6.471 chilometri in 86 giorni, attraversando il Canada di corsa da Vancouver ad Halifax: un’impresa di tutto rispetto per qualunque ultra-runner, che diventa epica se a portarla a termine è un atleta di 75 anni, Battista Marchesi di Sedrina. L’abbiamo incontrato al Caffè del Viale, il bar di Dalmine gestito dai figli, dove è tornato dietro il bancone appena conclusa l’impresa.

«C’è voluto un anno a preparare il coast to coast, per trovare gli sponsor, l’appoggio in Canada degli amici Alpini italiani di Vancouver e reperire il camper che ha seguito me e altri due accompagnatori (uno dei quali ha dato forfait dopo tre settimane), guidato da un cugino e da un amico» racconta Battista, che non è nuovo a imprese di questo tipo. Ha già macinato 4.028 chilometri di corsa da Sedrina fino a Capo Nord, 5.502 chilometri da Miami a Portland e il record dei 19.100 chilometri percorsi in 239 giorni in Valle Camonica, con una media di 80 chilometri al giorno.

«In questa impresa non ho mai riposato, correvo tutti i giorni, se ci si ferma poi è più difficile ripartire» racconta l’atleta. «Le mie giornate durante la traversata cominciavano di corsa alle quattro del mattino, per il caldo, alle sei facevo colazione, quindi totalizzavo circa 12 ore in movimento, ma non sempre di corsa, alternavo ogni tanto il passo veloce. Ogni ora circa consumavo un panino e il vero pasto completo era solo la cena, ogni giorno spendevo circa 3500 calorie. Verso fine giornata rallentavo per il defaticamento e dedicavo circa un’ora a cercare oggetti per la strada: ho trovato di tutto, in particolare targhe che conservo come ricordo».

Ma come ci si alimenta per una performance del genere? Con nostra grande sorpresa Battista Marchesi confessa che mangia veramente di tutto, cibo buono, casalingo, ma senza alcuna restrizione «anche il salame senza esagerare.... Uso degli integratori, ma solo per le cartilagini». Oltre all’età colpisce il fatto che realizza le sue imprese senza avvalersi di un team con massaggiatore, preparatore atletico, medico dello sport, nutrizionista; si limita alle regolari visite sportive come tesserato della squadra di atletica U.S. Castel Rozzone. «Quello che conta più di tutto in realtà è la testa, il fisico arriva fino a un certo punto poi è la testa che ti porta, bisogna guardare sempre avanti» risponde il runner quando chiediamo quale sia il suo segreto. Anche sotto questo aspetto è sempre stato autonomo. «Corro da una vita, dai 12 anni; avevo iniziato con il calcio, ma non mi piaceva, quindi sono passato alla corsa in montagna e non ho mai smesso. Con il tempo ho trovato da solo la mia formula personale per gestire la testa, l’allenamento, l’alimentazione».

Sicuramente il DNA aiuta. Tutta la famiglia Marchesi eccelle nello sport (uno dei figli ha partecipato nel fondo alle Olimpiadi di Calgary e l’altro al campionato mondiale di corsa in montagna), ma la predisposizione naturale non basta. La longevità sportiva di Battista è sicuramente merito della sua costanza e determinazione: si è sempre allenato regolarmente ma senza eccedere le sue possibilità, ha un fisico asciutto e mantiene il peso pressoché stabile. Negli 86 giorni di corsa in Canada ha perso solo quattro Kg.

«L’età la sento anch’io» confessa. «Qualche dolore soprattutto alle articolazioni viene fuori e questa volta prima di partire ho fatto preventivamente delle infiltrazioni di acido jaluronico. Una difficoltà del percorso sono state le strade con sagoma a dorso di mulo; correndo sul bordo i due piedi non sono livellati e questa condizione è molto critica alla lunga, ma è andato tutto bene e ora sono in fase di recupero con allenamenti leggeri». Non pensate che a 75 anni questa sia l’ultima impresa del sedrinese, ne ha già in mente un’altra che non ci rivela solo per scaramanzia.

a cura DI LELLA FONSECA