«Come possiamo aiutare i nostri bambini quando si trovano a vivere un momento di difficoltà o un disagio? Questa è la domanda con cui spesso i genitori arrivano nel nostro studio. La loro preoccupazione più grande è quella di scegliere cosa sia meglio per i propri figli. Pensare al benessere dei bambini (alimentazione, igiene, salute, istruzione etc.) è compito degli adulti. Proprio per questa ragione, riteniamo che lo psicologo debba lavorare con i genitori per aiutare i loro figli». A parlare sono le dottoresse Silvia Nessi e Marisa Pandolfi, psicologhe di DIALEGO Studio di Psicologia, centro specializzato di psicologia a indirizzo sistemico-relazionale che si occupa anche del supporto psicologico dei più piccoli. «Il mondo della psicologia offre diversi servizi e molti modi di lavorare con i bambini. Di solito, si tratta di percorsi individuali che chiudono fuori dalla porta i genitori. Dal nostro punto di vista, questo modo di lavorare non considera un principio fondamentale: l’universo emotivo di un bambino è rappresentato dalla sua famiglia. Come facciamo, dunque, a capire cosa gli sta succedendo senza di essa?» continuano le due esperte. Attualmente, fonti autorevoli affermano che la terapia della famiglia sia il modo migliore per affrontare i problemi che emergono in età evolutiva. «Come psicologhe sistemico-relazionali lavoriamo nel pieno rispetto dell’età e delle caratteristiche di chi abbiamo di fronte a noi. Riteniamo che i bambini, anche se piccoli, a modo loro siano capaci di raccontare il proprio mondo, il modo in cui lo vivono, le loro emozioni. Per questo motivo è per noi importante incontrarli, in fase di consulenza, per capire quale messaggio stanno mandando con i loro comportamenti, ma non proseguiamo l’eventuale percorso con loro. Lo scopo della psicoterapia infatti è proprio quello di sollevarli da un peso emotivo e, per raggiungere questo obbiettivo, il primo passo è quello di fare in modo che siano gli adulti a occuparsi dei problemi e delle difficoltà che i loro figli vivono in un determinato momento. In sintesi, incontriamo i bambini perché sono i protagonisti del problema di cui sono portatori, ma li lasciamo fuori dalla terapia proprio perché sono bambini!».

Un approccio a misura dei più piccoli
Le prime sedute sono dedicate alla fase di consulenza con l’obbiettivo di conoscere e comprendere il problema. Il primo colloquio si svolge con i genitori (insieme o, nei casi di separazione, in modo disgiunto). Successivamente, incontriamo la famiglia chiedendo a tutti i componenti di “mettersi in gioco”:
> con i bambini dai 18 mesi ai 10-11 anni utilizziamo delle sedute di gioco condiviso per metterli a loro agio e consentire loro di esprimersi al meglio;
> con i ragazzi più grandi usiamo le tecniche della narrazione.

a cura DI FRANCESCA DOGI

Studio di Psicologia DIALEGO
Studio di Psicologia
Via Gabriele Rosa 30 Bergamo
Dott.ssa S. Nessi Tel. 3497893526
Dott.ssa M. Pandolfi Tel. 3455999552
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