Riguarda il 10-20% della popolazione maschile ed è il principale "imputato" nell'infertilità maschile (è chiamato in causa in circa il 40% dei casi). Parliamo del varicocele, la dilatazione delle vene attorno al testicolo, una delle patologie più frequenti dell'apparato genitale dell'uomo. Fino alla fine del 2004, cioè finché è stato obbligatorio il servizio militare, la visita di leva rappresentava un filtro importante di screening e permetteva di intercettare e correggere il problema tempestivamente. E oggi? Nella maggior parte dei casi lo si scopre in età adulta quando si cercano figli che però non arrivano. E non sempre la terapia (chirurgica) riesce a migliorare la situazione. Non resta quindi che la prevenzione. Come? Con un controllo specialistico durante l'adolescenza, una sana abitudine che i giovani uomini (o meglio le loro mamme) dovrebbero prendere in prestito dalle ragazze, molto più abituate culturalmente a rivolgersi al ginecologo nella fase dello sviluppo.
Se le vene si sfiancano
Il varicocele, che compare in genere in età giovanile, consiste in un'anomala dilatazione delle vene del testicolo (si trovano nello scroto e sono dette anche plesso pampiniforme) che, diventando incontinenti, permettono un reflusso patologico di sangue venoso dall'addome al testicolo. Normalmente il sangue viene spinto verso l'alto da valvole a nido di rondine presenti su entrambi i lati delle vene. Quando però queste valvole non funzionano più come dovrebbero, il sangue non riesce più a risalire e ristagna nel testicolo, provocando un aumento di pressione a livello delle vene testicolari, che finiscono per sfiancarsi e dilatarsi. È esattamente lo stesso meccanismo coinvolto nella comparsa delle ben più note vene varicose. Non a caso, in termini molto semplici, il varicocele viene talvolta definito le "vene varicose dei testicoli". Allo sfiancamento si associa anche un'altra conseguenza e cioè l'innalzamento della temperatura scrotale che può portare a problemi di fertilità: nei testicoli, dove avviene la spermatogenesi (cioè la "nascita" degli spermatozoi), la temperatura deve mantenersi costante a 33 gradi, al di sotto comunque di quella corporea; se si alza e si mantiene per lungo tempo può causare alterazioni e influenzare le condizioni ideali per la crescita e la maturazione degli spermatozoi sani e con capacità di fecondazione.
Come si riconosce
A seconda del grado della patologia, il varicocele può non dare segni di sé oppure manifestarsi con dolore e ingrossamento del testicolo (in genere il sinistro, più "predisposto" anatomicamente) o a entrambi, oltre che con un'ipotrofia, cioè un difetto di crescita e sviluppo del testicolo. In ogni caso per la conferma della diagnosi è necessario sottoporre il paziente ad alcuni semplici esami. Innanzitutto la palpazione dei testicoli, seguita da una velocimetria con doppler, indagine che permette di valutare la funzionalità del circolo sanguigno e definire l'esatto grado del varicocele. Utile è poi anche una valutazione della fertilità basale attraverso lo spermiogramma, che è in grado di dire se il varicocele ha causato danni di produzione e funzionalità degli spermatozoi.
L'intervento: solo in casi selezionati
La correzione chirurgica del varicocele è una possibilità che va attentamente valutata a seconda dell'età del paziente e del sintomi. Nei bambini la chirurgia è consigliabile perché previene danni testicolari e aumenta la motilità dei condotti che portano gli spermatozoi all'esterno, incrementa la consistenza del testicolo e la qualità del seme alla maturità sessuale, aumenta il volume testicolare negli adolescenti. Negli adulti, invece, la "regola" è quella di intervenire solo in caso di dolore e infertilità non riconducibile ad altre cause (o se il paziente vuole intraprendere la carriera militare: le forme più gravi di varicocele sono causa di non idoneità). Le Linee Guida Europee suggeriscono comunque che in linea di massima dopo i 27 anni i risultati, sotto il profilo della fertilità, sono inferiori rispetto a quelli sperati e l'intervento può servire più che altro a mantenere e non far peggiorare la situazione seminale, difficilmente a migliorarla. La scelta deve quindi essere affrontata con buon senso e senza creare false aspettative, anche se l'avvento delle tecniche di procreazione medicalmente assistita ha sicuramente aumentato la probabilità di concepimento anche in questi casi. Il trattamento è semplice, in day hospital e con rischi minimi. Si può intervenire chiudendo le vene varicose chirurgicamente, laparoscopicamente (di solito se il varicocele è bilaterale), oppure attraverso la scleroembolizzazione, una tecnica mininvasiva eseguita senza alcun accesso chirurgico, che utilizza particolari liquidi sclerotizzanti in grado cioè di "bruciare" la parte di vena sfiancata.
I tre gradi, da lieve a severo
La classificazione del varicocele più utilizzata è quella proposta da Dubin e Amelar (1970). Essa suddivide il varicocele in gradi:
Varicocele subclinico: non visibile né palpabile, evidenziabile solo su base strumentale.
Varicocele di I grado: varicocele evidenziabile alla palpazione soltanto durante una manovra di Valsalva.
Varicocele di II grado: varicocele evidenziabile alla palpazione (palpabile).
Varicocele di III grado: varicocele evidenziabile all'ispezione (visibile).
Le cause: molte ipotesi poche certezze
Quali siano le cause che possono portare all'insorgenza del varicocele non è chiaro. Esitono però diverse ipotesi. Innanzitutto quella ormonale legata allo sviluppo e alle modificazioni ad esso legate, in conseguenza delle quali i bambini passano dalle proporzioni infantili a quelle adulte e sia il volume dei testicoli sia la loro vascolarizzazione aumentano. Si sa, inoltre, che esiste una componente genetica legata alla familiarità. Si pensa, ad esempio, che possa essere determinato da fattori costituzionali, analogamente a quanto si verifica per le vene degli arti inferiori, che condizionano una debolezza della parete venosa.
a cura del DOTT. PIETRO MAURIZIO FERRI
Specialista in Urologia e Andrologia
- PRESSO U.O. UROLOGIA POLICLINICO SAN MARCO DI ZINGONIA -