Si è soliti parlare del primo, secondo e terzo trimestre di gravidanza. Ma l’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG), prestigiosa organizzazione di specialisti ginecologi-ostetrici dedicata al miglioramento della salute della donna, ha recentemente coniato l’espressione “quarto trimestre”, sottolineando l’importanza che la cura della gravidanza non si esaurisca al momento del parto ma continui anche nei mesi dopo. Ma cosa si intende? «Quarto trimestre significa che nei tre mesi successivi al parto prosegue il rapporto di cura e dialogo tra la donna e il medico e/o l’ostetrica che l’ha seguita in gravidanza» spiega la dottoressa Chiara Marra, ginecologa. «Il periodo dopo il parto, oltre a portare gioia ed entusiasmo, può infatti recare con sé fatica e criticità. Durante queste settimane la donna si adatta a multipli cambiamenti fisici, sociali e psicologici. Si deve riprendere dal parto, abituarsi a nuovi equilibri ormonali e imparare a nutrire e accudire il piccolo appena nato. Intervengono inoltre alcune “sfide” per la neo-mamma come la carenza di sonno, il dolore al perineo, la difficoltà di allattamento, l’incontinenza urinaria, la mancanza di desiderio sessuale. Non sempre tutti questi disturbi sono presenti per fortuna, ma, quando lo sono, possono peggiorare problemi psicologici latenti o portare a uno squilibrio psicoemotivo».

Un tempo, in questa fase, la neo-mamma poteva contare su una rete familiare più o meno estesa…
Esatto, tradizionalmente la donna veniva protetta e supportata dall’intera famiglia nei primi 40 giorni dopo il parto. Oggi queste tradizioni sono appannaggio solo di alcune culture. Spesso esiste un vuoto di assistenza tra la dimissione dall’ospedale della mamma e del neonato e la prima visita ginecologica, in genere prevista circa 40 giorni dopo il parto. Anche la visita pediatrica solitamente è programmata a 3-4 settimane dopo la nascita. A parte alcuni ambulatori e spazi per l’allattamento, le madri si trovano quindi spesso da sole ad affrontare il primo mese, quello più impegnativo. D’altra parte, è stato dimostrato che l’attenzione per il benessere fisico ed emotivo della neo-mamma dopo aver dato alla luce il piccolo riduce l’incidenza di patologie e addirittura la mortalità.

In che modo, quindi, si può garantire alla donna l’assistenza necessaria per la prevenzione del suo benessere psico-fisico?
L’assistenza dopo il parto ideale inizia prima del parto. Bisogna pensare e pianificare un supporto personalizzato quando la donna è ancora in gravidanza. Le visite di gravidanza dovrebbero prevedere, oltre i controlli di routine per verificare il benessere fisico della madre e del feto, anche uno spazio di ascolto in cui la futura mamma possa aprirsi e raccontare le proprie eventuali difficoltà, paure e situazioni difficili. Non si deve necessariamente pensare a condizioni di disagio sociale/familiare grave, ma anche semplicemente a tutte quelle donne abituate a ritmi veloci, in carriera e incentrate su se stesse fino a quel momento. Cambiare la prospettiva e porsi in una modalità di ascolto e connessione con se stesse e il proprio bambino è tutt’altro che semplice e necessita di una preparazione che deve iniziare in gravidanza. Secondo l’ACOG la donna dovrebbe avere un primo contatto con l’ostetrica e/o il ginecologo che l’ha accompagnata in gravidanza entro massimo tre settimane dal parto. Il contatto dovrebbe rimanere poi costante in caso di necessità, in modo che la donna sappia che ha un punto di riferimento. Successivamente dovrebbe essere garantita una visita entro i primi tre mesi dalla nascita. Gli aspetti da considerare durante la visita sono: la ripresa fisica dopo il parto, l’umore e il benessere emotivo, la cura del neonato e l’allattamento, il sonno e l’affaticamento, la contraccezione e la sessualità, la gestione di patologie croniche, il mantenimento della salute psico-fisica. In realtà, pensare a un primo contatto a tre settimane dalla nascita del bimbo può essere già tardi in alcune situazioni, poiché spesso il supporto è necessario proprio nella prima settimana dopo il ritorno a casa e può essere fornito da un’ostetrica, meglio se quella conosciuta durante la gravidanza che conosce la storia della donna e della famiglia. Infine l’ACOG incoraggia caldamente il congedo parentale per il partner per tutte le prime sei settimane dopo il parto: mai come in questa fase la presenza del compagno/coniuge è essenziale.

"Tradizionalmente la donna veniva protetta e supportata dall’intera famiglia nei primi 40 giorni dopo il parto. Oggi queste tradizioni sono appannaggio solo di alcune culture”

L’importanza dei corsi post-parto
L’assistenza alla neo- mamma dopo il parto dovrebbe essere “intensa” e presente, ma mai invadente o medicalizzante. Questo approccio trova ancora più ragione nelle situazioni in cui ci sono stati problemi in gravidanza o al parto: in questi casi un’équipe composta da medico, ostetrica e psicologo può risultare preziosa. Molto utili sono anche i corsi organizzati dalle ostetriche dopo il parto: nel gruppo le neomamme possono condividere le nuove esperienze, sia di gioia sia di fatica, trascorrendo un tempo piacevole e rassicurante fuori casa con il loro bambino.

A cura di Viola Compostella
Con la collaborazione della Dott.ssa Chiara Marra
Specialista in Ostetricia e Ginecologia
Direttore Sanitario CasaMedica Bergamo