«Le competenze cliniche specialistiche dell'infermiere sono oggi sempre più tenute in considerazione dalle organizzazioni sanitarie lungimiranti e in questo panorama si inserisce perfettamente la figura dello stomaterapista, un infermiere che possiede capacità tecniche e scientifiche specifiche che gli consentono di gestire con competenza l'assistenza alla persona portatrice di stomia uro-fecale e la ripresa del suo ruolo familiare, sociale e lavorativo, promuovendone l'autonomia». Chi parla è il dottor Daniele Belotti, infermiere-stomaterapista presso l'Ambulatorio Stomizzati dell'Ospedale Bolognini di Seriate (Bg).

«Due, in particolare, i pilastri su cui si deve basare l'attività dello stomaterapista: la professionalità, intesa come perfetta conoscenza della materia, in quanto le stomie possono ingenerare lo sviluppo di problemi funzionali che richiedono l'adozione di interventi complessi di prevenzione, cura, educazione e riabilitazione; la sensibilità e l'umanità per instaurare un rapporto di fiducia ed empatia con la persona assistita». La stomia coinvolge ogni anno in Italia circa 60.000 persone, delle quali più di 10.000 solo in Lombardia. «Si tratta di un'apertura creata chirurgicamente sull'addome, in seguito a un intervento chirurgico altamente demolitivo (per incidenti, tumori o gravi malattie infiammatorie dell'apparato gastrointestinale o urinario), per mettere in comunicazione l'apparato intestinale o urinario con l'esterno. Essendo priva dello sfintere che garantisce la continenza, feci e urine non possono essere trattenute e fuoriescono. Questo inconveniente può però essere risolto se la persona assistita è accompagnata già da prima dell'intervento dall'infermiere-stomaterapista». Lo stomaterapista occupa quindi un ruolo importantissimo in tutte le fasi: pre-operatoria, in cui garantisce una formazione, successiva al colloquio con il chirurgo, che coinvolga anche la famiglia o i caregivers, si occupa del disegno pre-operatorio, un segno sul sito in cui viene effettuata la stomia in modo che la persona possa individuarla, e quindi gestirla, senza sforzo; post-operatoria in cui, con i colleghi infermieri, valuta la stomia immediatamente dopo l'intervento; insegna al paziente e alla famiglia il minimo di abilità specifiche necessarie prima della dimissione dall'ospedale; li educa a riconoscere le complicanze; verifica la necessità di un supporto domiciliare; fornisce i documenti e le informazioni necessarie per l'approvvigionamento dei presidi di raccolta (sacchetti); stabilisce un programma di controlli ambulatoriali; informa il paziente sull'esistenza di Associazioni di pazienti stomizzati che promuovono iniziative educative e per la tutela dei diritti delle persone portatrici di stomia (ad esempio "ABS", l'Associazione Bergamasca Stomizzati). «Non tutte le strutture ospedaliere prevedono la figura dello stomaterapista. Quindi è importante che lo stomizzato conosca l'esistenza di questo professionista e degli ambulatori dedicati, affinché vi si possa rivolgere per avere risposte esaustive ai dubbi e intraprendere una soddisfacente riabilitazione» conclude il dottor Belotti.

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a cura di FRANCESCA DOGI
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