È uno dei peggiori incubi di chi ha un cane o un gatto. Parliamo dell’avvelenamento negli animali da compagnia: un problema spesso finito, negli ultimi tempi, alla ribalta delle cronache anche della nostra città, suscitando sentimenti in chi ama gli animali e in primis nei proprietari degli animali che ne sono rimasti vittime. Da un lato il dolore per la sofferenza che provoca nell’animale colpito (e nel suo proprietario), dall’altro il senso di impotenza che si prova quando, nonostante la tempestività dell’intervento e le cure prestate, l’animale muore. Infine la rabbia nei confronti di chi, a volte con assoluta volontà e spietatezza, continua a voler colpire degli animali innocenti. Ma è un pericolo molto diffuso? Quali precauzioni si possono adottare? E soprattutto come intervenire per evitare il peggio? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Viviana Bonfanti, medico veterinario.

Dottoressa Bonfanti, qual è la dimensione del problema nel nostro territorio?
Partiamo da alcuni dati forniti dall’Istituto Zooprofilattico di Bergamo dove vengono portati i cadaveri degli animali morti per sospetto avvelenamento e dove si possono ricercare i componenti delle esche qualora se ne riesca a trovare una parte. Nella nostra Provincia vengono regolarmente analizzati diversi tipi di bocconi: in genere si tratta di composti a base di Metaldeide (lumachicida), Bromadiolone e Pirimiphos Metyl (rodenticidi). Nell’ultimo triennio, nella provincia di Bergamo, in circa un quarto dei bocconi analizzati si sono trovate tracce di queste sostanze, in netto aumento rispetto al triennio precedente. Le carcasse degli animali analizzati (più cani che gatti) sono invece state riscontrate positive alle analisi, in percentuale variabile rispetto al triennio precedente, con un picco del 60% nel 2014. Quasi sempre le carcasse provenivano da zone di montagna, mentre le esche analizzate provenivano anche da zone di pianura e collina.

Passiamo agli aspetti più pratici: come prevenire l’ingestione di bocconi avvelenati?
Prima di tutto bisogna ricordare che cani e gatti istintivamente annusano e tendono a leccare ciò che trovano interessante per l'olfatto e gusto; quindi sarebbe buona cosa tenere i cani al guinzaglio quando si frequentano zone sconosciute. In questo modo possiamo preventivamente allontanare il nostro animale se lo vediamo insistere un po’ troppo su qualcosa.

Che cosa fare, invece, se ci si accorge che il proprio animale ha ingerito un’esca?
Se, nonostante le precauzioni, dovessimo accorgerci che il nostro animale ha ingerito qualcosa di sospetto, sarebbe utile cercare di farglielo espellere facendogli bere acqua e sale. Se non avete a disposizione queste cose, meglio correre al primo centro veterinario dove potranno fare vomitare l’animale usando farmaci specifici. A volte, però, purtroppo ci si accorge che qualcosa non va solo dopo un po’ di tempo, quando l’animale comincia a manifestare dei sintomi clinici molto evidenti. Nel caso per esempio dei lumachicidi (tipici granelli di colore azzurro verde), il nostro animale presenterà vomito con emissione di schiuma azzurrastra, tremori, convulsioni e movimenti di pedalamento sdraiato sul fianco. In questi casi è assolutamente necessario portare l’animale dal veterinario che gli somministrerà una terapia per via endovenosa per interrompere la crisi convulsiva e supportare la funzionalità degli organi interni, oltre a fare degli esami del sangue per valutare l’eventuale danno epatico o renale. La prognosi è sempre riservata perché dipende da diversi fattori: la quantità di esca ingerita, il tempo trascorso tra l’ingestione e l’intervento medico, l’età del soggetto e le sue condizioni di salute. A volte i sintomi si manifestano in modo meno evidente, come nel caso dei rodenticidi, sostanze che rendono il sangue di chi le ingerisce incapace di coagulare normalmente. In questi casi l’animale si potrà presentare affaticato, depresso, con le mucose pallide, potrà facilmente sanguinare per esempio dal naso o da piccole ferite e presentare feci scure. Anche in questo caso occorrono cure tempestive da parte del veterinario che gli somministrerà farmaci adatti, come la Vitamina K, o nei casi più gravi gli praticherà una trasfusione di sangue. Anche qui la prognosi è riservata. Per concludere, meglio tenere sempre sotto stretta osservazione i nostri animali quando li portiamo a fare una passeggiata: la libertà è bella, ma a volte per loro rischiosa.

- a cura di VIOLA COMPOSTELLA
con la collaborazione della DOTT. VIVIANA BONFANTI
Medico Veterinario
A Nese