Il problema della responsabilità legata all'operare del medico è antichissimo. Basti ricordare l'antico codice di Hammurabi, re babilonese che regnò dal 1792 al 1750 avanti Cristo che, facendo un largo uso della legge del taglione (occhio per occhio; dente per dente), riservava all'errore operatorio trattamenti punitivi pesantissimi. Oggi la risposta è essenzialmente "retributiva" (cioè economica) e certamente meno brutale. Comunque l'intensificarsi della reciproca diffidenza e conflittualità tra medico e paziente impone un'attenta riflessione, un ripensamento sia sulla pretesa della cura, sia sulla tutela della corretta professione sanitaria.

Il falso mito della "medicina miracolistica"
I pazienti e i loro familiari attraverso i mass media hanno ormai a disposizione una quantità enorme di informazioni mediche. Questa maggiore conoscenza delle risorse terapeutiche, spesso fonte di confusione, li spinge a rivendicare prestazioni sanitarie che, talvolta, sfociano in una visione miracolistica della medicina. Così che, in alcuni casi, la sofferenza fa dimenticare la razionalità. Basta pensare al siero Bonifacio e alla cura Di Bella contro il cancro dimostratesi, poi, inefficaci. Dei giorni nostri è il metodo Stamina privo di ogni supporto scientifico. Dove la medicina ufficiale si arrende guaritori e santoni giocano con la disperazione. L'enfatizzazione delle scoperte mediche, mediata anche dall'industria farmaceutica, insieme alla campagna denigratoria di alcune televisioni e giornali della sanità italiana, spinge i pazienti, ogni qual volta il risultato terapeutico non è ottimale, a sentirsi vittime di cure inadeguate con un incremento preoccupante delle pretese di risarcimento e del contenzioso giudiziario penale e civile. All'incremento di queste pretese non sono estranei né molti avvocati (compresi centri specializzati per ottenere il risarcimento dei danni derivati dal malpractice - malpratica medica e/o malasanità), né alcuni medici che ignorano quanto previsto dal codice di deontologia medica a proposito del rispetto reciproco (Art. 58: il rapporto tra medici deve ispirarsi ai principi di corretta solidarietà, di reciproco rispetto e di considerazione della attività professionale di ognuno) e dell'attività medico-legale (Art. 62: l'esercizio dell'attività medico legale è fondato sulla correttezza morale e sulla consapevolezza delle responsabilità etico-giuridiche e deontologiche che ne derivano e deve rifuggire da indebite suggestioni di ordine extratecnico e da ogni sorta di influenza e condizionamento. L'accettazione di un incarico deve essere subordinata alla sussistenza di un'adeguata competenza medico legale e scientifica in modo da soddisfare le esigenze giuridiche attinenti al caso in esame).

Troppi esami per paura di denunce: i costi del clima di sfiducia
Il maggior timore di recriminazioni per colpa professionale e la sempre maggiore severità interpretativa della giurisprudenza hanno spinto il medico, spesso inconsciamente, a mettere in atto contromisure di autodifesa (la cosiddetta medicina difensiva o comodus discessus - fuga dignitosa): eccesso di prescrizione di farmaci, di esami di laboratorio e di esami strumentali anche ad alto costo; richieste poco giustificate di visite, di consulenze, di trattamenti; ricorso a ospedalizzazioni inutili; rinuncia agli interventi ad alto rischio per il timore di complicanze e per non incorrere in casi di malpractice e malasanità. Comportamenti cautelativi volti a evitare preventivamente il rischio di eventuali addebiti, ad arginare la più estesa responsabilizzazione del medico in realtà oggi sempre più oggetto di denunce spesso ingiustificate. Questo modo di operare da un lato mette ancora di più in crisi la relazione di alleanza tra medico e paziente, dall'altro aggrava ulteriormente il costo della sanità. Secondo alcune indagini i costi della medicina difensiva ammontano a circa 10 miliardi di euro, pari al 10,5% della spesa sanitaria nazionale.

I primi passi verso la soluzione? Ricostruire l'alleanza medico-paziente e informare in modo corretto
È evidente che la medicina difensiva è un fenomeno da arginare nell'interesse del medico, del paziente e anche delle casse del Servizio Sanitario Nazionale. La risoluzione del problema richiede tempi lunghi. Comunque, una più completa formazione degli studenti in medicina con l'apporto di conoscenze etiche e bioetiche; un modo di porsi del medico nei riguardi del paziente più attento e più umano, dimentico di atteggiamenti paternalistici e burocratici, potrebbe contribuire ad arginare il fenomeno. Sicuramente anche la depenalizzazione parziale della legge Balduzzi, che ha previsto l'esclusione della rilevanza penale della colpa lieve degli operatori sanitari e la possibilità di ricorrere a strumenti stragiudiziali (cioè arbitrati, mediazioni etc. che evitano il ricorso a cause legali) per la risoluzione delle controversie, favorirà il ridimensionamento del fenomeno. E ancora nuove disposizioni in ambito assicurativo con una minore ricaduta sul medico potrebbero attenuare i meccanismi difensivi "adottati" dai medici. È necessario impegnarsi per una nuova alleanza tra medico e paziente: da un lato garantendo il dovere deontologico e l'obbligo giuridico del medico di curare al meglio; dall'altro, aiutando i cittadini, attraverso una corretta informazione, a sfatare il mito dell'onnipotenza della medicina.

Il siero Bonifacio è un composto a base di feci e di urina di capra che, a detta del suo inventore, avrebbe avuto effetti terapeutici per la cura dei tumori. Il siero venne ideato, negli anni Sessanta, dal veterinario Liborio Bonifacio.
Il cosiddetto metodo Di Bella fu ideato invece alla fine degli anni Novanta dal medico Luigi di Bella come trattamento alternativo ai tradizionali per la cura dei tumori.
Il metodo Stamina, di cui tanto si sta parlando negli ultimi tempi, si baserebbe invece sul trapianto di presunte cellule staminali per curare malattie neurodegenerative.

a cura del PROF. GIANCARLO BORRA
Libero docente in Medicina Legale e delle Assicurazioni