Ringiovanisce la pelle, attenua rughe e cicatrici, riduce le borse sotto gli occhi e contrasta la cellulite. Tutto in modo indolore e sicuro. È la fotobiomodulazione con LED, trattamento che sfrutta la naturale energia di questo tipo di luce (tradizionalmente usata per l’illuminazione) per stimolare, rigenerare e disintossicare le cellule della pelle. Ma come funziona? In quali casi è efficace? Lo abbiamo chiesto a Massimo De Nardi.

Come agiscono i LED sulla pelle?
I fotoni emessi dalla luce LED (Light Emitting Diodes), con lunghezze d’onda specifica per le cellule bersaglio, stimolano dei fotorecettori o dei substrati cellulari provocando una catena di reazioni biochimiche o biofisiche che portano a una risposta cellulare, detta biostimolazione specifica. Ricerche scientifiche hanno dimostrato che le cellule del nostro organismo assorbono particelle di luce (fotoni) e trasformano la loro energia in adenosintrifosfato (ATP), la forma di energia utilizzata dalle cellule. L’aumento di ATP è quindi utilizzato per accelerare i processi metabolici; sintetizzare il DNA, RNA, proteine, enzimi e altri prodotti necessari per riparare o rigenerare i componenti cellulari. Più semplicemente si può dire che trasferiscono energia alle cellule “compromesse” in modo tale da aumentarne le “performance” e lo stato di salute, contrastando i processi di degenerazione. In questo modo le cellule danneggiate o compromesse possono essere riparate, altre cellule possono essere indotte a un livello maggiore di replicazione. Nel caso specifico della pelle ha un’azione anti-aging e ristrutturante, stimolando i fibroblasti (i “mattoni” della pelle) a produrre più collagene ed elastina, sostanze fondamentali per mantenerla compatta e giovane. Gli effetti sono diversi in base all’intensità e alla combinazione di lunghezze d’onda (colori) impostati:
> la luce rossa a 640 nm è attiva nei casi di pelle ruvida, intossicata, edematosa (con gonfiore) e nei casi di cellulite nodulare in fase iniziale;
> la luce blu a 464 nm risulta efficace per il trattamento delle rughe, la pelle coperosica, contratta e congestionata; inoltre uccide i batteri responsabili dell’acne (Propionibacterium Acnes).
> la luce infrarossa a 880 nm penetra in profondità e aumenta la microcircolazione, diminuendo di conseguenza l’infiammazione e attenuando il dolore.

Che differenza c’è rispetto al laser o alla luce pulsata?
A differenza dei laser, della luce pulsata o della radiofrequenza, i LED presenti nei dispositivi di fotobiomodulazione liberano energia a bassa intensità. Questo significa che la pelle non subisce traumi termici da calore, è un trattamento indolore, sicuro e non invasivo che non comporta l’ablazione (rimozione) della superficie cutanea. Inoltre è solitamente molto meno cara rispetto a terapie come laser e radiofrequenza.

Come si svolge una seduta?
La fotobiomodulazione si avvale di pannelli luminosi, di dimensioni diverse a seconda dell’area da trattare (viso o corpo). Il pannello va tenuto il più possibile vicino alla pelle e la durata della seduta va da pochi minuti fino a mezz’ora.

Quante sedute sono necessarie per vedere dei risultati?
Per un risultato ottimale viene solitamente consigliato un ciclo di almeno otto/dieci sedute e un mantenimento dopo sei/12 mesi a seconda del protocollo utilizzato e della risposta individuale.

Ci sono controindicazioni o situazioni per cui il suo uso è sconsigliato?
Non ci sono limiti dovuti al fototipo o alla stagione, non ha effetti collaterali e ha come unica controindicazione la fotosensibilizzazione.

Dalla NASA alla medicina estetica
L’uso dei LED è si è affermato solo alla fine degli anni Novanta grazie alla nascita di LED superpotenti da parte del dottor Whelan e del suo gruppo di ricercatori della NASA. Negli ultimi anni la letteratura scientifica ha studiato e validato i differenti ambiti di azione della fotobiomodulazione, con trial clinici e in vitro. Dalla lunghezza d’onda della radiazione luminosa dipende il colore visibile della luce emessa. È stato dimostrato che LED di colore diverso hanno effetti diversi. Per queste applicazioni si impiegano LED particolarmente sofisticati, che emettono luce con lunghezza d’onda e intensità specifiche, identificate con studi sperimentali, che attivano precisi processi biologici.

a cura DI VIOLA COMPOSTELLA
con la collaborazione del DOTT. MASSIMO DE NARDI
Scienze motorie
Dottorando in Neuroscienze