“Cugino” del più noto reflusso gastroesofageo è una patologia a se stante spesso misconosciuta. Tutti o quasi conoscono il reflusso gastroesofageo. Ma pochi conoscono il reflusso faringolaringeo, patologia a esso in alcuni casi legata ma riconosciuta da tempo in ambito otorinolaringoiatrico come un’entità indipendente. Nonostante ciò esistono ancora angoli bui sia nell’iter diagnostico sia nella terapia e, di conseguenza, rimane spesso una patologia maltrattata.

Non sempre vanno a braccetto
Negli ultimi anni si è riusciti a evidenziare che il reflusso faringolaringeo può esistere in pazienti che non avvertono i segni classici della malattia da reflusso gastroesofageo. Il meccanismo rimane però simile nelle due patologie: la risalita del contenuto acido dello stomaco (succhi gastrici) esercita la sua azione nociva a livello della laringe e faringe (nel caso del reflusso faringolaringeo), mentre nel caso della malattia da reflusso gastroesofageo si limita soprattutto a livello esofageo-gastrico. Di conseguenza, mentre nel secondo caso i sintomi sono maggiormente “digestivi”, nel primo sono atipici ed “extradigestivi”.

 

I sintomi? Cambiamento di voce, tosse secca, sensazione di avere qualcosa in gola
Nella malattia da reflusso gastroesofageo, quando i succhi gastrici vengono in contatto con la parete dell’esofago, si manifesta bruciore dietro lo sterno e rigurgito acido. Nel reflusso faringolaringeo, invece, i sintomi sono cambiamento di voce (disfonia); tosse secca, sensazione di corpo estraneo in gola (bolo faringeo), disturbo alla deglutizione (disfagia), frequenti episodi di infiammazione della alte vie aero-digestive (faringiti, otiti, riniti, sinusiti). Insorgono in genere di giorno e sono favoriti dalla posizione eretta, rispetto a quelli del “cugino” reflusso gastroesofageo che insorgono di notte, in posizione sdraiata.

La diagnosi: un mix di anamnesi medica, esami e test 
Per poter arrivare alla diagnosi di reflusso faringolaringeo oggi abbiamo a disposizione diversi strumenti, anche se nessuno di essi rappresenta il gold standard diagnostico e soltanto un’attenta combinazione di questi elementi può orientare verso la diagnosi corretta. È importante sottolineare che il bruciore retrosternale (tipico sintomo della malattia da reflusso gastroesofageo) è presente solo nel 30% dei pazienti: l’assenza di questo sintomo è la regola nel reflusso faringolaringeo. Risulta quindi quasi sempre inutile un esofago-duodeno-gastroscopia (EGDS) nei pazienti con quest’ultimo. Elementi diagnostici utili invece sono:

> anamnesi medica;

> esame obbiettivo;

> videoendoscopia delle alte vie aereo-digestive;

> test con inibitori di pompa protonica (classe di farmaci che agisce sulle cellule che secernono acido nello stomaco, esattamente a livello della loro pompa protonica, inibendola e riducendo così la produzione dell’acido nello stomaco);

> dosaggio della pepsina (enzima contenuto nel succo gastrico, che durante la digestione scinde le proteine);

> misurazione del pH.

Mentre l’anamnesi medica permette una diagnosi cosiddetta di presunzione, l’esame obbiettivo e la videoendoscopia (con sonde millimetriche e senza bisogno di anestesia) permette di escludere la presenza di altre patologie otorinolaringoiatriche concomitanti, a volte subdole, e di rafforzare il sospetto diagnostico. Un test con inibitori di pompa protonica di circa due mesi può essere utilizzato come criterio aiutante nel sospetto di reflusso faringolaringeo, in aggiunta ai precedenti. Per quanto riguarda gli altri elementi diagnostici, va detto che la pH-metria è invasiva e poco utilizzata, mentre il semplice dosaggio della pepsina nelle secrezioni faringee dà risposte certe in assenza di fastidi per il paziente, soprattutto nei bambini.

Farmaci e cambiamento di stile di vita per tenerlo sotto controllo
Escluse altre diagnosi sospette e confermata quella di reflusso faringolaringeo, il nucleo della terapia è rappresentato dalla riduzione dell’effetto dell’acidità delle secrezioni gastriche con farmaci come gli inibitori di pompa protonica (IPP), pro cinetici e alginati sotto attento consiglio medico. Di importanza fondamentale nella gestione della patologia risultano però anche cambi nello stile di vita (ad esempio evitando il fumo) e nell’alimentazione (riducendo cibi troppo grassi e fritti), il mantenimento del peso corporeo il più vicino a quello ideale, nelle abitudini del sonno e altri accorgimenti per i quali il vostro medico saprà informarvi e guidarvi passo dopo passo.

a cura del dott. Georgios Giourgos
Specialista in Otorinolaringoiatria
e Chirurgia Cervico-Facciale
UOC Otorinolaringoiatria
ASST Papa Giovanni XXIII Bergamo