Negli ultimi decenni si sente sempre più spesso parlare di cambiamento climatico inteso come una trasformazione delle condizioni climatiche direttamente o indirettamente riconducibile all’attività umana. Tutto ciò ha un forte impatto sul pianeta: avanzando in questa direzione si stima che alcune regioni della Terra potrebbero diventare ben presto inabitabili, causando fenomeni di emergenza sempre più frequenti e di portata sempre più elevata. La comunità scientifica e i mezzi di comunicazione sono impegnati nel sensibilizzare il senso comune su tali tematiche.

Cambiamento climatico e salute mentale: quale rapporto

Oltre alle conseguenze ambientali, non è da trascurare l’impatto sulla salute mentale degli individui che ha portato alla comparsa del termine eco-ansia, coniato dal Professor Albrecht Glenn e definito come “la sensazione generalizzata che le basi ecologiche dell’esistenza siano in procinto di crollare”. Nel 2017 l’American Psychological Association (APA) ha definito il termine eco-ansia come una paura cronica del destino ambientale del pianeta. Sebbene non sia ancora considerata come una condizione medico-psicologica, questa viene spesso ricondotta al disturbo d’ansia generalizzato con particolare riferimento a fattori di stress legati alle condizioni ambientali.

I sintomi più comuni 

Nonostante la sintomatologia si manifesti in maniera soggettiva, questi sono alcuni dei sintomi più comuni:
> preoccupazione incessante: le persone possono sperimentare una costante preoccupazione riguardo i problemi ambientali (riscaldamento globale, perdita di biodiversità, inquinamento, ecc.);
> senso di impotenza: la consapevolezza dei problemi ambientali può generare un senso di impotenza e frustrazione. La sensazione che le azioni individuali possano avere un impatto limitato sul cambiamento può contribuire all’aumento di stress;
> angoscia per il futuro: la prospettiva di un futuro in cui gli impatti ambientali peggiorano può causare ansia riguardo al proprio destino e a quello delle generazioni future;
> sentimento di colpa: alcune persone possono provare sentimenti di colpa legati alle proprie azioni quotidiane che potrebbero contribuire al degrado ambientale, anche se in modo indiretto;
> disturbi del sonno e dell’appetito: lo stato d’ansia può compromettere la qualità del sonno e/o alterare l’appetito;
> sintomi fisici: l’eco-ansia può portare alla comparsa di sintomi fisici come mal di testa, tensione muscolare, disturbi gastrointestinali o altri sintomi correlati allo stress;
> isolamento sociale: alcune persone potrebbero sentire il bisogno di isolarsi a causa dell’ansia inerente alle questioni ambientali. La difficoltà nel condividere questi timori con gli altri può contribuire all’isolamento e al ritiro sociale;
> cambiamenti nel comportamento: l’eco-ansia potrebbe influenzare il comportamento quotidiano, portando a scelte alimentari, di acquisto e di stile di vita mirate a ridurre l’impatto ambientale.

L’identikit di chi soffre di eco-ansia

A soffrire di eco-ansia, oltre a chi vive nei territori geograficamente più a rischio, sono soprattutto i giovani. Una ricerca del 2021, pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet ha coinvolto 10 mila persone fra i 16 e i 25 anni, residenti in 10 Paesi diversi: il 59% si è definito “estremamente preoccupato” per le conseguenze del cambiamento climatico sul proprio futuro; oltre il 50% ha dichiarato di provare tristezza, rabbia e impotenza; mentre per il 45% delle persone l’eco-ansia agisce negativamente sulle attività quotidiane.

Oltre alla giovane età, altri fattori sembrano esporre maggiormente ai sintomi dell’eco-ansia:
> l’esposizione mediatica;
> l’impegno attivo nei confronti della crisi ambientale;
> lavorare nell’ambito della sostenibilità ambientale.

È stato evidenziato come anche i disastri naturali possono produrre un forte impatto psicosomatico con sintomi simili al disturbo post traumatico da stress, compromissione delle relazioni sociali e tendenza all’isolamento. Non solo, anche il surriscaldamento globale ha un impatto sul benessere mentale: l’aumento delle temperature è strettamente correlato a un numero maggiore di attacchi di ansia e di panico, in particolare nelle persone che già ne soffrono. Nel 2022, il Journal of the American Medical Association ha analizzato le diagnosi al momento delle dimissioni negli anni 2010-2019, osservando che durante le ondate di caldo estremo è stato registrato un aumento dell’8% delle richieste di assistenza per problemi mentali all’interno dei pronto soccorso, così come richieste di aiuto per abuso, ansia, depressione e autolesionismo.

Riconoscere e gestire l’eco-ansia

L’ansia per il cambiamento climatico non è irrazionale o disconnessa dalla realtà in cui viviamo! Riconoscerla consente di non minimizzare il problema e mettersi in ascolto di queste preoccupazioni può sollecitare le nostre risorse. È bene non ostacolare l’emozione, in quanto corrispondente all’urgenza del tema. Una sana eco-ansia aiuta a non rimanere indifferenti nei confronti delle condizioni del nostro pianeta, ma se i sintomi di ansia associati ai temi ambientali iniziano a diventare pervasivi, è fondamentale parlarne, ridurre l’esposizione ai media durante la giornata e, soprattutto, rivolgersi a un professionista della salute mentale.

A cura della Dott.ssa Michela Gritti
Psicologa Clinica, Master in Valutazione multidimensionale e Tecniche per il cambiamento
AMAE studio professionale, Casazza (BG)