È sempre in movimento, deve preparare i bouquet, controllare il menu del bistrot-ristorante aperto nello stesso negozio di fiori, provare le canzoni, preparare concerti. Dalla mattina alla notte è super impegnata. La incontriamo nel suo locale a Porta Romana a Milano. Capelli rossi, voce squillante, cadenza bergamasca. Rosalba Piccinni, soprannominata la “cantafiorista”, è infatti cresciuta ad Almè dove comincia a cantare nel coro parrocchiale a sei anni. A tredici lavora in un negozio di fiori, la sua grande passione alla pari con le canzoni. Va al Festival di Sanremo giovani e partecipa ad altri concorsi canori, scrive vari brani anche per la pubblicità di importanti società, fa la modella per una ditta di gioielli, si esibisce con i migliori musicisti e da qualche anno porta la sua musica, che sa di jazz e di melodia, nelle case dei suoi clienti, alcuni molto famosi come Antonella Clerici che ha addirittura ricordato in un suo libro un’eccezionale serata con la brava “cantafiorista” bergamasca, e tanti altri vip.

La sua storia comincia in via XXIV maggio a Bergamo dove per anni gestisce uno splendido negozio di fiori “coadiuvata” da due fedelissimi e dolcissimi labrador che osservano i clienti e il traffico sdraiati davanti alla vetrina. Poi si trasferisce per sette mesi in Città Alta, ma quattro anni fa decide di traslocare a Milano e dà vita a Potafiori che quasi subito si trasforma in Potalove.

«È un bistrot dei fiori, nel quale i fiori, il cibo e la musica sono gli ingredienti alchemici scelti per rendere un pranzo o una cena un’occasione unica e fuori dal comune» dice Rosalba la “cantafiorista”. E Potafiori-Potalove (che ricorda molto il bergamasco) diviene in poco tempo un punto di riferimento della moda, dell’editoria e di incontri di lavoro. La chef è napoletana, il menu è internazionale, ma la polenta e i casoncelli sono sempre presenti.

«È il mio locale e racchiude tante cose della mia vita» dice Rosalba «perché è un negozio di fiori, un ristorante aperto dal mattino a notte inoltrata, uno spazio per concerti, eventi e mostre. Ma Potafiori è soprattutto un salotto dove godere di alcune cose belle che rendono la vita piacevole, divertente ed emozionante. In pratica da noi si può entrare la mattina per fare colazione in un ambiente accogliente e rilassato, assistendo anche alla preparazione dei fiori freschi appena arrivati. Si può pranzare in un vero e proprio giardino di design o ritrovarsi la sera all’ora dell’aperitivo davanti a un calice di vino della casa oppure a cena ascoltando ottimo jazz».

Già, il jazz, la passione di Rosalba. «È la riscoperta della musica italiana d’autore in chiave jazz» racconta. «È cominciato quasi per gioco. Quando da ragazzina portavo i fiori a casa dei clienti mi chiedevano di cantare e io non mi tiravo indietro. Non sono da sola, mi accompagnano importanti musicisti. Perché questa scelta di portare io la musica a casa di altri? La ragione è che non sempre ci sono locali che ti permettono di fare dei concerti. Le serenate d’amore, come le chiamo io, nascono così. Io porto i fiori, preparo gli addobbi. E i miei clienti, molti dei quali sono diventati amici, mi chiedono di cantare. Ho imparato a spingere le mie passioni. Mi rivedo ragazzina quando riempivo le case di tutti con i fiori e cantavo, continuavo a cantare e mi sentivo felice. È sempre un’emozione. A ogni serenata abbino il fiore giusto. I fiori, come le canzoni, aiutano infatti a vivere meglio e anche a curarsi qualche acciacco».

La vulcanica Rosalba ha lanciato un’altra sfida con il design. In occasione del Salone del mobile di Milano (ndr. che si è tenuto dal 17 al 22 aprile) ha lasciato tutti basiti presentando una serie di sue creazioni molto colorate. Non solo mobili ma anche bare e urne firmate. Sì, proprio casse da morto a colori: rosa cipria, ciclamino, giallo fluorescente, azzurro tenue. Le ha presentate con un funeral party con tanto di corteo funebre accompagnato dai pianisti Danilo Rea e Ramin Bahrami. In pratica, secondo la “cantafiorista” la morte si fa bella, diventa glamour. «La bara, oggetto simbolo del trapasso, perde l’aspetto tetro per diventare un’accogliente e colorata scatola personalizzabile con tessuti vivaci. La morte non dovrebbe essere solo un momento di dolore, ma anche di condivisione con i propri cari. Per poterlo essere sono sempre più convinta che sia necessario cambiare l’estetica a cominciare proprio dalla bara che dovrebbe essere l’ultimo oggetto di design a cui una persona nella sua vita si lega» dice.

Intanto Rosalba si prepara al futuro: sta curando il terzo disco che uscirà tra qualche mese e un libro. Insomma le sue giornate sembrano non finire mai. Il suo è un canto alla vita con un sogno: una casa con giardino per adottare dei labrador, proprio come i due che le sono stati accanto per tanti anni.

a cura DI LUCIO BUONANNO