Teo Mangione, storico volto e voce di Radio Alta, intervista Silver, talento bergamasco lanciato da X-Factor

Lavoro in radio da trentacinque anni, credo di averne realizzate parecchie d’interviste. La diretta radiofonica per chi fa il mio mestiere è fondamentale, cerco sempre di ottenere qualcosa di particolare da un artista, penso sempre che prima venga l’uomo. Ecco perché mi piace farle. Certo… ma in diretta radio!
Il fatto è che mi piacciono anche le sfide e così quando Elena, direttore di Bergamo Salute, mi ha chiesto di fare questa intervista ho accettato con entusiasmo. Era la prima volta per me, e un pochino, non ve lo nascondo, la cosa mi preoccupava. Allo stesso tempo però mi stuzzicava l’idea di testare un terreno a me sconosciuto, quello della scrittura.
Ho avuto la fortuna di iniziare questa “esperienza” con un amico, un artista che anche se giovane ha un background musicale non comune fra i suoi coetanei. Lui è Silver, anche se mi piace chiamarlo Silvio Barbieri, in arte Silver. 28 anni di Fara Olivana con Sola, in provincia di Bergamo, è ormai un volto familiare per tanti, piccoli e grandi, grazie alla sua presenza fissa a Domenica In su RaiUno, insieme a un’icona della musica pop degli anni 60/70 come Mal dei Primitives, e alla sua partecipazione a X-Factor, talent show che ha lanciato il suo talento.
In radio la cosa è più semplice, l’artista arriva, si va in diretta, un disco, quattro risate… e via. Qui mi devo organizzare. Già, ma dove andiamo? Decido per il bar sotto la radio, c’è un po’ di confusione ma va bene così.
Silvio arriva. È in ritardo ovviamente. Gli dico che è patologico, lui con una risata ammette di sì. Ci mettiamo comodi, preparo tutto, penna, taccuino, telefonino registratore e finalmente si comincia.

Silver, da dove nasce il tuo amore per la musica?
La passione per la musica nasce da dentro. Bisogna, però, essere aiutati da qualcuno che ti faccia capire un po’ di cose. Tu puoi essere Maradona, o Ronaldo ma finché nessuno ti mette tra i piedi una palla non puoi sapere del tuo talento. Il mio pigmalione è stato mio padre. Attraverso di lui ho scoperto la musica con la M maiuscola. In macchina, a casa, mi faceva ascoltare sempre musica, le cassette a nastro con un certo Bob Dylan, rimasi folgorato… avevo sette anni. La sua musica, la sua voce, l’armonica a bocca accompagnata dalla chitarra. Pensa che ho iniziato proprio così, con l’armonica a bocca incastrata nel cassettone della mia scrivania, piegandomi per suonarla soffiandoci dentro.

La tua notorietà è arrivata attraverso un talent show come X-Factor, cosa è stata per te quest’avventura?
Ne parlavo in questi giorni con un amico. È ovvio che la notorietà che ho cercato di conquistarmi passo dopo passo ha visto un'impennata grazie alla Tv, ma credo anche che sia un'arma a doppio taglio. La Tv serve per fare sapere che esisti, poi devi coltivare il pubblico nella dimensione live, devi creare il tuo pubblico, sei tu solo su un palco, non puoi bluffare, lo capiscono subito se non sei vero. Al tempo stesso credo che se si ha qualcosa da dire e in cui si crede fermamente, diventa importante sapere sfruttare qualsiasi mezzo di comunicazione.

A X-Factor c’era Marco Mengoni nella tua squadra, lo senti ancora?
Credo di essere diventato amico di Marco durante i provini, prima ancora che venissimo scelti per partecipare alla trasmissione, tant'è che ci scambiammo i numeri dei cellulari per il timore di perderci di vista, invece poi abbiamo condiviso l'avventura fino alla fine, stando insieme per tutti i tre mesi di durata della trasmissione. Capii subito il grande talento di Marco, all’inizio sembrava intimidito da tutto quello che gli stava girando intorno, gli dicevo di non preoccuparsi, tanto avrebbe sicuramente vinto, e così è stato. Dopo l'esperienza di X-Factor il rapporto di amicizia è continuato, ultimamente ci siamo rivisti a Verona al concerto di Paul McCartney, ci siamo riabbracciati da vecchi amici cantando i Beatles.

Ogni tanto Silver ribalta i ruoli. È lui che fa le domande e mi chiede da quando faccio la radio. Gli rispondo da prima che i suoi genitori si conoscessero… e scoppiamo a ridere.

Ritorniamo nei ranghi, quando invece ti sei reso conto che questa sarebbe stata la tua professione?
Da quando ho aperto la Partita IVA (risata). Scherzi a parte, essere professionista significa conoscere bene il tuo mestiere, da quando arrivi sul palco, sapere la differenza tra un jack e una presa Canon, saperti rapportare con i tecnici con le terminologie appropriate. E poi fondamentale rimane la passione per il tuo lavoro, interagire con il pubblico, oltre a saper suonare e cantare come è ovvio.

