Riguarda fra il 4 e il 6% delle donne in gravidanza. In genere si manifesta con un incremento della pressione arteriosa durante i primi mesi. Parliamo dell’ipertensione gestazionale o gravidica. Ma quali sono i sintomi di questa condizione? Quali i rischi per il bambino o per la mamma? Quale l’eventuale terapia? Lo abbiamo chiesto al dottor Nicola Strobelt, ginecologo.

Dottor Strobelt, cosa si intende per ipertensione gravidica?

L’Ipertensione gravidica consiste in un innalzamento della pressione arteriosa della donna in attesa di un figlio. Rispetto all’ipertensione arteriosa, che insorge nel resto della popolazione, il problema è rappresentato dal fatto che il restringimento delle arterie impedisce un afflusso regolare del sangue anche alla placenta e di conseguenza al feto. Per questo, se sottovalutata, l’ipertensione gravidica può portare a gravi rischi sia per la donna sia per il bambino.

Quali sono i parametri oltre i quali si parla di ipertensione gravidica?
I valori pressori considerati patologici sono 140/90 mmHg. I rischi direttamente legati all’ipertensione (distacco di placenta, danni vascolari cerebrali etc.) si riscontrano in casi con valori superiori ai 160/105 mmHg.

Sono diversi rispetto a quelli considerati normali nelle altre fasi della vita?
No, si tratta esattamente degli stessi valori per cui si ritiene iperteso qualsiasi soggetto.

In che periodo della gravidanza insorge in genere?
L’insorgenza va distinta a seconda della tipologia di ipertensione che si verifica. L’ipertensione gravidica può infatti essere di due tipi: l’ipertensione gestazionale “classica” (una situazione benigna che può sopraggiungere nelle ultime 4-6 settimane dal parto) o la forma che prende il nome di preeclampsia. Si tratta di una forma associata a rischi significativi sia per la salute della madre sia del feto, che può comparire anche nel secondo e nel terzo trimestre, comunque dopo la 20° settimana di gravidanza. La preeclampsia porta quasi sempre a un’anticipazione del parto (nella maggior parte dei casi indotto dai medici per evitare o limitare danni vascolari alla madre, che possono compromettere anche il funzionamento di reni, fegato o polmoni, o per un difetto di accrescimento del feto, a causa della cattiva perfusione della placenta).

Quali sono le cause?
Le cause dell’ipertensione gravidica non sono note. La ricerca indaga fattori immunologici, genetici, ma anche lo stress ossidativo e il ruolo dei radicali liberi. In questo senso non sono note azioni di prevenzione di sicura efficacia. Quello che è certo è che esiste un legame fra l’ipertensione in gravidanza e l’età della gestante: maggiore l’età al momento del concepimento, maggiore sarà il rischio. Un altro fattore che determina un aumento dell’incidenza di questa patologia è l’essersi sottoposte a procedure di procreazione medicalmente assistita. Età e procedure contro l’infertilità spesso vanno di pari passo. Quello che conta, nell’individuare una donna a rischio di ipertensione gestazionale, è l’analisi della sua storia personale e familiare. Soffrire di problemi renali, già prima della gravidanza ad esempio, è un fattore di rischio, così come aver sofferto di ipertensione in precedenti gravidanze.

Quali terapie si devono adottare?
La terapia per l’ipertensione gravidica è sempre il parto. La nascita del bambino riporta, in genere entro sei settimane, la pressione ai valori consueti. Come per altre patologie che si manifestano in gravidanza, è chiaro che il ginecologo deve valutare sia il benessere della madre sia quello del feto. L’obiettivo è quindi quello di ritardare il parto il più possibile e nello stesso tempo, se necessario, intervenire con dosi di cortisone per accelerare lo sviluppo polmonare del feto. Nei casi più severi vengono somministrati anche farmaci antiipertensivi, mentre alle donne che hanno sofferto di questa patologia nelle gravidanze precedenti si somministrano Calcio o aspirina a basso dosaggio.  

La "prevenzione": controlli periodici della pressione, dieta variata e movimento
Nelle gravidanze fisiologiche, senza complicazioni o fattori di rischio particolari, è sufficiente eseguire un controllo della pressione in occasione di ciascuna visita ostetrica e una o due volte nel corso dell’ultimo mese di gravidanza. Restano inoltre validi i consigli per tutte le donne in attesa di un figlio: una dieta variata e in stile mediterraneo, bere acqua quanto basta per garantire una buona idratazione ai reni, non fumare, evitare l’alcol, tenere sotto controllo l’aumento di peso e praticare un’attività fisica non traumatica. Considerata la stretta correlazione tra l’ipertensione gravidica e l’età della gestante, diciamo che un ulteriore intervento di “prevenzione” può essere considerata la scelta di cercare di avere figli il prima possibile, anche se sappiamo che i fattori che ritardano la decisione della donna in tal senso sono molti. Per le donne a rischio è consigliabile tenere un diario pressorio, nell’ultimo mese misurazioni ogni 24/48 ore, a seconda dei valori riscontrati e in ogni caso seguire le indicazioni del ginecologo. Per le donne a basso rischio nell’ultimo mese controlli ogni settimana. 

- a cura di MARIA CASTELLANO
con la collaborazione del DOTT. NICOLA STROBEL
Specialista in Ostetricia e Ginecologia
Responsabile Medicina Materno Fetale ASST Papa Giovanni XXIII Bergamo