Qualche colpo in questa stagione è più che normale. Colpa dei virus che circolano. E se non passa? Meglio approfondire.
È uno degli "effetti collaterali" più comuni dell'inverno, al punto da rappresentare il disturbo più frequente per cui ci si rivolge al medico. Parliamo della tosse, un sintomo (non una malattia) che insorge ogni volta che le mucose delle vie respiratorie sono infiammate, ostruite o entrano in contatto con sostanze irritanti. «In questa stagione, in genere, si tratta di un fenomeno legato a una malattia infettiva, virale o batterica, delle vie respiratorie conseguenza di sindromi parainfluenzali e malattie da raffreddamento» spiega il dottor Giovanni Michetti, pneumologo. «Non bisogna però dimenticare che la tosse può avere origini diverse ed essere la spia di patologie anche importanti. Per questo, soprattutto se non si risolve nell'arco di qualche giorno, è importante non sottovalutarla».

Dottor Michetti, innanzitutto, cos'è la tosse e perché viene?
Da un punto di vista fisiologico la tosse è un meccanismo di difesa con cui l'organismo cerca di liberare la trachea o i bronchi dalla presenza di sostanze che tendono a ostruirli, come catarro, cibo o liquido che va per trasverso, o a irritarli, come il fumo. In altre parole è il modo attraverso il quale cerca di espellere dall'albero tracheo-bronchiale (cioè la parte inferiore dell'apparato respiratorio, costituita da laringe, trachea, grossi bronchi) cose che non dovrebbero essere lì, in modo da mantenere le vie aeree libere e aperte. A far scattare questo meccanismo, necessario per la sopravvivenza, sono dei recettori presenti sull'albero respiratorio, che in determinate situazioni di "pericolo" vengono attivati e mandano al cervello un segnale che porta all'emissione, brusca e sonora, di aria attraverso le vie respiratorie e la bocca, cioè appunto la tosse, che a seconda dell'origine può avere caratteristiche diverse.

Quanti tipi di tosse esistono?
Una prima distinzione è quella tra tosse secca e grassa, detta anche produttiva (vedi box). In base, invece, alla durata si possono individuare tre grandi classi di tosse, acuta (che dura fino a tre settimane), sub-acuta (dalle tre alle otto settimane), cronica (per più di otto settimane). La tosse acuta, soprattutto in questa stagione, è quella che la fa da padrona e si accompagna alle infezioni delle prime vie aeree (naso e gola) o basse (trachea e bronchi), causate da virus respiratori. La cura, in questi casi, deve limitarsi a un trattamento sintomatico con antinfiammatori e sciroppi fluidificanti e mucolitici. Da evitare invece quelli sedativi: l'unica tosse che ha senso di sedare è quella secca e stizzosa, mai invece quella produttiva (con catarro), perché così facendo si accumulerebbe la secrezione nelle vie aeree. Nella persona sana e non fumatrice il problema tende ad autorisolversi nel giro di qualche giorno.

Secca o grassa
La tosse secca si presenta stizzosa ed è in genere sintomo di irritazioni delle mucose di trachea, faringe e bronchi, causate dal contatto con agenti irritanti come fumo di sigaretta, polveri, allergeni, inquinamento atmosferico, da temperature troppo basse o ambienti poco umidificati (in presenza di aria condizionata) o da altre patologie come il reflusso gastroesofageo. La tosse grassa o produttiva (accompagnata dall'emissione di catarro) è caratterizzata da un suono cavernoso ed è solitamente sintomo di un'infezione virale o batterica che causa un'ostruzione delle vie respiratorie e un'iperproduzione di muco. Il muco, la secrezione di rivestimento di tutte le membrane mucose del nostro organismo, è un fluido molto importante perché garantisce la loro protezione dalle "aggressioni" esterne. Quando però è prodotto in quantità eccessive deve essere espulso.

E se invece dura più a lungo?
Se persiste per più di tre settimane deve essere indagata, perché può essere il campanello di allarme di patologie più serie, come patologie infettive batteriche (ad esempio un focolaio di broncopolmonite o una pleurite, cioè un'infiammazione della pleura, la membrana seriosa che ricopre totalmente il polmone). L'esame che fa da spartiacque e che permette di confermare o escludere eventuali alterazioni a livello polmonare è la radiografia del torace. Se il risultato è positivo, si ricorrerà alla terapia antibiotica più adatta, se invece è negativo e cioè non ci sono anomalie, si aprono scenari diversi. Potremmo essere davanti a una forma iniziale di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), patologia frequente soprattutto in chi è fumatore o ex fumatore, che si manifesta con bronchite cronica ed enfisema (progressiva distruzione degli alveoli polmonari che porta a una riduzione della superficie polmonare con conseguente affanno), diagnosticabile con la spirometria. È una malattia in crescita, nei confronti della quale la prima terapia (a patto che venga diagnosticata precocemente) è smettere di fumare: solo così si può interromperne il decorso. Altre cause di tosse cronica sono il reflusso gastroesofageo (diagnosticabile attraverso l'esofagoduodenoscopia e la PHmetria), l'utilizzo di farmaci ACE-inibitori per la cura dell'ipertensione (in questo caso si deve sostituire la terapia con un'altra classe di farmaci ipertensivi, ricordandosi che prima che si disinneschi il meccanismo di stimolazione che ha causato la tosse può passare anche un mese), asma, allergie, scolo retronasale (legato a sinusite cronica e a secrezioni dai seni paranasali che colano dietro il naso), infiammazioni croniche delle prime vie aeree.

L'alternativa naturale allo sciroppo
Una tazza di latte e miele contro la tosse. Chissà quante volte ve lo siete sentiti consigliare da mamme e nonne. A ragione. Una delle ultime conferme scientifiche arriva da uno studio pubblicato dalla rivista Pediatrics: in caso di tosse niente è meglio del miele. Non solo è ricco di antiossidanti (tra cui la vitamina C e flavonoidi, quello più scuro tende ad averne di più), ma essendo denso e dolce stimola la salivazione, assottiglia il muco e lubrifica le vie respiratorie superiori. Un valido rimedio, quindi, non solo per i grandi ma soprattutto per i più piccoli. Un cucchiaino preso mezz'ora prima di andare a dormire diminuisce la frequenza e l'intensità dei colpi di tosse e migliora la qualità del sonno.

Gioca d'anticipo
1. Hai più di 40 anni?
2. Sei o sei stato fumatore?
3. Hai spesso catarro?
4. Ti manca di più il fiato rispetto ai tuoi coetanei?
5. Hai tosse di frequente?
Se rispondi in modo affermativo ad almeno 3 di queste domande, potresti essere a rischio broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).

a cura di Elena Buonanno
con la collaborazione del Dott. Giovanni Michetti
Specialista in Pneumologia ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo