Le costellazioni familiari sono una forma di terapia alternativa di gruppo in cui le persone cercano di ricostruire il proprio vissuto e di ricercare e ricreare i legami che influenzano la loro vita in famiglia, presente e passata. Si può ricorrere alle costellazioni familiari come metodo complementare in caso di malessere emotivo o fisico di varia natura. Ce ne parla la dottoressa Giusy Savoldi, psicologo e psicoterapeuta con formazione nella terapia con le costellazioni familiari.

Dottoressa Savoldi, qual è l’origine di questa terapia?
L’ideatore è lo psicologo tedesco Bert Hellinger, secondo il quale non siamo noi a decidere se nella nostra vita vogliamo seguire la via della gioia o della sofferenza poiché la nostra scelta dipende dalle emozioni irrisolte del nostro passato familiare. Esse ci si inscrivono dentro così profondamente da condizionare il nostro destino; ci legano come una cascata di informazioni inconsce, una sorta di patrimonio genetico delle emozioni, a persone del nostro passato, che possiamo anche non aver conosciuto e a eventi cui non abbiamo preso parte. Secondo i suoi studi - in parte realizzati durante una permanenza di 16 anni in Africa a contatto con la cultura Zulu - questi fatti, queste persone, anche se lontani nel tempo influiscono sul modo in cui impostiamo la nostra esistenza: noi siamo contenuti nell’anima della nostra famiglia. In Germania, dove il metodo è nato, il suo nome non parla di costellazioni ma di “messa in scena familiare”.

Come avviene in pratica una sessione di costellazioni familiari?
In concreto, nel caso di una costellazione familiare di gruppo, il partecipante presenta una propria tematica e sceglie, nel gruppo stesso, delle persone che rappresentino quei membri del suo passato familiare che gli vengono indicati da chi guida (il cosiddetto “costellatore”) e li ”mette in scena” nello spazio al centro (è possibile anche realizzare una costellazione con modalità Individuale, insieme al conduttore). Da qui, poi, ha inizio un lavoro d’indagine e di ricerca di una buona soluzione attraverso una reviviscenza del passato: lungi dal fare ragionamenti sulle dimensioni psicologiche di un situazione si lavora su fatti accaduti e non risolti che possono tornare a esistere grazie ai rappresentanti disposti sulla scena. La soluzione si manifesta attraverso successivi passaggi, prende forma con i suoi equilibri, con le emozioni che l’abitano; emerge dalle dinamiche spontanee tra i rappresentanti che portano alla luce il vissuto emotivo bloccato e trova posto a un livello profondo dell’anima, sia familiare, che personale, di chi ha posto la domanda. Da tutto ciò si può comprendere come lavorare con le costellazioni familiari significhi trovare e lasciare andare il legame con il passato che inconsciamente custodiamo per raggiungere una nuova armonizzazione e un nuovo equilibrio, che diventano una base sicura da cui partire, o ripartire, lasciando andare con amore e rispetto il legame antico che può aver bloccato la propria vita. Leggere una propria fatica con l’aiuto delle costellazioni familiari significa darsi la possibilità di modificare il modo di guardare al passato della propria famiglia. Possiamo entrare nella gabbia che ci stringe e andare con coraggio, amore e responsabilità fino in fondo, finché le sue sbarre non cedono. La felice conseguenza è il passaggio da un amore che toglie le forze e ci impedisce di vivere, all’amore che permette all’energia e alla saggezza delle generazioni precedenti di scorrere fino a noi. Il futuro di un fiume, in fondo, è la sua sorgente.

"Se vuoi sapere dove andare, torna là da dove sei venuto” (adagio africano)

UNO STRUMENTO EFFICACE SOLO IN MANI ESPERTE
Le costellazioni familiari sono uno strumento molto particolare che richiede cautela da parte di chi conduce. Non trattandosi di una professione regolamentata da un albo, è importante per chi fosse interessato a sperimentare questo metodo, porre attenzione alla scelta del conduttore del gruppo di costellazioni familiari, che deve possedere una buona preparazione nella relazione di aiuto e saper dosare l’intervento affinché non diventi da costruttivo distruttivo.

a cura DI VIOLA COMPOSTELLA
con la collaborazioen della DOTT.SSA GIUSY SAVOLDI
Psicologa e psicoterapeuta
A Nembro e Bonate Sotto