I noduli tiroidei sono tumefazioni che si formano all’interno della ghiandola tiroidea. Possono essere liquidi, solidi o misti e spesso non danno alcun sintomo. In genere vengono individuati attraverso un’ecografia alla tiroide. «Per stabilire se i noduli tiroidei sospetti siano benigni o maligni, e quindi diagnosticare la presenza di un cancro alla tiroide, il test, ad oggi, più affidabile è l’agoaspirato tiroideo con esame citologico» osserva la dottoressa Silvia Maria Accornero, endocrinologa.

Dottoressa Accornero, in cosa consiste l’esame?
L’agoaspirato tiroideo consiste nel prelevare mediante un ago sottile delle cellule e del materiale contenuti in un nodulo della tiroide, allo scopo di determinarne le caratteristiche e la natura benigna o maligna. Le cellule prelevate vengono poi esaminate con un test specifico chiamato esame citologico, che permette di osservarne le caratteristiche. In caso di necessità, possono essere eseguiti ulteriori test, come la rilevazione della presenza di ormoni o di mutazioni del Dna. Il prelievo delle cellule dal nodulo tiroideo viene eseguito pungendo il collo con un ago sottile montato su una siringa. Nella maggior parte dei casi, durante la puntura, viene eseguita contemporaneamente una ecografia (agoaspirato ecoguidato), in modo da verificare il corretto posizionamento dell’ago all’interno del nodulo e limitare le complicazioni.

Di che tipo di complicazioni si tratta?
Le complicazioni, rare e di lieve entità, sono solitamente piccoli ematomi della tiroide, dei muscoli vicini alla ghiandola o del sottocute, che si riassorbono spontaneamente in pochi giorni.

È un test doloroso?
La puntura provoca un minimo dolore, paragonabile a quello di un prelievo venoso del sangue.

Quanto dura?
La puntura dura pochi secondi, bisogna però considerare anche il tempo necessario per disinfettare il collo prima di procedere e quello per applicare una pressione e il ghiaccio per qualche minuto dopo la puntura.

È necessaria una preparazione particolare?
Gli uomini con barba lunga fino al collo dovranno radersi. È fondamentale inoltre comunicare al medico tutte le medicine e integratori che si assumono, per valutare se è necessario fare delle modifiche alla terapia assunta, prima di eseguire l’agoaspirato.

In quali casi può essere necessario effettuare questo esame?
Le indicazioni a eseguire un agoaspirato su un nodulo tiroideo derivano dalle dimensioni e dall’aspetto ecografico del nodulo. L’ecografia è pertanto un esame fondamentale per stabilire quali noduli devono essere sottoposti ad agoaspirazione. Un esame ecografico eseguito con una strumentazione tecnologicamente avanzata e da un ecografista esperto in ecografia tiroidea è in grado di identificare, oltre alle dimensioni precise del nodulo tiroideo, anche delle specifiche caratteristiche del nodulo, che indicano la benignità con buon grado di sicurezza. Altre caratteristiche di un nodulo come la struttura solida, il colore scuro (detto ipoecogeno), la forma irregolare e le calcificazioni costituiscono invece dei fattori di sospetto e suggeriscono l’opportunità di valutare se sia necessario agoaspirato tiroideo. Infine, prima di decidere se eseguire un agoaspirato su un nodulo della tiroide, non devono essere tralasciate alcune informazioni riguardanti il paziente. Chi ha parenti stretti con cancro alla tiroide o ha subito radioterapia sul collo, soprattutto se da bambini, han un maggior rischio di tumore tiroideo. Lo specialista endocrinologo valuterà quindi i dati forniti dall’ecografia e la situazione generale del paziente per stabilire se e quali noduli devono essere agoaspirati.

Ci sono controindicazioni?
Non ci sono controindicazioni assolute, però particolare attenzione va posta ai pazienti che assumono farmaci antiaggreganti e anticoagulanti o soffrono di patologie che aumentano il rischio di sanguinamento. Non ci sono nemmeno limiti di età, ma è sempre opportuno discutere con lo specialista il rapporto rischio-beneficio della procedura per ogni singolo paziente. 

L’esito? In alcuni casi può essere “sospetto”
È bene che il paziente sia consapevole che non esistono solo risposte che indicano con buon grado di sicurezza la benignità o malignità del nodulo, ma anche referti citologici che non consentono una diagnosi oppure quadri sospetti. Risposte non diagnostiche o di sospetto sono previste da tutte le classificazioni nazionali e internazionali e sono presenti in tutte le casistiche. Non dipendono quindi dal medico che esegue l’esame o che esamina il campione, ma sono dovuti ai limiti dell’esame stesso. In caso di risposte non diagnostiche o di sospetto potrebbe essere necessario ripetere l’esame a breve distanza (settimane o mesi), oppure asportare chirurgicamente una parte di tiroide per risolvere il dubbio. Anche in caso di risposte di benignità potrebbe essere consigliata la ripetizione dell’esame dopo qualche anno nel caso in cui il nodulo crescesse o cambiasse l’aspetto.

A cura di Giulia Sammarco
con la collaborazione della dott.ssa Silvia Maria Accornero
Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio
Dottore di Ricerca in Medicina Interna e Terapia Medica
Centro Medico Santagostino - la tua salute