Luna Rossa non ce l’ha fatta, è stata tradita dal vento e da qualche errore di manovra e ha dovuto cedere le armi alla barca della Nuova Zelanda che ha così vinto di nuovo la finale dell’America’s Cup. C’erano tante speranze dopo la vittoria nella Prada Cup ma Luna Rossa, il cui scafo in carbonio è stato realizzato nei cantieri della Persico Marine a Nembro, si è comunque battuta bene nelle acque del golfo di Hauraki in Nuova Zelanda: purtroppo in due regate è incappata in un buco di vento e non è riuscita a rimontare nella sfida ai campioni della Nuova Zelanda. Si deve accontentare così del prestigioso premio, la Coppa Prada dove ha messo in fila tutti gli equipaggi di varie nazioni che sognavano la finale. Ma come ha dichiarato Patrizio Bertelli, amministratore delegato di Prada, l’avventura continua e ci si preparerà per la prossima sfida all’America’s Cup con le modifiche che saranno probabilmente apportate ancora nel cantiere della Persico Marine dove Luna Rossa è stata costruita in tre anni di lavoro con 40 persone impegnate nel progetto e nella realizzazione. È stato un lavoro di squadra. Sono stati costruiti due scafi come prevede il regolamento della Coppa America. Con Prada, che con Pirelli, ne è lo sponsor, si è lavorato in sinergia grazie anche alla presenza e ai consigli dello skipper Max Sirena. Un lavoro che ha dato i suoi frutti. Tanto che Patrizio Bertelli ha voluto che accanto al timone comparisse il nome del costruttore. Un riconoscimento che promuove l’eccellenza del Made in Italy in questo settore. Ed è stata una grande gioia per tutti, alle quattro del mattino, vedere in tv Luna Rossa trionfare nella Coppa Prada. Luna Rossa è figlia della meccatronica (la disciplina che studia l’interazione tra meccanica, idraulica, elettronica e informatica e ha infinite applicazioni, dall’automotive all’industria aerospaziale, passando per tecnologia biomedica, automazione, robotica e, ovviamente nautica). È nata al computer, realizzata nel cantiere bergamasco che, per questa edizione, ha costruito anche i foil arm (i bracci gialli che sollevano la barca, tutti uguali) per tutti i partecipanti.

Specializzata nella progettazione e produzione di stampi e impianti per le auto e nella realizzazione di yacht, l’azienda è stata fondata nel 1976 da Pierino Persico. La storia del capofamiglia sembra uscita dal libro “Cuore”. Partito da un sottoscala ad Albino, ora ha sedi negli Usa, in Messico, in Germania e in Cina. Pierino, nominato Cavaliere del lavoro dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è nato ad Albino 73 anni fa. Inizia a lavorare da ragazzino, appena conseguito il diploma di avviamento professionale di tipo industriale, in una ditta di costruzioni in ferro e poi in una fonderia come operaio apprendista fino al servizio militare. Smessa la divisa diventa modellista in un’azienda che costruisce modelli in legno. Nel ’72 si sposa con Isa che gli dà tre figli, Claudia, Alessandra e Marcello. Quattro anni dopo decide di mettersi in proprio e insieme alla moglie apre ad Albino la sua modelleria del legno per realizzare stampi in acciaio, per le produzioni in serie dalle moto ai giocattoli.

Da lì a poco comincia la sua avventura industriale: acquista un capannone nell’area della ex Cartiera Pesenti a Nembro e sperimenta nuovi materiali fino a diventare, come si è definito “il tappezziere di fiducia” delle case automobilistiche. Si specializza nella progettazione e produzione in serie dei pannelli interni delle auto, dalla BMW alla Mercedes, Audi, Volkswagen, Renault, Citroen, Peugeot e s’ingrandisce. Assume ingegneri, progettisti, complessivamente 500 addetti che ora sono diventati quasi 800 nelle varie filiali in giro per il mondo.

Chi lo conosce sostiene che la fortuna dell’azienda, diventata Persico Group, dipende dai suoi rapporti interpersonali con i collaboratori, i clienti, i fornitori. Con i collaboratori li spinge a ottenere il massimo e a dare quel qualcosa in più che altri non sanno ottenere. E poi investe, sperimenta alla ricerca di nuove tecnologie e di nuove sfide. Con lui anche i tre figli che ha coinvolto con un intelligente passaggio generazionale. La primogenita Claudia è la vice presidente Sales & Marketing di Persico Spa, Alessandra è la vicepresidente Purchaising & Operations, Marcello è vicepresidente Finance & Stategy e presidente di Persico Marine.

Il legame con la Coppa America nasce nel 1990 con il Moro di Venezia di Raul Gardini, partecipa alla realizzazione dello scafo e inizia l’avventura. Negli anni successivi costruisce altre barche per la competizione d’Oltreoceano e per le principali regate oceaniche come “Vendéé Globe” o “Jules Verne Trophy“ fino all’ultima, anzi agli ultimi due scafi, di Luna Rossa.

Nel cantiere di Nembro vengono realizzati anche Yachts fino a 145 piedi di lunghezza (44 metri).utilizzando robot che provengono dal settore aerospaziale. Le parole d’ordine sono: innovazione, rispetto della natura e dell’ecologia. Basti pensare che i resti degli stampi in carbonio, perfettamente integri, vengono riciclati ottenendo tessuti di carbonio da poter utilizzare per gli stampi di altre barche, mentre i pezzi di avanzo di carbonio ottenuti dal taglio col plotter vengono utilizzati da un’azienda locale per fare protesi sanitarie. 

Una barca che vola
Luna Rossa è un monoscafo di nuovissima generazione, classe AC75 (cifra che indica la lunghezza in piedi, corrispondenti a 20,7 metri. È larga 5 metri, pesa 6,5 tonnellate, ha un albero di 26,5 metri e un timone centrale a T. Le caratteristiche più innovative sono le ali basculanti che consentono a Luna Rossa di sollevarsi sull’acqua e sfiorare anche il muro dei 100 km/h. Velocità stratosferica per un mezzo senza motore. A bordo, l’equipaggio è composto da undici uomini. Luna Rossa è stato un caso unico, in quanto lo skipper, Max Sirena, può contare su due timonieri: James Spithill che ha vinto due volte l’America’s Cup e Francesco Bruni. L’equipaggio comprende anche il regolatore della randa e il grinder, con il compito di intervenire sui sistemi idraulici per far volare l’imbarcazione. 

a cura di Lucio Buonanno