Quante persone si sono sentite chiedere almeno una volta quale fosse la loro mail, se avessero dei profili social, e se possedessero un’identità digitale? Con il passare del tempo, una domanda del genere potrà essere sempre più frequente. Il web, prima con i siti internet, poi con le chat, gli smartphone e più recentemente attraverso social, spid e identità digitale, ormai spopola. È un fenomeno interessante e, allo stesso tempo, da tenere sott’occhio. Da anni, anche il settore della salute si sta adeguando, con tempi e modi diversi da regione per regione. 
Ormai una decina d’anni fa venivano organizzate conferenze e corsi che illustravano il progetto del fascicolo sanitario elettronico e oggi la consultazione di dati ed esami clinici viene fatta principalmente online, attraverso l’uso della tessera sanitaria digitale. In alcune regioni, tra cui la Lombardia, non è più necessario stampare le ricette per farmaci e prestazioni sanitarie: si procede per codici, permettendo da un lato una riduzione della carta utilizzata, in certi casi anche dei tempi, ma lascian-do anche alcuni grossi interrogativi aperti, come la richiesta di certezze sull’uso di dati personali e privacy che, pur essendo tutelati, circolano in modo “invisibile” a livello mondiale. È pur vero che tutto ciò che è online è potenzialmente sotto attacco informatico già da quando, per citare un caso, le ricette sono diventate elettroniche, passando dalla semplice scrittura a mano del medico, alla digitalizzazione. Ma è altrettanto veritiero che il fenomeno è in evoluzione, per i sanitari e per i pazienti.

Quali sono gli aspetti critici della digitalizzazione e informatizzazione della salute e del mondo della farmacia?

Tra le principali criticità, uno degli aspetti che lascia dubbi è la tutela dei dati personali. Si auspica una sempre attenta e aggiornata regolamentazione, che non dipende però solo dai farmacisti, ma soprattutto dagli organi preposti a queste mansioni. Collegato a questo discorso, c’è il quesito sull’identità digitale e sull’intelligenza artificiale: può un paziente affidarsi allo stesso modo a una diagnosi telematica e a un’eventuale visita o consulenza con un sanitario dalla connessione di casa, come avviene faccia a faccia? È possibile ricevere consulenze mediche, diagnosi, informazioni su farmaci e interazioni allo stesso modo dal salotto di casa davanti a un pc, invece di avere un contatto diretto con il sanitario e quindi un rapporto di fiducia che si instaura con il tempo, con le conversazioni, con il linguaggio non verbale, l’empatia? 
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale (IA), i dubbi sono tanti e spesso correlati al suo utilizzo in settori più “leggeri” e superficiali rispetto a quello della salute. Farmacisti e pazienti in ugual modo si chiedono se sia effettivamente la stessa cosa, o almeno paragonabile, affidarsi a un computer, o a un’assistente virtuale, per diagnosi, servizi e informazioni. È vero che l’essere umano non è infallibile, ma lo stesso si può dire del digitale, di un computer che si inceppa o di una connessione internet non efficiente o non disponibile in un determinato momento o in una determinata area geografica.

Cosa sta succedendo, nel concreto, nelle farmacie?

Da qualche anno i farmacisti sono a conoscenza dell’esistenza di ‘assistenti virtuali’ che dovrebbero agevolare il lavoro in farmacia, snellendo le file, aiutando i clienti-pazienti nel primo contatto e indirizzandoli verso il servizio migliore, che si tratti di parafarmaci o di medicinali su prescrizione. I robot posizionati in magazzino o vicino al banco, introdotti in alcuni punti vendita e laddove un’analisi su acquisti e spazio espositivo lo richiede, sono stati creati per aiutare il lavoro del farmacista e dei suoi collaboratori, consentendo un aumento dell’interazione con il paziente-cliente e quindi il recupero di minuti preziosi in cui si può conoscere meglio il suo stato di salute, fidelizzarlo o semplicemente per i casi più semplici, perfezionare la vendita. 
È importante ricordare che questi strumenti informatizzati possono non essere condivisi da tutto il team della farmacia o semplicemente non adeguatamente istruiti sugli usi potenziali. Questo forse perché ancora si viaggia su ‘territori’ esplorati solo in parte, un po’ per necessità di tempo per poter conoscere questi strumenti e avere riscontro della loro effettiva utilità, un po’ perché non compresi e accettati dal settore della salute, nella sua interezza. Non si può non considerare che le farmacie, all’interno del sistema sanitario, si fanno forza anche della vicinanza alle persone in prossimità e del quartiere/zona in cui sono localizzate quindi, in un certo senso, sono maggiormente legate alla tradizione rispetto ad altre figure sanitarie. Da qui emerge la necessità di un’introduzione ragionata del digitale. Nel prossimo numero di Bergamo Salute scopriremo, invece, i vantaggi dell’introduzione del digitale nel mondo delle farmacie e di come questo possa agevolare la professione.

A cura di Claudio Gualdi