Non solo farmaci: contro l’Alzheimer anche l’aiuto di un animale può fare molto. A dirlo sono molti studi scientifici. E altrettante sono le esperienze in ospedali e case di riposo in cui gli animali (per lo più cani) si trasformano in membri, a tutti gli effetti, dell’equipe multidisciplinare. «Può sembrare un paragone azzardato quello tra persone e animali, ma in tutti gli ambiti in cui si verifica una compromissione cognitiva ed emotiva forte, come nell’Alzheimer, la modalità relazionale che si instaura con un animale diviene simile a quella dell’animale stesso» dicono Stefano Cortinovis, infermiere e consulente relazionale e Simone Migliorati, counselor e consulente relazionale. 

In che modo chi soffre di Alzheimer riesce a instaurare questo rapporto “speciale” con l’animale?
La perdita di capacità di condivisione convenzionale delle emozioni, nella persona con malattia di Alzheimer, rende difficile comprendere cosa la persona stia vivendo nel momento presente. La relazione guidata con il cane permette alla persona di vivere in un contesto con un altro essere vivente (l’animale) che condivide le proprie emozioni in maniera non tradizionale. Questa modalità di condivisione viene definita “comunione di animalità”: nel riconoscere l’emozione dell’animale, la persona comprende meglio le proprie, entrando in contatto con la sfera più intima di sé. Ciò che accomuna la persona e l’animale è l’esperienza emotiva che però non viene condivisa in modo convenzionale (per esempio utilizzando la parola). In caso di patologie cognitive e degenerative la capacità di provare emozioni non cambia; ciò che viene meno però è la capacità di condividerle a parole. Ecco allora che il cane diviene un alleato che, esattamente come la persona che soffre di demenza, vive emozioni piene e pure, ma deve trovare altri canali di comunicazione (corporei). L’atteggiamento empatico, accogliente e mai giudicante dell’animale apre a una relazione che va a lavorare su un piano biografico, legato alla vita del passato, permettendo di accedere a componenti emotive anche rimosse che, in assenza del cane, non si sarebbero raggiunte.

Quali sono in particolare i benefici derivanti da questa relazione?
Le persone con malattia di Alzheimer sono spesso sottoposte a terapie farmacologiche necessarie ,ma che condizionano negativamente la curva fisiologica emotiva. Quando sono ansiosi, si tende a normalizzare l’attivazione del sistema nervoso involontario simpatico; quando invece sono depressi, si tende, con il farmaco, a lavorare sull’inibizione dell’attivazione del sistema nervoso involontario parasimpatico (vedi box). La consulenza relazionale con gli animali diventa quindi una co-terapia di supporto che va ad agire sulla sinergia del sistema simpatico/parasimpatico. Per meglio comprendere le dinamiche relazionali che la presenza guidata del cane può generare, illustreremo il caso della signora Laura. Ricoverata presso un centro specialistico per l’Alzheimer ha da subito mostrato atteggiamenti oppositivi e aggressivi, sia nei confronti dei professionisti della struttura sia degli altri degenti. Attraverso un percorso di consulenza relazionale dapprima individualizzato, sono emerse le capacità di dare e ricevere affetto e cura della signora, che con il cane ha sempre mantenuto un atteggiamento positivo e propositivo, ricordando persino il giorno della settimana in cui si svolgeva l’attività con i cani. La relazione con il cane, che non ha mai giudicato né preso in considerazione l’atteggiamento prevalente della signora ma si è concentrato sulla relazione nel momento presente, ha permesso a Laura di sperimentarsi in maniera produttiva prima con i consulenti relazionali poi con i professionisti della struttura, fino ad arrivare a migliorare notevolmente la relazione con gli altri degenti. Ciò che ha permesso di raggiungere questo significativo obiettivo è stata la presenza del cane durante i primi approcci con gli altri pazienti a cui Laura ha presentato l’animale dimostrando di essere anche altro rispetto a quello che prima della presenza del cane mostrava. Questo episodio dimostra come affidandosi alla saggezza dell’animale, appositamente preparato, si possano ottenere grandi risultati.

"L’attività mediata dall’animale può ravvivare i meccanismi cerebrali dell’attenzione, stimola il coordinamento psicomotorio, riaccende motivazioni, aiuta a relazionarsi e può evocare emozioni positive”

Le due “parti” del sistema nervoso autonomo Il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico costituiscono le due componenti del sistema nervoso autonomo, ovvero quello che regola le attività degli organi che non sono comandate direttamente dalla volontà. Il sistema simpatico interviene nelle situazioni di emergenza, il sistema parasimpatico nei momenti di relax.

a cura di Viola Compostella
con la collaborazione di STEFANO CORTINOVIS
Infermiere e Consulente Relazionale
Consulenza Relazionale B.A.U.©