pubalgia gravidanza

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Colpisce una donna su cinque, si manifesta per gradi di intensità differenti e di solito compare nel terzo trimestre di gravidanza. Parliamo dalla pubalgia, dolore tipico degli sportivi, che però può interessare anche le donne in gravidanza e nel post parto e che, se trascurata o curata impropriamente, può diventare cronica e invalidante. Conosciamola con l’aiuto della dottoressa Monica Vitali, ostetrica.

Dottoressa Vitali, cosa si intende per pubalgia?
La pubalgia è un´infiammazione dolorosa al basso ventre, dovuta allo stiramento dei muscoli che hanno inserzione sulla branca pubica. Per questo si accusa maggiormente il dolore nella regione dei muscoli adduttori dell’anca (muscoli che muovono l’anca verso l’interno) ma non sempre è possibile individuare il punto esatto.

Come si manifesta e in quali situazioni?
Il sintomo caratteristico è il dolore all’inguine, che a volte si irradia anche verso l’interno della coscia oppure verso la zona lombare della schiena. È un dolore che si fa sentire soprattutto mentre si cammina o si fanno le scale, quando si sta sedute troppo a lungo o si cerca di stare su una gamba sola (succede mentre ci si veste) quando si allargano le gambe, per esempio per scendere dalla macchina, oppure quando ci si rigira nel letto. In alcuni casi può anche esserci dolore durante i rapporti sessuali o in generale all’area del perineo.

Per quale motivo il periodo della gravidanza è a rischio?
Durante la gestazione i movimenti di oscillazione della zona pelvica creano forte tensione a livello articolare che molto di frequente sfocia in dolore. La maggiore mobilità della cavità addomino-pelvica, favorita anche dai mutamenti ormonali che coinvolgono ad esempio la relaxina e il progesterone, diventa in questo periodo di fondamentale importanza. La pelvi, che nella donna ha la conformazione per accogliere e contenere il nascituro, è una struttura ossea e muscolo-legamentosa formata dal distretto superiore che è inestendibile e dal distretto inferiore estendibile. Le articolazioni, (due sacro-iliache posteriormente e la sinfisi pubica anteriormente) tra loro subiscono un aumento della mobilità articolare per permettere di contenere maggiormente l’utero che diventerà sempre più voluminoso durante le 40 settimane di gestazione e per permettere al bimbo, a termine della gravidanza, di entrare nel canale da parto e nascere. Queste modificazioni possono causare dolore nelle varie fasi, soprattutto se sono già presenti dei compensi posturali non trattati.

Cosa bisogna fare in caso si avverta un dolore che possa far sospettare il problema?
Durante il primo e secondo trimestre di gravidanza è molto importante non sottovalutarlo perché è possibile che il dolore sia causato da una problematica dovuta al prolasso del disco della colonna vertebrale del tratto lombare (L1-L3), che se non tempestivamente trattata, potrebbe dare disturbo al nervo ileo-inguinale e ai suoi rami cutanei (rami vicino alla superficie della pelle) e al ramo genitale (che innerva i genitali) del nervo genito-femorale. Quindi, eventuali lesioni a lungo termine all’inguine possono sollecitare questo nervo creando dolore mantenuto anche nel post parto. Durante il terzo trimestre, invece, la pubalgia può essere un campanello d’allarme di mal posizionamento del feto. Con l’aumento del volume gravidico, infatti, unito alla lordosi, all’aumento della mobilità articolare e alla modificazione della respirazione che diventa prettamente toracica, viene a crearsi una maggiore pressione sull’addome che porta muscoli, tendini e organi a scaricare tutte le pressioni sul pube. Talvolta il dolore si può irradiare anche posteriormente a livello inguinale e associarsi a un dolore sacrale (cioè all’osso sacro).

Ma si può fare qualcosa per prevenire il dolore?
Per evitare o per contenere questo disturbo è consigliabile: tenere il peso sotto controllo (se si superano i 15 chili dall’inizio della gravidanza c’è rischio maggiore); stare seduti correttamente appoggiando tutta la schiena allo schienale, evitando di tenere il peso in avanti comprimendo la pancia; evitare i pesi per non gravare sulla zona lombare; quando si sta ferme in piedi, distribuire equamente il peso appoggiando bene entrambi i piedi e possibilmente evitare scarpe con il tacco alto.

Manipolazioni, stretching e yoga contro il dolore
Spesso la pubalgia scompare dopo il parto. Nel caso in cui però il dolore persista sono necessari una valutazione corretta e trattamenti manipolativi con sanitari esperti. Gli obbiettivi sono:

> ridurre il dolore e l’infiammazione;
> migliorare la flessibilità e la condizione dei muscoli;
> rafforzare le muscolatura;
> distribuire in modo corretto i carichi e le spinte;
> rendere biomeccanicamente più funzionale il rachide e la pelvi;
> preparare il bacino al parto.

Un moderato esercizio fisico può essere d’aiuto. Il classico nuoto, uno degli sport più indicati in gravidanza, aiuta perché in acqua, dove ci sono meno sollecitazioni, il dolore si attenua. L’effetto preventivo o di riduzione del dolore a lungo termine, però è minimo. Per ottenere questo risultato, si deve lavorare sull’elasticità dei muscoli coinvolti, attraverso appositi esercizi di stretching e di rinforzo muscolare. Lo yoga per esempio può essere indicato. Per altri semplici esercizi di rafforzamento della muscolatura meglio chiedere consiglio a personale esperto, per esempio un fisioterapista o un osteopata possibilmente specializzati in gravidanza.

a cura DI ELENA BUONANNO
con la collaborazione della DOTT.SSA. MONICA VITALI
Ostetrica riabilitatrice, formazione osteopatica Studio Vitali Bergamo