Meditare fa bene a tutti, anche ai bambini: aumenta la loro autostima e sviluppa la creatività. In molti Paesi, come Francia, Belgio e Stati Uniti, la meditazione è stata persino introdotta nelle scuole, con ottimi risultati dal punto di vista psicologico, di relazione, di rendimento e anche, in alcuni casi fisico. Approfondiamo l’argomento con Liliana Crotti, insegnante, Counselor ed esperta di meditazione, e Simone Migliorati, Counselor ed esperto di meditazione.

In quale fascia di età si può proporre la meditazione?
Se consideriamo come meditazione la capacità di essere realmente presenti al “qui e ora”, dell’ascolto del proprio corpo e del proprio respiro, la capacità di essere in contemplazione senza pensare a ciò che è stato o ciò che sarà, apparirà strano ma i più grandi meditatori del tempo sono i bambini neonati e in età prescolare. In questa fase della vita, infatti, il bambino è in grado di non farsi sopraffare dal sistema cognitivo, ma vive in un-tempo-e-uno-spazio in cui corpo, respiro ed emozione sono gli elementi fondanti della propria vita e del proprio modo di relazionarsi (sguardo, sorriso, carezza etc.). Di fatto si può proporre la meditazione da qualsiasi momento della vita, già dai cinque anni con giochi meditativi, considerando però sempre la singola situazione di ciascun bimbo.

Come la si insegna, che differenza c’è rispetto a insegnarla agli adulti?
L’aspetto interessante è che con i bambini è molto più facile che con gli adulti, proprio perché chiedere a un bimbo di staccare la mente e lasciarsi andare alla saggezza del proprio respiro e del proprio corpo è molto più semplice. Gli adulti a volte faticano in questo passaggio, poiché la mente è sempre pronta a metterci lo zampino e attivarsi, distogliendo l’attenzione del momento presente. Con i bimbi la modalità è quella ludica: tutta l’attività di meditazione viene proposta come fosse un gioco e prevede anche momenti di attivazione, oltre che di disattivazione, mentre con gli adulti il passaggio al sistema nervoso involontario è pressoché immediato.

Quante ore settimanali si devono dedicare perché sia efficace?
I progetti nelle scuole prevedono di solito un accesso di un’ora-un’ora e trenta minuti per ciascuna classe. Ovviamente questi incontri servono per iniziare. Il consiglio agli insegnanti è di ripetere e proporre nel momento del bisogno (esempio prima di una verifica o quando la classe durante la lezione appare ingestibile) alcuni dei giochi che i bambini hanno appreso nel percorso. L’aspetto interessante che dimostra la funzionalità della meditazione per i bambini è che spesso sono loro i primi a ricorrere a quanto hanno appreso nel percorso, quando sentono di averne bisogno, o addirittura, i bimbi raccontano che a casa hanno accompagnato mamma o papà in una meditazione, facendo loro fare ciò che loro hanno imparato a scuola. Sarebbe utile ritagliarsi un momento tutti i giorni, magari in presenza dei genitori, dove insieme ci si concede un momento di meditazione, di stacco dalla giornata, di profonda connessione con sé e con l’altro, magari la sera, prima di andare a dormire, soprattutto se il bimbo fatica ad addormentarsi.

Quali sono i benefici?
La pratica della meditazione permette al bambino e al ragazzo di sperimentare momenti di recupero, di rilassamento profondo, viscerale, che gli permetteranno di riconoscere gli stati mentali ed emotivi e prendersene cura. Ciò comporta sicuramente una nuova consapevolezza personale emotiva e l’assunzione di responsabilità rispetto al proprio agito nei confronti dell’ambiente circostante, quindi permette al bambino di sperimentare emozioni e di poter comprendere cosa succede nel corpo nel momento in cui le prova. La meditazione opera sul miglioramento dell’attenzione, della concentrazione, dei tempi di tenuta rispetto all’attività didattica e cognitiva, incrementa l’autostima e la resilienza, quindi facilita l’apprendimento didattico. La pratica della meditazione per bambini consente, anche ai più piccoli, di acquisire consapevolezza del mondo esterno e, parallelamente, di ricercare una forma di silenzio interiore definibile come pausa dalle azione quotidiane. Quello di contattare il proprio sé corporeo attraverso il rilassamento è un aspetto fondamentale della meditazione; il bambino pertanto inizierà a prendere coscienza del proprio sé mentale, dei suoi contenuti, dei pensieri e della maniera in cui gestirli e lasciarli fluire. Con la crescita, il bambino che padroneggerà questa consapevolezza sarà tendenzialmente un bambino equilibrato e in grado di affrontare meglio le difficoltà della vita, sviluppando conoscenza di sé, consapevolezza emotiva e resilienza.

Una parentesi di pace … anche a casa
Se vuoi iniziare a praticare meditazione con il tuo bimbo, prenditi un tempo, per esempio prima di andare a dormire, mettetevi scalzi (il contatto con la Terra è fondamentale) e sedetevi in uno spazio libero da rumori e disturbi. Iniziate con un rito, che può essere anche il saluto Namasté a mani giunte. Chiedi al tuo bambino di mettersi sdraiato e di iniziare a far entrare l’aria dal suo nasino e immaginare la sua pancia come un palloncino, quando l’aria entra il palloncino si gonfia, quando l’aria esce il palloncino si sgonfia. Continua per alcuni respiri e poi inizia a guidarlo in un viaggio, dove magari può rivedere la sua giornata e ringraziare per ogni esperienza collezionata, anche la più difficile, perché meditazione è anche capacità di accettare e cogliere il bello da ogni evento che succede.

A cura DI ELENA BUONANNO
con la collaborazione della dorr.ssa Liliana Crotti 
Insegnante e Counselor
Esperta di meditazione