l’uomo utilizza, e individuando le caratteristiche degli ambienti in cui vive. I fumi delle cotture dei cibi e la luce delle lampadine, ad esempio, sono tutti elementi in grado di attrarre le zanzare.
Fastidiose, ma difficilmente portatrici di malattie (almeno qui da noi)
Alcune specie di zanzara (ne esistono circa 2.700 nel mondo) trasmettono malattie come malaria o febbre gialla. In Italia, scomparsa la malaria, le punture di zanzara non sono ritenute pericolose ma solo fastidiose per l’uomo. L’arrivo di nuove specie di zanzare come la cosiddetta zanzara tigre però ha complicato un po’ le cose. La zanzara tigre o Aedes albopictus, originaria del sud-est asiatico, arriva in Italia, a Genova, nel 2000 e si diffonde rapidamente in molte regioni. Si riconosce perché è più piccola e scura rispetto alle nostre zanzare e possiede caratteristiche strie bianche sulle zampe e sul dorso. Ha abitudini differenti rispetto alle zanzare nostrane: attacca anche di giorno, in pieno sole, e spesso lo fa in sciami di centinaia di esemplari. Il liquido che inietta è particolarmente tossico e induce reazioni cutanee molto pruriginose o dolenti. Nei Paesi di origine, la zanzara tigre è portatrice di malattie virali che tuttavia, per ora, non si sono verificate in Italia. Questo insetto è così resistente da sopravvivere alle temperature rigide dell’inverno, potendo pungere anche attraverso gli indumenti. Ancora, la zanzara tigre è meno sensibile ai repellenti e ai fornelletti anti-zanzara rispetto alle zanzare nostrane.
La reazione? Prurito e gonfiore
Alla puntura di zanzara segue il pomfo, quel gonfiore pruriginoso che dura 20-30 minuti e che induce il grattamento con quel che ne consegue: erosioni puntiformi e piccole croste. Alcuni soggetti, soprattutto bambini, sviluppano reazioni abnormi con gonfiore intenso che dura anche qualche giorno.
Come difendersi
Prevenire è meglio che curare, anche nel caso delle punture di zanzare. Innanzitutto va considerata la prevenzione ambientale, in altre parole il contenimento se non l’eliminazione delle condizioni ambientali che favoriscono la riproduzione dell’insetto, allontanandolo dagli ambienti domestici. Esistono alcune regole di buon senso che ognuno di noi può e deve applicare.
• Prestare attenzione a non generare ristagni d’acqua che permettono alle zanzare di depositare le proprie uova e di riprodursi: evitare sottovasi per piante e fiori, pneumatici usati lasciati all’aperto, vasche, laghetti e fontane.
• Utilizzare zanzariere alle finestre o intorno ai letti.
• Utilizzare fornelletti o spirali negli ambienti domestici. Questi rimedi basano la propria azione su derivati del Piretro, una sostanza in grado di paralizzare gli insetti, poco tossica per l’uomo. Fornelletti e spirali sono efficaci solo negli ambienti chiusi ed è buona norma aerare l’ambiente dopo il loro uso.
• Utilizzare, in alternativa ai fornelletti e spirali, apparecchi che emettono ultrasuoni. Gli apparecchi che attraggono con la luce eliminando le zanzare con una scarica elettrica sono innocui ma non molto efficienti. Il vantaggio è che si possono posizionare all’aperto.
• Utilizzare i cosiddetti "repellenti" individuali, sostanze da applicare sulla pelle, in grado di impedire ai sensori delle zanzare di intercettare i vasi sanguigni. Quelli approvati in Europa comprendono: il DiEtilToluolamina (DEET), la Picridina e il p-MetanDiolo (PMD) un derivato dell’olio di eucalipto. Il PMD è l’unico tra i derivati vegetali approvato negli USA come repellente anche se la sua azione è piuttosto debole. Altri estratti vegetali, quali citronella o geraniolo, assai diffusi, non sembrano garantire una protezione soddisfacente. Nell’applicazione sulla pelle dei repellenti, è importante seguire alcune regole: stendere il prodotto solo sulle parti scoperte del corpo; non utilizzare il prodotto su pelle con abrasioni o tagli; evitare il contatto con gli occhi; lavarsi quando si rientra all’interno; non utilizzare i prodotti in bambini al di sotto dei 3 anni.
Queste precauzioni valgono anche per le punture di pappataci, insetti di dimensioni inferiori a quelle delle zanzare e che caratteristicamente non ronzano volando.
In caso di puntura, non abusare di creme al cortisone
Se i tentativi di prevenzione falliscono e veniamo punti, dobbiamo evitare di fare più danni di quelli che vogliamo riparare. In genere, l’applicazione di una compressa fredda sulla cute riduce il prurito. Farmaci come le creme cortisoniche steroidee o gli antistaminici topici hanno tempi lunghi prima di agire e, nel caso degli antistaminici, possono dare reazioni di fotosensibilità. Utile rimedio per ridurre infiammazione e prurito, invece, è l’applicazione di gel al cloruro d’alluminio al 5%, un potente astringente e antisettico.
Attenzione anche aD api, vespe & C.
In Italia sono oltre 5 milioni gli italiani che ogni anno vengono punti da imenotteri (api, vespe e calabroni). Questi insetti pungono per difesa e iniettano sostanze velenose che possono scatenare allergie e reazioni anche gravi in soggetti sensibilizzati (già punti in passato). Nella maggior parte dei casi la puntura provoca un pomfo, cioè una zona arrossata, gonfia e che dà prurito, che si risolve nel giro di qualche ora. In chi è allergico, invece, si possono manifestare anche difficoltà a respirare, senso di mancamento, crampi allo stomaco, fino allo shock anafilattico. In generale, in caso di una reazione locale si può applicare del ghiaccio, dopo aver estratto il pungiglione senza utilizzare punte o schiacciarlo tra le dita poiché il sacco velenifero alla base del pungiglione potrebbe iniettare ulteriore veleno. Se però i sintomi vanno oltre è consigliabile prendere anche un antistaminico e un cortisonico per bocca.
Se non dovesse passare nel giro di quindici minuti è necessario somministrare dell’adrenalina. Chi sa di essere allergico dovrebbe sempre averli a disposizione. Se invece è la prima volta che succede, in presenza di questi sintomi generali è necessario andare al più vicino Pronto Soccorso. Per difendersi da questi animali, infine, è bene ricordare che sono attirati da odori intensi come il profumo, vestiti di colore scuro, movimenti bruschi o rumori secchi quando ci ronzano intorno.
a cura del DOTT. LUIGI NALDI
Specialista in Dermatologia
- Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Direttore Centro Studi GISED, Bergamo -