«Arrivare primo tra gli italiani sopra i 50 anni alla maratona di Londra è stata la realizzazione di un sogno. Per due anni mi sono allenato tutti i santi giorni dopo i turni di lavoro in ospedale. Una bella fatica. Ma tagliare il traguardo in meno di tre ore, è stata una tale emozione e soddisfazione da ripagarmi di tutti i sacrifici. Ora la prossima sfida è la maratona di Chicago del 13 ottobre 2013 e, in primavera, quella di Boston. E chissà che un giorno non possa dire di aver corso tutte le cinque maratone più importanti del mondo». Ha gli occhi che brillano il professor Flavio Doni, 53 anni, primario del reparto di cardiologia e unità coronarica del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro, mentre racconta dell'ultima maratona a cui ha partecipato ad aprile 2013 nella capitale inglese. Qui, all'ombra del Big Ben, il cardiologo-maratoneta si è piazzato al ventiquattresimo posto su quasi 2.000 italiani, oltre che primo tra gli over 50.

Una passione nata per caso
Non male per uno che ha cominciato ad appassionarsi alla maratona solo da un paio d'anni. «è nato tutto un po' per caso nel 2011, quando ho avuto occasione di incontrare per una consulenza Gabriele Rosa, uno degli allenatori di corsa più noti al mondo» racconta il professor Doni. «Sono sempre stato un grande amante della corsa, al punto da comprare, quando le mie due figlie erano piccole, dei passeggini americani tecnologici per poterle portare a spasso e allo stesso tempo correre un po'. Quello che mi frenava era la paura dei traumi e la difficoltà ad allenarmi in modo regolare. L'incontro con Rosa mi ha convinto che dovevo almeno provarci». E così ha fatto. Con passione, dedizione e non pochi sacrifici. «Ho cominciato ad allenarmi tutti i giorni, per almeno un'ora e mezza, inizialmente con ritmi piuttosto blandi. Poi, vedendo che il fisico reagiva bene ho aumentato l'intensità. Andavo a correre quattro volte a settimana e in palestra due volte. Un giorno invece facevo yoga, per rilassarmi e migliorare la capacità di concentrazione. È stata tosta. Smesso il camice, indossavo pantaloncini e scarpe da ginnastica e via, con qualsiasi tempo e temperatura, anche se magari ero stanco morto per il turno in ospedale» continua nel racconto. E i risultati non si sono fatti attendere. Dopo sei mesi era già alla maratona di New York, il sogno di tutti i maratoneti. «Non mi interessava fare un buon tempo. L'importante era arrivare alla fine. E ci sono riuscito. Ho corso in circa tre ore e mezzo che comunque per un neo-maratoneta non è male».

Il sogno più grande: la maratona di New York insieme alle figlie
«Una volta completate le cinque più importanti maratone al mondo, mi piacerebbe chiudere in bellezza bissando quella di New York. Magari insieme alle mie figlie, Arianna, di 20 anni, e Angelica, di 17, che, contagiate da me, hanno cominciato ad allenarsi. Sarebbe davvero un sogno nel sogno» conclude il professor Doni.

La curiosità del medico
Per il professor Doni è solo l'inizio. La passione per la maratona, dopo l'esperienza newyorkese, diventa ancora più forte. Non riesce più a farne a meno. «È incredibile la sensazione di benessere psico-fisico che si prova». E finisce per contagiare non solo lo sportivo ma anche il medico. «Mi sono messo a studiare come fare per "educare" l'organismo a bruciare i grassi nel modo corretto. Quando si corre la maratona uno dei problemi maggiori è che intorno al trentesimo chilometro (su quarantadue) si esauriscono le calorie e quindi l'energia. Noi infatti abbiamo come riserva una quantità di zucchero che fornisce circa 2000 calorie, ma durante la maratona se ne arrivano a consumarne 3000. Il trucco è arrivare, attraverso l'allenamento, a trovare per ognuno la frequenza giusta, quella cioè al di sotto della quale si bruciano i grassi e non gli zuccheri in modo da non andare in riserva. L'esperienza come sportivo mi è anche stata di stimolo per approfondire gli effetti di un'attività fisica regolare sulla salute del cuore, anche in pazienti cardiopatici, nei quali è persino in grado di far nascere nuove cellule a livello cardiaco e vascolare». E non è solo il cuore a stare meglio. Anche la mente ne guadagna. Correre infatti è un potentissimo anti-stress. «Non solo. Se si applicano i principi di psicologia dello sport, che in questi anni mi sono messo a studiare, si possono migliorare sia le performance sportive sia il modo di affrontare le cose nella vita tutti i giorni, imparando a controllare le proprie emozioni e a ingannare la mente per non sentire la fatica».

Tutti in pista? Sì, ma sotto controllo
Allora dovremmo tutti cominciare a correre le maratone? «Naturalmente no. Correre una maratona è un impegno fisico e mentale di altissimo livello, che deve rappresentare il risultato finale di un lavoro di preparazione lungo e meticoloso. Solo così correre una maratona diventa un'esperienza salutare ed esaltante. Senza arrivare ai quarantadue chilometri, però, tutti dovremmo impegnarci a praticare, ogni giorno, una blanda e regolare attività fisica. Quaranta minuti di passeggiata tranquilla o di cyclette sono sufficienti a garantire ottimi risultati per il miglioramento della salute del nostro cuore. Se poi, a partire da questa leggera e benefica attività di base, viene la voglia di passare a una pratica sportiva più intensa, come la maratona, il nostro organismo e la nostra mente non potranno che ringraziarci, purché il tutto avvenga con la dovuta gradualità, affidandosi a esperti che ci guidino con allenamenti progressivi. Il corpo umano è una macchina perfetta che, adeguatamente e saggiamente preparata, può raggiungere, anche quando non si è più giovani, prestazioni di alto livello». Proprio come quelle che ha raggiunto il professor Doni, che ora guarda avanti, alle prossime maratone.

A cura di Elena Buonanno