Colpirà, secondo le previsioni, tra i quattro e i cinque milioni di italiani, con sintomi anche molto intensi. 
Per la stagione 2017-2018 sono previsti dai quattro ai cinque milioni di casi di influenza, oltre agli 8-10 milioni di sindromi provocate da altri virus respiratori: un’epidemia, quindi, di media entità. Attenzione però: anche se le proiezioni parlano di epidemia di media entità, sarà una delle peggiori per intensità degli ultimi dieci anni. Ecco perché non bisogna sottovalutarla. Questo vale soprattutto per le persone anziane, per chi ha malattie croniche e per i soggetti più fragili. Come? Innanzitutto aderendo alla campagna vaccinale partita da poco e poi mettendo in atto una serie di misure preventive, semplici ma efficaci.

Quattro virus già “conosciuti” in circolazione
Si tratta di una malattia infettiva respiratoria molto contagiosa. Si trasmette per via aerea e provoca sintomi molto diversi tra loro, che vanno dai più lievi ad alcuni particolarmente gravi. A causare la malattia sono i virus influenzali, di cui esistono molti tipi diversi e che tendono a evolversi rapidamente. L’influenza della stagione 2017/2018, secondo le precisazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sarà provocata dagli stessi virus che hanno caratterizzato la stagione passata, con in aggiunta un solo virus nuovo ovvero una variante similare ai virus dell’anno scorso: virus A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2); virus B/Brisbane/60/2008 (lineaggio B/Victoria); virus A/Michigan/45/2015 (H1N1); virus B/Phuket/3073/2013 (lineaggio B/Yamagata).

La principale via di contagio: le goccioline respiratorie
La principale via di contagio è quella aerea attraverso le goccioline respiratorie emesse con la tosse, lo starnuto o anche semplicemente parlando. Si può però trasmettere anche per via indiretta, toccando superfici contaminate (come tasti di ascensori o manici di carrelli della spesa), poiché il virus rimane in vita per qualche minuto. Per abbassare il rischio qualche norma protettiva e preventiva può essere adottata, sia di igiene personale, prima fra tutte lavarsi accuratamente le mani risciacquandole per almeno 30 secondi, sia di buona educazione come mettere le mani davanti alla bocca e al naso quando si tossisce o si starnutisce oppure buttare via fazzoletti usati. In caso di malattia poi è bene restare a riposo, dormendo a lungo perché il sonno aiuta a difendersi dal virus e in casa oltre i tre giorni, passati i quali si ritiene (a torto) di non essere più fonte di contagio. L’incubazione dura circa una settimana e si è contagiosi da un giorno prima della comparsa dei sintomi a quattro giorni dopo.

Non sempre i farmaci servono
Molti dei casi guariscono anche senza farmaci. In genere comunque sono sufficienti farmaci sintomatici di automedicazione per la febbre e il dolore. È importante però fare automedicazione corretta e responsabile utilizzando questi farmaci per attenuare i sintomi e non azzerarli e scegliendo la terapia giusta per lo specifico sintomo: antistaminici in caso di gocciolamento nasale, starnuti, congiuntivite; vasocostrittori che sono contenuti negli spray nasali contro il naso chiuso; colluttori o pastiglie anti congestionanti o antisettici per il mal di gola; sedativi, fluidificanti e mucolitici contro la tosse; antinfiammatori quali antidolorifici e antipiretici per lenire dolori e febbre. Qualora i sintomi non dovessero migliorare entro quattro-cinque giorni, va consultato il medico. Gli antibiotici invece non sono indicati come primo approccio, ma vanno utilizzati solo dopo aver effettuato una visita medica, se i sintomi dell’influenza non passano con i farmaci di automedicazione oppure se, dopo un’apparente guarigione, si manifesta un ritorno di febbre e tosse produttiva. A supporto della terapia farmacologica possono essere utili i cosiddetti “rimedi della nonna”: brodo caldo, thè e tisane, che aiutano anche a reidratare l’organismo dai liquidi persi con la febbre, spremute di arance che danno vitamina C, ma senza eccedere per non incorrere nell’eventuale effetto collaterale di disturbi gastrointestinali, latte bollente con miele, sebbene il latte per la componente proteica potrebbe favorire la congestione nasale aumentando la produzione di muco.

I soggetti più a rischio
Bisogna distinguere tra soggetti a rischio infezione e a rischio complicanze. Nel primo gruppo ci sono i giovani, i cosiddetti “untori”. Sono più esposti perché viaggiano di più, hanno una vita sociale più intensa e quindi più occasioni di contagio. Nel secondo invece ci sono gli anziani e chi soffre di patologie cardiorespiratorie croniche.

Il vaccino?
Il vaccino resta la prevenzione più efficace nei confronti dell’influenza (non delle sindromi parainfluenzali!). È consigliata a tutta la popolazione e raccomandata alle categorie a rischio quali anziani, malati con patologie respiratorie croniche e cardiache di qualsiasi età, bambini e donne in dolce attesa (la campagna vaccinale 2017-2018 è iniziata il 31 ottobre).

Attenzione (anche) ai “cugini”!
Mal di gola, naso chiuso, tosse e qualche linea di febbre. Sono i sintomi provocati dai “cugini” dell’influenza, virus detti parainfluenzali (in particolare coronavirus e adenovirus) che provocano sindromi simili all’influenza ma meno intense. Come distinguere le due condizioni? Perché si possa parlare di influenza devono essere presenti contemporaneamente: febbre improvvisa oltre i 38 °C per più di tre giorni, sintomi respiratori tra raffreddore, mal di gola, tosse, dolori muscolari e articolari. Se non si verifica la compresenza dei tre sintomi non si tratta di influenza ma di un’infezione respiratoria causata da uno dei più di 260 virus parainfluenzali. Per prevenirli, oltre a vestirsi a cipolla e curare l’igiene delle mani, c’è poco da fare. Si è visto che i probiotici giusti hanno la capacità di rinforzare le difese immunitarie e dunque possono essere utili. Resta valido poi il consumo di frutta e verdura fresche, per fare il pieno di vitamina C e di quelle del gruppo B. Anche se meno aggressivi dei virus influenzali, è opportuno comunque non sottovalutarli: si può ricorrere all’automedicazione consapevole contro i sintomi, se persistono però è bene rivolgersi al medico.

a cura del Prof. FABRIZIO PREGLIASCO
Virologo
Ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell’Irccs Galeazzi (Mi)

Disegno Adriano Merigo