Mamma e papà che dicono? Sono contenti della tua scelta?
Prima di fare il cantante ho lavorato in uno studio di termotecnica per 5 anni, so cosa significa lavorare per uno stipendio a fine mese. Poi X-Factor mi ha cambiato la vita. Per qualche mese ho continuato con un lavoro part-time, ma alla fine ho mollato. Papà e mamma sono i miei primi fans.

Come sai il giornale che ci ospita per questa bella chiacchierata si occupa di salute e benessere. Tu sei ancora nel decennio dei ventenni, ma non sarà così per sempre. Come ti tieni in forma?
Vado a periodi, corsa, bicicletta, calcio, col freddo mi fermo un po’, però faccio parte della Nazionale Cantanti e nell’ultimo torneo a Modena siamo arrivati quarti! Peccato fosse un quadrangolare! (risata). Sul movimento fisico ho una mia idea: ci siamo impigriti di più per via della tecnologia, che è fantastica per certi versi ma porta a muoversi molto meno. Ora puoi fare la spesa seduto al PC, giochi al PC e purtroppo i giovanissimi si stanno abituando a questo. Io ho sempre preferito giocare a pallone in cortile, mi sono sbucciato le ginocchia tante volte, e soprattutto sudavo, tossine negative in meno e umore alle stelle.

E con il cibo, che rapporto hai?
Buono, ma anche qui vado a periodi, mangio tanta frutta, cerco di darmi delle regole, se decido di non mangiare un certo tipo di cibo cerco di rispettarle, questo mi aiuta a essere più controllato. Nei prossimi giorni voglio provare a fare a meno della carne per un po’ di tempo, ma non faccio di testa mia, mi affiderò a un'amica dietologa per bilanciare l’apporto proteico. È importante, la mente deve essere sempre lucida, poi se sei sotto tensione è bene non eccedere. Le regole mi aiutano ad essere esigente con me stesso e a mettermi alla prova, se le rispetto sto bene, sono pignolissimo.

Hai paura di invecchiare?
Si! Ti racconto questa: ero adolescente e stavo leggendo Bound for glory, il libro autobiografico di Woody Guthrie. A un certo punto leggo di un consiglio dato a una bambina con problemi di alopecia. Il consiglio era quello di lavarsi la testa utilizzando l’albume dell’uovo, io, che ai capelli tengo moltissimo, ho continuato per mesi a lavarmeli in quel modo… mi sembra di poter dire che in fondo ha funzionato, finora non li ho persi, ma non credo sia una tecnica provata scientificamente.

Tu hai deciso di continuare a vivere a Fara Olivana con Sola, ma se la musica dovesse portarti in altre città in quale vorresti trasferirti?
Io amo essere “solese”, il mio paesello mi piace… credo che la mia base sarà sempre lì, poi se dovessi lasciarlo per motivi di lavoro beh... Milano, ma soprattutto Londra, cosmopolita, accogliente, musicale.

La radio sta trasmettendo in questi giorni il tuo nuovo singolo “Ora tocca a me”, di che cosa parla?
È un brano che ho scritto con il cuore e che amo molto, parla dell’avvicendamento generazionale, di chi ha vissuto e di chi deve ricevere il testimone, il vecchio saggio che dona al giovane il suo sapere, il giovane deve accogliere il testimone con gioia e responsabilità. È la linea d’ombra che viene superata, un po’ quello che cantava un altro artista che ammiro, Jovanotti, nel suo disco L’Albero o se vuoi la Linea d’ombra dello scrittore Joseph Conrad. Noi siamo fatti di quello che sono stati i nostri nonni, ognuno di noi ha qualcosa di chi ci ha creati, una sorta di citazione, come vedi mi piace dare risalto a chi può insegnarci ancora molto. Proprio per questo il mio sogno sarebbe fare una canzone con un testo scritto da un grande maestro come Roberto Vecchioni e magari con l’energia e l’intelligenza musicale di Lorenzo Cherubini, che dici Teo, non sarebbe male, vero?

Stiamo concludendo… Gli chiedo se c’è una domanda che avrebbe voluto gli facessi e che non gli ho posto. Forse avrei fatto meglio a non chiederglielo, Silver si domanda: ma da quante onde magnetiche siamo circondati? Telefonini, wi-fi, onde radio … faranno male?
Lasciamo la risposta agli scienziati. Noi dopo questa chiacchierata andiamo ad ascoltare un po’ di musica vera, quella musica che poche radio ancora trasmettono, un po’ di Jefferson Starship, quelli di Love too Good conditi da Manfred Mann Earth Band con You Are I Am. Perché le buone vibrazioni fanno bene all’Anima e alla salute.

a cura di TEO MANGIONE